domenica 19 agosto 2012

GREXIT. OVVERO, LE STORIE CHE FINISCONO FANNO MALE, MA QUELLE CHE FANNO MALE E' BENE CHE FINISCANO.


 

GREXIT in effetti suona GIUSTO. Nel senso che rende l'idea : la Grecia che ESCE.
Vediamo i motivi
1) Debito troppo grande (oltre il 160% del PIL )
2) Economia troppo DEBOLE proprio strutturalmente , al di là dei lustri che i greci si sono regalati col denaro facile a debito che ora nessuno è più disposto a prestare loro.
Sono cose vere, ma erano meno vere due anni fa ?
Allora qui abbiamo economisti di livello governativo che consentono di bruciare - finora - oltre 200 miliardi di euro (molti sono italiani, per inciso ) per salvare Atene, sostenendo che se saltavano loro l'Euro sarebbe finito, e che ora ci dicono che non c'è nulla da fare...O siamo in mano a dei quaquaraquà oppure questa tesi non è credibile. Allora ritornano in mente aticoli diversi, tipo quelli di Giacalone, che ricordava come le banche tedesche e francesi erano estremamente esposte col debito greco mentre ora molto meno.
Quindi ora il DISASTRO sarebbe meno rovinoso...per chi, è facile da capire.
Leggendo l'articolo di Turani che segue, quello che si comprende è come dopo due anni, 30 summit di capi di stato e BCE, nessuno sa esattamente cosa accadrà .
Però che l'aria stia cambiando un po' si vede. Al di là degli annunci di Draghi, seguiti da quelli un po' meno convinti dei capifila europei (germania e francia) , ormai a tanti che contano scappa detto che sì, certo, sarebbe meglio di no, che le conseguenze sarebbero traumatiche, ma insomma sta cosa della fine dell'EURO, almeno come lo abbiamo conosciuto in questi dieci anni (un SOFFIO nella storia dei popoli, ricordiamocelo), inizia a diventare uno scenario sempre meno impossibile.
A questo riguardo mi viene in mente il pensiero di un saggio che a proposito delle storie d'amore che si concludevano, commentava : "Le storie che finiscono fanno male, ma quelle che fanno male è bene che finiscano".
Forse potrebbe valere anche per la moneta unica, figlia, oggi lo sappiamo, di un parto non naturale ma soprattutto fatto con poco "amore".
Vi lascio al serrato artitolo di Giuseppe Turani

Grexit in vista? Si salvi chi può





L'Europa si va dividendo. E lo fa seguendo uno schema classico: i ricchi da una parte e i poveri dall’altra. O, se si vuole, i virtuosi saldi al loro posto e i meno virtuosi abbandonati al loro destino. In termini più concreti in Europa circola una nuova espressione: Grexit. Che sta per exit (dall’euro) della Grecia.
Nelle ultime ore sia il presidente dell’eurogruppo, Juncker, che il ministro delle finanze tedesco, Schaeuble, hanno detto che sarebbe opportuno che tutti pensassero alla possibilità che l’euro, così com’è, non tenga. Per quello che se ne sa, la situazione è la seguente. I tedeschi (anche se non lo dicono apertamente) sono rassegnati a vedere uscire la Grecia dall’euro, anche se nessuno riesce a valutarne le conseguenze politiche (e finanziarie). 
Ma i tedeschi (e questo emerge da incontri informali) sembrano dell’idea che sia possibile sacrificare la Grecia per salvare gli altri 16 paesi dell’eurogruppo. La diagnosi è che Atene non ha una vera economia e che quindi, aiuti a parte, non ha alcuna possibilità di stare validamente dentro l’area euro. Il problema, insomma, non sta nel dare tanti o pochi aiuti alla Grecia o nel chiederle tanti o pochi sacrifici, ma nel valutare se Atene ha la forza di stare dentro una comunità ‘dura’. E la risposta di molti ambienti tedeschi (imprenditoriali e finanziari, soprattutto) è che questa forza non c’è. Quindi, Grexit. 
I pericoli sono evidenti. La Grecia rischia nei prossimi giorni di diventare quello che la banca Lehman è stata per la crisi del 2008, una specie di detonatore. A meno che non sia possibile immaginare una sorta di esplosione controllata. Solo che la lista dei paesi in difficoltà non si ferma alla Grecia (anche se nessuno, per la verità, ha un’economia così debole). E il sospetto è che l’Europa non disponga di artificieri così bravi da far saltare per aria Atene, salvando tutti gli altri 16 paesi. E infatti dall’Europa ricca arriva l’invito (generico, per ora) a studiare la possibilità che qualcuno debba lasciare l’euro. Insomma, proviamo a fare un’esplosione controllata. 
E già c’è chi pensa a due euro (Nord e Sud) o anche a tre-quattro monete. La verità è che i virtuosi non hanno più tanta voglia di tirare fuori soldi per i meno virtuosi e, forse, tutti quei soldi non li hanno nemmeno. Il messaggio allora è chiaro: sta arrivando la bufera, chi si salva si salva. Gli altri cerchino di non affogare. Oppure cerchino di passare di corsa fra i virtuosi. Il tempo delle chiacchiere è finito.


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