domenica 19 agosto 2012

BASTA CON L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI. LA GIUSTIZIA VA CAMBIATA, E SENZA SCONTRO NON SARA' POSSIBILE.



Come è facile constatare in molte situazioni della vita politico istituzionale italiana, l'epoca Berlusconi è stata una grande pacchia per tanti. Ogni legge che dava fastidio per attaccarla bastava denunciare che serviva al Caimano, allo psiconano, e via berciando, che subito la si bloccava.
Tra le tante categorie beneficiata, non c'è dubbio che i magistrati sono stati quelli in cima a tutti.
Di separazione della carriere, era del tutto inutile parlare. La legge sulle intercettazioni, era già costata la carriera a Mastella e la vita al governo Prodi, figuriamoci se poteva metterci mano Berlusconi.
Intercettateci tutti !! Il grido di battaglia demenziale del popolo viola e genia del genere.
Il garante della privacy aveva voglia a denunciare che si era travalicato ogni più elementare diritto alla riservatezza, che lo strumento delle intercettazioni stava diventando da mezzo per la scoperta dei responsabili di un reato a quello per scrutare , SPIARE, la vita delle persone, per vedere NON se le stesse avessero commesso un reato avvenuto, conclamato, ma se per caso NE COMMETTESSERO.
Insomma, abbiamo inventato l'intercettazione PREVENTIVA.
Spiate, spiate, qualcosa si troverà.....
Non c'è paese al mondo, tra quelli liberi e democratici ovviamente, dove questo strumento viene utilizzato con tanta ampiezza, tanta facilità e tanti COSTI come in Italia.
A giudicare dai risultati peraltro questo mezzo "indispensabile" non sembra così efficace.
Ma a parte questo, c'è una cosa che l'Associazione dei Magistrati DEVE mettersi in testa. Loro non sono un SINDACATO delle leggi sulla giustizia.. LORO APPLICANO LE LEGGI.
E FINE.
Se non si fa questo, non c'è modo di riequilibrare lo scontro istituzionale in atto.
Quando c'era Berlusconi, si poteva far finta che il problema era LUI.
Oggi che non c'è più si vede molto bene come , usciti dai loro confini negli anni 90, del tutto intenzionati a FARE POLITICA, certi magistrati (non tutti ma nemmeno pochi, e soprattutto sono quelli che CONTANO e PARALIZZANO ogni riforma della giustizia) non hanno nessunissima intenzione di tornare nel letto del loro fiume.
Ora, non mi pare che la loro categoria sia inascoltata, che in commissione Giustizia in PArlamento non vi siano i loro "rappresentanti", oltre a essere sentiti direttamente.
Dopodiché, il GOVERNO decide, il Parlamento APPROVA, e LORO OBBEDISCONO.
Come tutti gli altri cittadini !!!E' ora di fare sul serio con questi signori.
Via l'ipocrisia dell 'obbligatorietà dell'azione penale, via l'incesto tra Giudici e Pubblici Ministeri, sì alla riforma delle norme sulla carcerazione cautelare, in modo che la stessa sia veramente quello strumento GRAVE ED ECCEZIONALE che vuole la Costituzione, sì alla riforma delle norme sulle intercettazioni, con sanzioni severe a chi viola il segreto istruttorio, sia ai dirigenti degli uffici da cui fuggono le notizie, che ai giornali che le divulgano (il divieto di violare il segreto istruttorio già c'è, ma le sanzioni fanno ridere, e sapete chi è l'imputato più famoso ?? Esatto, proprio lui ! Silvio Berlusconi, l'uomo più intercettato e sputtanato d'Italia è anche l'unico imputato famoso di questo reato !!). Senza parlare di tutte gli altri cambiamenti necessari a rendere meno inefficiente la giustizia italiana, rivedendo il sistema dei trasferimenti dei giudici, il numero delle udienze, i termini che da ordinatori devono iniziare ad essere perentori, come per gli avvocati, la riduzione delle ferie....elenco LUNGO.
Bambole, la festa è finita anche per voi, e Berlusconi non c'è più.
Non ve n'eravate accorti ??
Ora si lamentano di Monti, chissà se arriverà presto qualche intercettazione imbarazzante anche su di lui....
Ecco l'ennesimo pianto della ANM appena qualcuno osa parlare dei loro ABUSI.

