Se oggi chiedi ad un italiano a cosa può rinunciare delle sue spese, sospetto che dopo attenta analisi possa rispondere "al giornale (che tanto lo leggo su internet) e al cappuccino".
Questa è l'aria che tira ogni volta che si parla di tagli agli sprechi e comunque di risparmio e riduzione della spesa pubblica.
Eppure sappiamo tutti che NON è così. Che tantissime sono le cose superflue, inutili, anche dannose che vengono alimentate coi soldi pubblici, imponendo una tassazione folle e una economia che dalla stagnazione è passata alla decrescita.
Ad un funzionario pubblico che si lamentava, scrivendo al Corriere della Sera, della caccia all'untore (quella semmai tocca agli autonomi, stia sereno...) contro gli impiegati pubblici, ho risposto in un altro post (http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/07/lettera-di-risposta-garbata-quella-di.html ) rinviando a questo per quanto riguarda l'articolo denuncia scritto da Sergio Rizzo che partiva con due numeri : impiegati della Presidenza della Regione Sicilia 1.385, del Gabinetto di Governo di Sua Maestà britannica 1.337.
Il resto lo trovate di seguito. Malox a portata di mano INDISPENSABILE.
A PALAZZO DEI NORMANNI UN DIRIGENTE OGNI SEI IMPIEGATI. IL
CASO DEI BABY PENSIONATI
Esiste in Italia un ufficio pubblico dove c'è un
dirigente ogni sei impiegati. Si trova a palazzo dei Normanni, Palermo: è la
presidenza della Regione siciliana. Ma il governatore Raffaele Lombardo sappia
che non è l'unico in Europa a guidare un esercito pieno zeppo di generali. Il
premier britannico David Cameron è nelle sue stesse condizioni: anche a Downing
Street ogni dirigente ha in media sei sottoposti. Il fatto è che pure i numeri
sono più o meno gli stessi. Cameron ha 198 dirigenti, Lombardo 192. Quanto ai
dipendenti il Cabinet Office, equivalente della nostra presidenza del
Consiglio, ne ha 1.337: quarantotto meno dei 1.385 che la presidenza della
Regione siciliana contava alla fine del 2011.
Ciò basta per immaginare quali stupefacenti risultati
potrebbe dare da queste parti una seria spending review . Afferma la relazione
della Corte dei conti sul rendiconto del bilancio 2011 che la Regione siciliana
ha ufficialmente 17.995 dipendenti. Su questo numero si è a lungo polemizzato,
anche a proposito di paragoni che pure in Sicilia non vengono ritenuti congrui
come quello con la Lombardia, Regione che ha il doppio degli abitanti ma un
quinto del personale. Ma è una cifra che non dice ancora tutto. Intanto perché nel
2011, anno in cui riesplodeva la crisi economica più drammatica da un secolo a
questa parte, ben 4.857 di questi dipendenti, in precedenza reclutati con
contratto a termine, sono stati assunti in pianta stabile, a tempo
indeterminato. Il che, argomentano i giudici contabili, non mancherà di avere
ripercussioni future sui conti regionali. E poi perché a quei 17.995 se ne
devono aggiungere altri 717 comandati e distaccati presso altre strutture che
comunque fanno capo alla Regione. Oltre a 2.293 a tempo determinato
il cui stipendio è pagato in qualche modo dall'ente. Totale: 21.005. Un totale,
però, anch'esso incompleto. Dove mettiamo, infatti i 7.291 dipendenti delle 34
società controllate o collegate alla Regione siciliana? Se contiamo anche
quelli arriviamo a 28.796. E facciamo grazia di forestali e lavoratori
socialmente utili (24.880) in forza a molti Comuni, in parte a carico della
casse regionali. Personale le cui retribuzioni sono state al centro di un
durissimo scontro fra Lombardo e il commissario di governo che aveva impugnato
l'ultima legge finanziaria nella quale era previsto il ricorso a un mutuo,
anche per far fronte a quel problema, di 558 milioni. Una somma che avrebbe
ingigantito ancora di più il debito della Regione, già cresciuto nel 2011 di
altri 818 milioni arrivando al valore record di 5,3 miliardi.
