Bersani cerca di essere spiritoso come Renzi e lo punzecchia sulla Cayman. Fanno sempre un po' pena quelli che non sanno raccontare barzellette però insistono perché vorrebbero riuscire simpatici.
Bersani ha la fortuna di sembrare una persona per bene. Si accontenti.
Allo stato, l'unica cosa che ha rimediato è una querela da parte del signore tirato in causa, che ha avuto buon gioco a replicare al segretario del PD di essere persona che si muove nell'assoluta legalità, e che la fobia per la finanza del neo comunista Bersani la pi può anche capire, ma l'ignoranza no.
La Camusso a sua volta si è agitata a San Giovanni a Roma contro le politiche "Liberiste" del governo. Se ci dice quali....a noi che ci sentiamo orfani anche di UNA iniziativa in questo senso...
A luglio il governo ha detto che aumenterà l'IVA, però solo di un punto. Dobbiamo ringraziare, visto che dovevano essere due...Però questo aumento viene dopo tante denunce , da parte di TUTTI gli economisti, anche quelli di sinistra, degli effetti recessivi di questo inasprimento fiscale. Il coro unanime aveva portato i professori a spremersi le meningi per cercare di evitarlo, questo aumento IVA, e in qualche occasione avevano annunciato che, grazie ai tagli, alla spending review, si sarebbe evitato. Parole.
Gli annunci del governo tecnico stanno ormai gareggiando, per numero e falsità, con quelli dei governi che lo hanno preceduto.
L'altro giorno mi è capitato tra le mani un lungo approfondimento su come i vari paesi europei e non solo, cercassero di attrarre capitali di investimento nel proprio paese. Quello che stava peggio in questo campo era l'Italia, che presenta problemi annosi irrisolti - quali burocrazia paralizzante, inefficienza della giustizia, allucinata legislazione del lavoro - e l'aggiunta di nuovi : una pressione fiscale giunta ormai al primo posto in una classifica che proprio NESSUNO ci invidia.
Eppure il campo della concorrenza fiscale esiste, eccome, e anche su di esso che si combatte la battaglia della conservazione delle nostre imprese e l'attrazione di quelle estere.
Capirai..e chi lo spiega al PD neo comunista ?
Alla questione si dedica Davide Giacalone nel suo post odierno che di seguito riporto
Concorrenza fiscale
Non accettando consigli da chi ha società alle Cayman si
commettono due gravi errori. Il primo è di disonestà, perché si lascia
intendere che con loro non s’intende avere a che fare, mentre è documentato il
contrario. Vorrei non si dimenticasse l’epica stagione dei “capitani
coraggiosi”, scalatori sponsorizzati da palazzo Chigi, dove imperava Massimo
D’Alema, radicati in Lussemburgo e partecipati da società Cayman. Questo primo
errore è stato abbondantemente rimarcato. Passiamo al secondo, le cui
implicazioni sono maggiori, per il futuro: la concorrenza fiscale non è un
mostro, e nemmeno il maligno, è la realtà del mercato globalizzato. Non solo
sarebbe bene ascoltare, ma meglio ancora farsene un’idea chiara, perché da
quella derivano significative conseguenze.
Anche se a Pier Luigi Bersani la cosa sembra nuova,
inaspettata e deplorevole, la concorrenza fiscale è aperta e forte anche dentro
l’area europea. La stessa identica Europa cui lui dice di dedicare tanti sogni,
cui vuole (giustamente) restare legato, è un mercato di concorrenza fiscale.
Non solo c’è il favore lussemburghese per le società finanziarie, non solo c’è
quello austriaco (e non solo) per le attività produttive, ma ci sono veri e
propri paradisi fiscali, comunque riconosciuti: dalle Antille olandesi alla
portoghese Madeira. Sono cose notissime e, non a caso, le grosse società finanziarie,
le banche, e anche i piccoli più dinamici fanno largo ricorso a queste
opportunità. Bersani sarà pure stupefatto, ma a quel mercato fanno ricorso
anche imprese direttamente partecipate dallo Stato italiano.
Perché esiste la concorrenza fiscale? Perché si tende a
trattare con favore le imprese e gli investimenti che si spostano da un Paese
all’altro, offrendo loro la convenienza di prendere una cittadinanza
(societaria) anziché un’altra. Perché è conveniente fare degli sconti fiscali?
Perché così si attira gettito altrimenti fuori dalla portata nazionale.
Demonizzare tutto questo, supporre di poterlo cancellare con una dichiarazione
indignata non è velleitario, è direttamente stupido. Neanche sarebbe conveniente,
perché grazie a quella concorrenza ci sono settori produttivi e finanziari che
possono recuperare una competitività altrimenti perduta. Il vero quesito,
allora, è il seguente: perché dall’Italia si scappa, mentre nessuno viene da
noi a radicarsi per convenienza? Risposta: perché il nostro fisco è esoso, dato
che lo Stato spende in ragione di quanto incassa e desidera spendere sempre di
più. Inoltre non garantiamo la giustizia. Chi viene da noi, allora? Quelli che
considerano conveniente portare via ricchezza o percepire aiuti pubblici, fatti
di certificati verdi troppo pagati, sovvenzioni per la creazione di posti di
lavoro e così via. Quindi, riassumendo: altri attirano capitali tassandoli meno
di noi, ma comunque più che se restassero all’estero; noi attiriamo
investimenti pagandoli. Facile capire perché c’impoveriamo.
Il sogno dei bersaniani di tutto il mondo è eliminare la
concorrenza, in modo che il governante possa agire a suo piacimento, senza il
disturbo di un vicino (o anche lontano) che alletta i suoi cittadini e li
invita in casa propria. Il sogno più razionale è quello di avere uno Stato meno
esoso, capace di tutelare un ecosistema favorevole alla nascita e crescita
delle imprese produttive, senza allevarle per poi divorarle fiscalmente, quindi
capace di tutelare il proprio gettito.
Per queste ragioni suggerisco a Bersani, come a tutti quelli
che credono il fisco sia uno strumento di redenzione morale, di farsi invitare
a cena da chi si occupa di finanza, compresa quella “evasiva”. Può darsi che il
pasto non sia gradevolissimo, ma la lezione assai utile. Ove abbia bisogno di
conferme e riscontri, poi, chiami pure liberamente i capitani coraggiosi, che
erano corsari esterovestiti.
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