 Intercettazioni, l'Anm replica a Monti
Ingroia : «Da parte nostra nessun abuso»



 Nella polemica sulle intercettazioni ora interviene anche l'Associazione nazionale magistrati che replica al premier Mario Monti che aveva parlato di «abusi» in relazione alle intercettazioni che hanno coinvolto il Quirinale nell'ambito dell'inchiesta della procura di Palermo sulla presunta trattativa Stato-mafia. «Secondo notizie di stampa, il presidente del Consiglio Monti - si legge in una nota- avrebbe definito grave il caso delle telefonate del capo dello Stato intercettate dalla procura di Palermo, affermando allo stesso tempo che nel fenomeno delle intercettazioni telefoniche si sono verificati e si verificano abusi che imporrebbero un'iniziativa del governo».
IMPROPRIO PARLARE DI ABUSI - Al riguardo, l'Anm «rileva che la questione relativa alle procedure cui assoggettare le intercettazioni indirette dei colloqui del presidente della Repubblica è oggetto di un conflitto di attribuzione, in merito al quale è doveroso attendere la decisione della Corte Costituzionale». Pertanto, prosegue l'associazione, «allo stato appare improprio ogni possibile riferimento a presunti abusi che sarebbero, comunque, oggetto di altre procedure di controllo, secondo gli strumenti previsti dalle normative vigenti». L'Anm «auspica, infine, che ogni eventuale riforma del regime delle intercettazioni, pur diretta a tutelare il diritto alla riservatezza dei soggetti estranei al procedimento, salvaguardi il pieno utilizzo di tale indispensabile strumento d'indagine, senza peraltro comprimere il legittimo diritto di cronaca».
INGROIA - Sulle parole di Monti è intervenuto anche il pm di Palermo Antonio Ingroia uno dei destinatari delle critiche per presunti «abusi» in relazione all'attività di intercettazioni che hanno coinvolto anche il Quirinale nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Procura di Palermo sulla trattativa Stato-mafia. «Ho apprezzato le dichiarazioni del premier Monti quando, in occasione della commemorazione di Capaci, ha sostenuto che l'unica ragion di Stato è quella dell'accertamento della verità -ha detto Ingroia nel corso di una intervista a KlausCondicio, in onda su YouTube - Non condivido invece le ultime sull'operato della procura di Palermo, ma ovviamente ognuno ha il diritto di sostenere le proprie opinioni».
MAI SCONFINAMENTI - «Più in generale - ha aggiunto Ingroia - non posso non osservare che questi anni sono stati teatro di reciproche accuse e invasioni di campo. Io credo però che da parte nostra, della magistratura, non ci siano mai stati sconfinamenti; semmai ci sono stati da parte della politica. Detto questo: mi auguro che al più presto possibile si stabilisca un clima di maggiore collaborazione istituzionale».
LA MORTE DI D'AMBROSIO - Ingroia dice la sua anche sulla morte del consigliere giuridico del Quirinale Loris D'Ambrosio. «Senso di colpa? No. Dispiacere umano nei confronti di un collega che conoscevo da anni, che ho sempre apprezzato, che ho incontrato nei corridoi del ministero della Giustizia. Quando muore un collega che tu apprezzi, ovviamente sei dispiaciuto. So non esserci e non poter esserci nessuna relazione tra la sua morte e la nostra indagine».


Sono propenso anche io che non si possa collegare in un rapporto di causa effetto la morte del Consigliere D'Ambrosio, ma certo l'operato dei PM non gli ha allietato gli ultimi mesi di vita.
Lo meritava ? Tutti dicono di no. Era indispensabile ? Nemmeno.
Dunque ?
Speriamo Ingroia resti a lungo lì dov'è e anzi chiami ad aiutarlo nel prestigioso incarico tanti colleghi come lui.

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