All'epoca del Pirata - così veniva chiamato Pantani dai tifosi - leggevo Repubblica e ammiravo Gianni Mura, la penna principe della redazione sportiva. Mura era un ammiratore assoluto di Pantani, e , pur rimanendo deluso dalla vicenda del doping, cercò di difenderlo, almeno dal lato umano.
Pantani era un grandissimo scalatore. Vinse Giro d'Italia e il Tour sulle montagne. Alla domanda di come riuscisse a trovare l'energia proprio nei punti in cui le cime spezzavano le gambe a tutti, lui rispondeva " cerco di andare veloce per abbreviare l'agonia". Sicuramente aveva un grande talento, altrettanto sicuramente lo aiutò con l'epo. Barò.
La stessa cosa ha fatto Armstrong, che continua a negare ma intanto ha dichiarato di non intendere sottoporsi ulteriormente alle indagini sul suo caso, accettando le conseguenze che questo rifiuto comporta.
Dice che lo fa per sottrarsi dal tormento di questa inquisizione continua. Potrebbe anche essere, ma ovvio che pochi presteranno fede ad una simile (non) difesa.
Certo dispiace che un campionissimo dello sport, ancor più leggendario per la sua vittoria sul cancro e il messaggio di speranza assoluto che diffondeva con i suoi successi sportivi, tramonti in questa maniera così opaca (per molti, vergognosa).
Il problema del doping è serio, in tutti gli sport ma specialmente in quelli dove la resistenza alla fatica FA la differenza .E quindi il ciclismo, ma anche l'atletica, specie nel fondo, il nuoto. Un po' diverso dove l'ABILITA' ha un peso più specifico, ma anche nel calcio e nel tennis , dove ancora un Federer può primeggiare per anni nonostante i robot (sospetti) alla Nadal siano capaci di perfomance fisiche disumane, ma tanti muscolari hanno occupato la maggior parte delle posizioni alte del ranking mondiale.
In varie occasioni qualcuno , di fronte all'apparente non arginabilità del fenomeno, ha proposto di liberalizzare il doping : che il motore sia truccato per tutti, così alla fine tornerà il più bravo a vincere.
D'istinto è una soluzione che si rifiuta, ma riflettendoci bene...
C'è però un problema di salute e di ESEMPIO. I campioni, notoriamente, creano una suggestione emulativa nei giovani. E infatti si sa che il doping sta contagiando anche i settori minori.
Il problema è dunque assai complesso. Personalmente, ho il timore che a certi livelli la guerra non sia ETICA e/o SALUTISTICA . bensì CHIMICA. Tra sostanze dopanti e "coprenti" da un lato, rivelatrici dall'altro.
Quando i record sono troppo frequenti o troppo eclatanti, il sospetto è ormai un riflesso più che condizionato.
Ed è triste.
Questa la notizia riportata sul Corriere on line
IL CICLISTA USA E LE
ACCUSE DI DOPING
Armstrong perderà i
suoi sette Tour.
Revoca delle sette,
storiche vittorie al Tour de France e squalifica a vita. Si conclude nel modo
più triste la strepitosa carriera di Lance Armstrong. L'Agenzia antidoping
statunitense (Usada) ha annunciato i drastici provvedimenti nei confronti di
uno dei più grandi campioni della storia del ciclismo, dopo che lo stesso
Armstrong ha dichiarato a sorpresa di non volersi più opporre all'accusa di
aver fatto ricorso per anni a sostanze proibite. Immediata la presa d'atto del
boss dell'Usada Travis Tygart: «È un giorno triste per tutti quelli che amano
lo sport. Questo è un esempio che spezza il cuore di come la cultura del
vincere a tutti i costi, se non controllata, supera la giusta, sicura e onesta
competizione». Risultato: via i titoli e stop alla carriera.
«CACCIA ALLE
STREGHE» - Armstrong aveva gettato la spugna poco prima in una nota: «Arriva un
momento nella vita di ogni uomo in cui si deve dire: quando è troppo è troppo.
Per me questo momento è ora. Ho affrontato - scrive Armstrong - le accuse di
aver tradito e di aver avuto un vantaggio non giusto nel vincere i miei sette
Tour dal 1999. Negli ultimi tre anni ho subito due indagini penali federali in
seguito alla caccia alle streghe incostituzionale di Travis Tygart». E ancora:
«Io so chi ha vinto quei sette Tour. Nessuno può cambiarlo, soprattutto
Tygart». Poi, l'annuncio di quello che resterà il suo unico impegno futuro:
«Farò quello che ho iniziato prima di vincere il primo Tour: aiutare le
famiglie colpite dal cancro».
LA WADA - La linea
dell'Usada è stata immediatamente sposata dalla Wada, l'Agenzia mondiale
antidoping. «Armstrong aveva il diritto di contestare le accuse e ha scelto di
non farlo - ha detto il presidente John Fahey -. Il rifiuto significa che le
accuse hanno consistenza. In base alle regole, ora possono essere imposte le
sanzioni del caso».
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