Non so quanti siano rimasti colpiti dal rinvio della Corte Costituzionale tedesca investita della delicatissima questione circa la costituzionalità rispetto all'ordinamento tedesco del Fiscal Compact (che tra l'altro è sistema fortemente voluto dalla Merkel, proprio per mettere un freno alla spesa pubblica) e del cd. Fondo salva stati. Io sì. 12 settembre! In una Unione Europea che tutti descrivono sull'orlo del burrone, i supremi giudici tedeschi dicono che loro non cambiano il loro calendario in funzione delle insorgenze....
Francamente mi sembra una cosa inverosimile, a prescindere che venga poi compiuta nel Paese assunto come icona del Rigore , della Serietà e dell'Efficienza.
Sacrosanti i principi di Indipendenza e Autonomia degli Organi giudiziari, ma che difesa ha poi una Società di fronte ad atteggiamenti arroganti e irresponsabili degli stessi?
Se il giusto sistema del bilanciamento dei poteri degenera poi in una possibilità di VETO paralizzante, quali i rimedi perché una Democrazia possa continuare a funzionare?
Mi ha fatto quindi piacere constatare che questa perplessità ma anche vera disapprovazione non sia stato solo mia ma anche di osservatori più autorevoli di me, quali Sergio Romano che oggi rispondeva nella sua rubrica sul Corriere ad una puntuale lettera di un lettore, che proprio questa questione sollevava.
Personalmente, condivido integralmente l'opinione di entrambi.
Buona Lettura
"Che la Germania intenda cautelarsi in tutti i modi prima di
impegnarsi a sovvenzionare i Paesi in difficoltà, mi sembra giusto, anzi
doveroso. Che le nostre sorti siano legate a un verdetto della Corte
Costituzionale tedesca di Karlsruhe sull’Esm (European stability mechanism)
dobbiamo accettarlo. Ma che questo verdetto venga emesso il 12 settembre,
lasciando i Paesi più deboli dell’eurozona senza rete di protezione per tutta
l’estate, non è una provocazione che si doveva evitare?"
Attilio Lucchini , attiliolucchini@hotmail.it
"Caro Lucchini, Quando il tribunale costituzionale tedesco
decise di pronunciarsi sui due trattati già ratificati dal Bundestag, il
ministro delle Finanze Wolfgang Schaüble lo esortò a esprimersi il più
rapidamente possibile. Gli è stato risposto che la corte non avrebbe modificato
il suo calendario e ribadì che il verdetto sarebbe stato pronunciato, come lei
ricorda, il 12 settembre. Il tribunale non avrebbe dovuto rendersi conto
dell’importanza assunta dall’approvazione tedesca dei due trattati per
consentire all’eurozona di affrontare la crisi finanziaria con mezzi più
efficaci e convincenti? Non avrebbe dovuto prendere in considerazione l’effetto
incertezza sulle reazioni dei mercati nel corso di una stagione, luglio e
agosto, che sembra essere particolarmente adatta per le manovre speculative?
Evidentemente il tribunale costituzionale tedesco ha deciso che questi non sono
problemi di sua competenza e che i governi non hanno il benché minimo diritto
di influire sui tempi delle sue decisioni. Questo è soltanto l’ultimo scontro
con il governo tedesco di un tribunale costituzionale che è diventato in questi
ultimi anni sempre più incline a vagliare le decisioni dell’esecutivo anche
quando sono confermate da un voto parlamentare. I giudici dichiarano di volere
salvaguardare la democrazia nazionale, ma stanno in realtà limitando il potere
di un governo eletto dai suoi cittadini. È lecito chiedersi a questo punto se
vi sia più autorevolezza democratica nelle decisioni di un Parlamento
legittimato dal voto popolare o in quelle di un tribunale composto da sedici
giudici che sono stati scelti dalle due Camere e hanno anch’essi, in ultima
analisi, una matrice politica. La stessa domanda vale per altre Corti
Costituzionali che in questi ultimi anni sono state chiamate a pronunciarsi su
questioni destinate a pesare considerevolmente sulla politica nazionale. Penso
in particolare al verdetto della Corte Suprema americana sull’elezione di
George W. Bush in Florida nel novembre 2000 e a quello più recente con cui ha
eliminato qualsiasi limite ai finanziamenti privati delle elezioni americane:
una decisione che rischia d’inquinare ulteriormente i meccanismi elettorali degli
Stati Uniti. Sappiamo che questi tribunali sono stati creati per conferire a
un’autorità indipendente il compito di vigilare, in nome della Costituzione, su
qualsiasi altro potere dello Stato. Ma non credo che questo li autorizzi a
dimenticare le responsabilità dei governi o a ignorare il contesto in cui sono
chiamati a prendere le loro decisioni."
Nessun commento:
Posta un commento