I soli dipendenti «ufficiali» assorbono 760,1 milioni, e si
tratta di un costo superiore del 45,7% rispetto al 2001. Se però calcoliamo
anche gli oneri sociali, allora si arriva a un miliardo 80 milioni. Cioè poco
meno della metà del costo del personale delle quindici Regioni a statuto
ordinario. Le quali hanno, tutte insieme, un numero di dirigenti pari a quello
della sola Sicilia. Sono 1.836. Ce n'è uno ogni 9 impiegati, con vette di 5 o 6 in alcune strutture, come
appunto la presidenza della Regione. L'anno scorso sono entrati in posizioni di
responsabilità anche diversi soggetti esterni, circostanza che ha indotto la
Corte dei conti a queste considerazioni: «È poco plausibile, a fronte di oltre
1.800 dirigenti di ruolo, ritenere che non siano già disponibili idonee
professionalità all'interno dell'amministrazione. La mancata valorizzazione
delle risorse interne è in definitiva la causa dei costi sostenuti per
retribuire i dirigenti esterni per i cui emolumenti è previsto un tetto massimo
di 250 mila euro, di gran lunga superiore alla retribuzione massima dei
dirigenti generali interni». Per non parlare dei sette «uffici speciali»
istituiti, secondo i magistrati, con «motivazioni alquanto generiche» e spesso
«duplicazioni di funzioni già attribuite» ad altre strutture. Nel rapporto si
cita a titolo di esempio l'ufficio speciale Energy manager , che ha funzioni
del tutto analoghe a quelle del Dipartimento regionale per l'energia.
Ma se al costo del personale «ufficiale» sommiamo anche
quello dei dipendenti delle società partecipate (226 milioni) e dei dipendenti
pensionati, che in Sicilia sono a carico della Regione (641 milioni), allora
veleggiamo di slancio verso i due miliardi. Dal 2004 al 2011 la spesa
previdenziale è cresciuta del 31%, anche a causa di alcuni privilegi
assolutamente sorprendenti sopravvissuti fino allo scorso mese di gennaio e che
avranno effetti a lungo, negli anni a venire. È appena il caso di ricordare che
per i dipendenti della Regione la riforma Dini, quella che ha introdotto il metodo
di calcolo basato non più sulla retribuzione ma sui contributi effettivamente
versati, è entrata in vigore con otto anni di ritardo: il primo gennaio 2004,
anziché il primo gennaio 1996 come per tutti i comuni mortali. Per giunta, fino
all'inizio di quest'anno potevano andare in pensione con soli 25 anni di
servizio tanto quelli colpiti da disabilità, quanto coloro che avevano un
genitore disabile. Nel 2011 si sono pensionati anticipatamente perché figli di
disabili 464 dipendenti regionali, contro 297 nel 2010, 230 nel 2009, 196 nel
2008, 165 nel 2007, 125 nel 2006, 138 nel 2005 e 121 nel 2004. Da quando,
proprio nel 2004, è stata perfezionata questa disposizione, hanno avuto la baby
pensione, con un crescendo rossiniano, in 1.736. Celebre il caso di Pier
Carmelo Russo, pensionato a 47 anni per assistere il padre disabile, nominato
però subito dopo assessore della giunta Lombardo. Alle polemiche, lui ha
replicato: «Quando sono andato in pensione il mio stipendio era prossimo a
diecimila euro ed ero segretario generale della Regione, il massimo livello
della carriera burocratica. Ho preferito il mio amatissimo padre e sono
orgogliosissimo di averlo fatto. Da quando faccio l'assessore non ho mai
percepito un centesimo. Tutta la mia indennità (300.000 euro lordi annui) l'ho
devoluta in beneficenza. Mi considero una persona oltremodo fortunata e
desidero sdebitarmi con la Divina Provvidenza».
Ai posteri l'ardua sentenza. Sempre che la Regione possa in
futuro pagare anche le loro, di pensioni. Già oggi il tasso di copertura dei
contributi non arriva che al 28,7%.
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