Mi piace la passione che mette nel suo appello Francesco Giavazzi, uomo che tutto sommato potrebbe anche buggerarsene del destino italico, lui che insegna nell'università americana, è un esperto di economia stimato e apprezzato , insomma uno di quelli che "se la caverà" comunque.
Invece il "Nostro" si preoccupa che il nostro paese possa finire commissariato, che dopo la Spagna, ormai costretta a ricorrere ad aiuti vincolanti, toccherà a noi.
E quindi propone un intervento IMMEDIATO che possa realizzare il recupero di 100 miliardi di euro che sottraggano il nostro paese dal capestro delle aste di titoli pubblici da qui a marzo, e spiega come questo Miracolo si dovrebbe realizzare.
Io sono scettico che si farà, però ripeto, apprezzo la foga mostrata dal "Nostro" a riprova che non è che se si è professori, economisti e benestanti non si possa avere un'anima !
Buona Lettura
IL COMMISSARIAMENTO
SI PUÒ EVITARE
Ce la facciamo anche
da soli
Dobbiamo farcela da
soli. Non chiedere l'aiuto del Fondo europeo per la stabilità finanziaria (Efsf
e poi Esm), non sottoporci alla vigilanza dell'Eurogruppo e rinunciare allo
scudo che ci offre la Bce. Ce la possiamo fare da soli perché la nostra
situazione è diversa da quella spagnola: non abbiamo avuto una bolla
immobiliare e le nostre banche non sono zeppe di mutui andati a male; il debito
pubblico è elevato (123% del Pil), ma i conti dello Stato al netto degli
interessi sono attivi (+3,6% nel 2012), e soprattutto non abbiamo accumulato un
ingente debito estero spendendo per oltre un decennio il 10% più di quanto
veniva prodotto. La Spagna non ha alternative, noi sì.
Per riuscirci da
soli ci vuole uno scatto di orgoglio. È necessario che Mario Monti ritrovi lo
slancio e la determinazione iniziali. E soprattutto è necessario che il
Parlamento si occupi di meno degli interessi particolari dei quali è diventato
il paladino e guardi un po' di più all'interesse generale. Se pensassimo di non
esserne capaci, tanto varrebbe votare subito: la campagna elettorale sarebbe in
gran parte inutile perché l'agenda politica verrebbe comunque dettata da altri,
i quali non necessariamente fanno solo i nostri interessi. E il risultato delle
elezioni sarebbe pressoché irrilevante: anche questioni di nostra pertinenza
verrebbero risolte a Berlino e a Francoforte.
Per riuscire a
tutelare la nostra indipendenza economica e politica ci vuole un piano. Oggi,
non a settembre. Perché quando la Spagna firmerà la sua richiesta di aiuto -
prevedo nei prossimi giorni - se non avremo una strategia alternativa e senza
l'intervento della Bce, il nostro spread salirà ancora. Ci troveremmo a dover
chiedere aiuto con un'economia allo stremo.
Il piano per
«salvare l'Italia» ha due parti. Innanzitutto bisogna sospendere, da qui alle
elezioni, le emissioni di titoli a medio-lungo termine. Da settembre a marzo il
Tesoro ne deve emettere 100 miliardi circa, di cui 60 circa detenuti da
residenti, 40 da investitori esteri. Si cominci a vendere qualche società
pubblica, ad esempio quote di Terna e Snam Rete Gas: i prezzi di Borsa sono
depressi, ma anche i rendimenti dei Btp sono straordinariamente elevati.
Vendere con la rapidità necessaria è tuttavia tecnicamente impossibile. Le
azioni di queste società sono già state trasferite alla Cassa Depositi e
Prestiti che può scontarle alla Bce e con la liquidità così ottenuta acquistare
Btp.
La Cassa ha una
licenza bancaria e lo può fare: è quello che da mesi fanno le nostre banche. Si
può riprodurre il meccanismo con altre società pubbliche e veicoli diversi
dalla Cassa. Affinché una simile operazione sia credibile non deve essere un'alchimia
finanziaria, ma un «anticipo in conto vendita», cioè si deve cominciare a
vendere. Si potrebbe anche pensare ad attrarre il risparmio delle famiglie con
emissioni di titoli non soggetti a imposte per i residenti. Il ministro Grilli
avrà certamente idee migliori: l'importante è la rapidità. Cento miliardi
sarebbero sufficienti per cancellare la maggior parte delle aste di qui a
marzo.
Sette mesi senza
l'assillo delle aste dovrebbero essere impiegati, come diceva Prodi (che però
purtroppo non lo fece), per «smontare l'Italia come un meccano e rimontarla in
modo che funzioni»: ridurre le spese, tagliare il debito vendendo, riprendere
riforme (liberalizzazioni e mercato del lavoro) che sono state lasciate a metà,
fare una legge elettorale decente. Se lo farà, Mario Monti ci avrà regalato un
Paese indipendente e moderno.
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