venerdì 24 agosto 2012

CHE TRISTEZZA LA STORIA DI ARMSTRONG . REVOCATI I SETTE TOUR VINTI.

Credo sia naturale pensare a Marco Pantani, leggendo la storia di Armstrong, il cui ricorso a sostanze dopanti all'epoca dei suoi successi strepitosi al Tour de France sembra ormai conclamato.
All'epoca del Pirata - così veniva chiamato Pantani dai tifosi - leggevo Repubblica e ammiravo Gianni Mura, la penna principe della redazione sportiva. Mura era un ammiratore assoluto di Pantani, e , pur rimanendo deluso dalla vicenda del doping, cercò di difenderlo, almeno dal lato umano.
Pantani era un grandissimo scalatore. Vinse Giro d'Italia e il Tour sulle montagne. Alla domanda di come riuscisse a trovare l'energia proprio nei punti in cui le cime spezzavano le gambe a tutti, lui rispondeva " cerco di andare veloce per abbreviare l'agonia".  Sicuramente aveva un grande talento, altrettanto sicuramente lo aiutò con l'epo. Barò.
La stessa cosa ha fatto Armstrong, che continua a negare ma intanto ha dichiarato di non intendere sottoporsi ulteriormente alle indagini sul suo caso, accettando le conseguenze che questo rifiuto comporta.
Dice che lo fa per sottrarsi dal tormento di questa inquisizione continua. Potrebbe anche essere, ma ovvio che pochi presteranno fede ad una simile (non) difesa.
Certo dispiace che un campionissimo dello sport, ancor più leggendario per la sua vittoria sul cancro e il messaggio di speranza assoluto che diffondeva con i suoi successi sportivi, tramonti in questa maniera così opaca (per molti,  vergognosa).
Il problema del doping è serio, in tutti gli sport ma specialmente in quelli dove la resistenza alla fatica FA  la differenza .E quindi il ciclismo, ma anche l'atletica, specie nel fondo, il nuoto. Un po' diverso dove l'ABILITA' ha un peso più specifico, ma anche nel calcio e nel tennis , dove ancora un Federer può primeggiare per anni nonostante i robot (sospetti) alla Nadal siano capaci di perfomance fisiche disumane, ma tanti muscolari hanno occupato la maggior parte delle posizioni alte del ranking mondiale.
In varie occasioni qualcuno , di fronte all'apparente non arginabilità del fenomeno, ha proposto di liberalizzare il doping : che il motore sia truccato per tutti, così alla fine tornerà il più bravo a vincere.
D'istinto è una soluzione che si rifiuta, ma riflettendoci bene...
C'è però un problema di salute e di ESEMPIO. I campioni, notoriamente, creano una suggestione emulativa nei giovani. E infatti si sa che il doping sta contagiando anche i settori minori.
Il problema è dunque assai complesso. Personalmente, ho il timore che a certi livelli la guerra non sia ETICA e/o SALUTISTICA . bensì CHIMICA. Tra sostanze dopanti e "coprenti" da un lato,  rivelatrici dall'altro.
Quando i record sono troppo frequenti o troppo eclatanti, il sospetto è ormai un riflesso più che condizionato.
Ed è triste.
Questa la notizia riportata sul Corriere on line


IL CICLISTA USA E LE ACCUSE DI DOPING
Armstrong perderà i suoi sette Tour.  

Lance Armstrong con la maglia gialla del Tour (Reuters)Revoca delle sette, storiche vittorie al Tour de France e squalifica a vita. Si conclude nel modo più triste la strepitosa carriera di Lance Armstrong. L'Agenzia antidoping statunitense (Usada) ha annunciato i drastici provvedimenti nei confronti di uno dei più grandi campioni della storia del ciclismo, dopo che lo stesso Armstrong ha dichiarato a sorpresa di non volersi più opporre all'accusa di aver fatto ricorso per anni a sostanze proibite. Immediata la presa d'atto del boss dell'Usada Travis Tygart: «È un giorno triste per tutti quelli che amano lo sport. Questo è un esempio che spezza il cuore di come la cultura del vincere a tutti i costi, se non controllata, supera la giusta, sicura e onesta competizione». Risultato: via i titoli e stop alla carriera.
 «CACCIA ALLE STREGHE» - Armstrong aveva gettato la spugna poco prima in una nota: «Arriva un momento nella vita di ogni uomo in cui si deve dire: quando è troppo è troppo. Per me questo momento è ora. Ho affrontato - scrive Armstrong - le accuse di aver tradito e di aver avuto un vantaggio non giusto nel vincere i miei sette Tour dal 1999. Negli ultimi tre anni ho subito due indagini penali federali in seguito alla caccia alle streghe incostituzionale di Travis Tygart». E ancora: «Io so chi ha vinto quei sette Tour. Nessuno può cambiarlo, soprattutto Tygart». Poi, l'annuncio di quello che resterà il suo unico impegno futuro: «Farò quello che ho iniziato prima di vincere il primo Tour: aiutare le famiglie colpite dal cancro».
 L'ACCUSA DI DOPING - Armstrong sostiene che la sua non è un'ammissione di colpa, ma il rifiuto di sottoporsi a un procedimento che ritiene iniquo. L'Usada, invece, è convinta di avere le prove che il campione - 40 anni, ritiratosi definitivamente nel 2011 - ha fatto uso fin dal 1996 di sostanze proibite, compresi Epo e steroidi.

LA WADA - La linea dell'Usada è stata immediatamente sposata dalla Wada, l'Agenzia mondiale antidoping. «Armstrong aveva il diritto di contestare le accuse e ha scelto di non farlo - ha detto il presidente John Fahey -. Il rifiuto significa che le accuse hanno consistenza. In base alle regole, ora possono essere imposte le sanzioni del caso». 

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