Sembra una bestemmia, di questi tempi, pure il suo ragionameno segue una logica ferrea.
E' l'idea Europea che deve ripartire, con nuova spinta e maggior respiro rispetto a quello finora prevalentemente commerciale.
Altrimenti continueremo ad assistere a questi balletti continui, agli intrighi tra banchieri e cancellerie, con l'adozione di palliativi che funzionano per un po' ma non risolvono il nodo cruciale della crisi.
Buona Lettura
L’attesa salvifica, la speranza che un qualche tecnico o una
qualche tecnicalità ci porti fuori dall’incubo sono prive di senso. Stiamo
perdendo tempo, pagandolo a carissimo prezzo. Mentre un coro unanime cantava le
lodi di Mario Draghi, supponendo avesse trovato il modo di fermare la
speculazione contro i debiti sovrani, noi avvertivamo che le sue parole, benché
giuste, sarebbero state perse al vento se non incorporanti il consenso dei
tedeschi. Che non c’era, sicché si sono volatilizzate. E scrivemmo anche che la
missione del governo Monti è finita, che dovrebbe dimettersi, non perché sia
finito il tempo degli sforzi, ma perché non sono affatto sufficienti, sono male
impostati e non sarà certo la fiducia acritica di un Parlamento che si
genuflette nel votare roba inutile a risolvere alcunché. I fatti ci danno
ragione.
L’idea di delegare alle banche centrali le sovranità
nazionale, supponendo che un accordo fra gli dei della moneta possa dissolvere
la crisi politica e istituzionale dell’euro, è una sciocchezza. Aggravata dal
fatto che quell’accordo non c’è, perché quelli non sono dei, ma emanazione
d’interessi nazionali. E al tavolo di quegli interessi manca chi rappresenti i
nostri, perché nel mentre noi e gli spagnoli stiamo pagando per la salvezza
dell’euro s’è affermato l’equivoco che a salvarlo sarebbero i tedeschi, che,
invece, non solo non pagano, ma anzi guadagnano sulle difficoltà altrui.
L’estate scorsa sostenemmo che questa è una guerra, combattuta a colpi di tassi
d’interesse. Non s’è mai vista una guerra risolta dai tecnici.
La difficoltà in cui si trova Mario Monti è solare. Un
giorno dice che siamo vicini alla fine del tunnel, il giorno dopo che
chiederemo aiuto e quello appresso che non lo faremo. Se non vigesse
l’equilibrio del terrore, basato sul fatto che le forze politiche temono le
elezioni più di ogni altra cosa, tale condotta sarebbe commentata come merita.
E non è colpa di Monti, sia chiaro, perché lui un po’ parla per il fuori e un
po’ per il dentro, ma parla al muro, perché l’Italia non rappresentata
politicamente diventa la discarica delle colpe altrui. Che si aggiungono alle
nostre, già notevoli.
Draghi annuncia che la Bce agirà “senza tabù”, poi aggiunge
che si è pronti “a tutto”, infine ripiega nell’attesa di settembre, quando i
giudici costituzionali tedseschi diranno la loro e, comunque, ammette che gli
aiuti non saranno automatici, non fermeranno il fuoco della speculazione, ma
dovranno essere richiesti da paesi che, in quello stesso momento, operano una
rinuncia alla sovranità assai simile al commissariamento. Anche in questo caso
non è colpa sua, ma tali oscillazioni sono frutto dell’equivoco secondo cui si
possa delegare a sedi tecniche, o monetarie, la soluzione di una crisi
politica. La reazione positiva dei mercati, alle parole di Draghi, è stata la
conferma che solo l’iniziativa politica può affrontarli. Salvo il fatto che non
può essere surrogata.
E’ tutta colpa dei tedeschi? Il governo della signora Merkel
ha responsabilità enormi, che saranno scontate anche dalla Germania, ma no, la
colpa non è dei tedeschi: è di governanti europei che non si sono dimostrati
all’altezza del compito, è del credere che il mondo possa essere regolato dai
trattati, è del supporre che le forze della storia possano essere imbrigliate
dalle clausole. L’enorme forza economica dell’Unione monetaria europea è finita
sotto scacco di potenze finanziarie minori, le quali hanno colto e colpito il
bersaglio della sua enorme debolezza istituzionale e politica.
Dice Monti che se non si rimedia va a finire che in Italia
prevarrà un governo euroscettico, se non direttamente nemico dell’euro. A Monti
devono essere sfuggiti i referendum contro la costituzione europea, non votati
dagli italiani, e sfugge il rapporto di causa-effetto: è il far credere che la
faccenda sia tecnica a generare l’infezione della fuga dalla politica, dalle
responsabilità e dalla storia. La tecnocrazia era, un tempo, la bestia nera dei
democratici e della sinistra. Le tecnicalità erano miti da cui la politica
fuggiva (fin troppo). Ora sono divenuti rifugi per politicanti privi d’idee e
incapaci di dare rappresentanza agli interessi produttivi, nazionali ed europei.
E’ necessario porre fine a questa fuga.
Sono cose che abbiamo scritto e argomentato molte volte,
proponendo strumenti concreti per rendere effettive le idee che esponiamo. Noi
si è ignoranti, innamorati dell’Italia e dell’Europa, ma vorrei osservare che
abbiamo indovinato assai più di chi pretende sempre di dar lezioni. Purtroppo
prive di passione e visione.
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