Sarà vero ? Sta cosa del passo indietro si era già sentita, la non candidatura alle prossime elezioni. Poi c'era stato un ripensamento, favorito da sondaggi per i quali il PDL senza Berlusconi era quotato al 13 - 14% mentre con Piersilvio al 22. Ora, forse causa gli scandali che hanno riguardato due Regioni importanti come Lombardia e Lazio, il PDL, Berlusconi o no, è tornato sotto quota 20, collocato tra il 15 e il 17% dei voti, al livello, e sotto, dei Grillini. A questo punto, vedendo anche il successo della polemica di "rottamazione" di Renzi nel PD, l'appeal e l'attenzione che le primarie stanno portando a quel partito, sondaggi che pronosticano ad un suo partito personale non più del 5% dei voti, Berlusconi ha deciso che è veramente finita. Stavolta quindi potrebbe essere vero.
Immancabilmente, quando in prima pagina torna il nome di Berlusconi, ci sono viscere che si contorcono senza controllo. E così, ieri Linea Notte del TG3 manda in onda una sigla di apertura dove vengono riportati tutte le immagini peggiori della storia berlusconiana, compresa quella cruenta del vile lancio di una statuetta che lo colpì al volto dopo un comizio a Milano. Poi ovviamente Rubi, le contestazioni...a vederlo ci si domanda che paese sia mai stato questo per tenersi un leader del genere per quasi 20 anni.
Un po' meglio il video che manda in onda il Corriere on line, dove vengono proposti anche altri momenti della carriera berlusconiana.
Stavolta facciamo l'inverso dal solito. PRIMA posto l'articolo, e poi aggiungo il mio commento....
“LA DISFATTA DI UNA
POLITICA” di PIERO IGNAZI da La Repubblica del 25 ottobre 2012
ANCHE gli “eterni ritorni” alla fine non reggono l’usura del
tempo. Ora Berlusconi concede il lasciapassare ai suoi giovani. Possono
gareggiare liberi dall’ipoteca del padre padrone. Ma il Cavaliere non
scomparirà dalla scena, né si ritirerà alle Bermuda. Rimarrà a vigilare,
dall’alto del suo patrimonio e del suo impero mediatico. Semplicemente, non si
candida più in prima persona perché andrebbe incontro ad una sconfitta certa. E
a lui non piace perdere.Del resto i sondaggi non davano scampo: secondo l’Swg
il 56% non lo voterebbe perché “ha già dimostrato di non essere capace di
governare” e un altro 16% perché “lo ha già fatto altre volte”. Inoltre, in una
scala di probabilità da 0 a
100, il 60% dichiara una probabilità zero di votarlo: un rigetto massiccio e
senza appello. Del Cavaliere gli italiani non ne possono più.
Evitare l’onta della disfatta personale (anche senza Prodi…)
non consente di arrestare il disfacimento della sua politica. Il ciclo
ventennale inaugurato nel 1994 si chiude nell’assenza di prospettive,
nell’irrilevanza delle proposte politiche e nella vergogna dei ladrocini. Di
fronte a questa catastrofe “generazionale”, l’unica risorsa messa in campo è
quella nostalgica, del ritorno allo spirito del 1994. L’obiettivo unificante
delle anime sparse del PdL è ancora e solo quello: fermare la sinistra,
impedire in ogni modo che vada al governo. Peccato che non ci sia più un Pio
Pompa a disposizione per mettere in atto “iniziative disarticolanti” come ai
tempi belli. Ma forse di uomini di braccio e di brasseur d’affaires ce ne sono
ancora in giro, magari meno maldestri di Batman e più consapevoli di Scajola.
Però non ci sono più platee disposte a mobilitarsi in negativo, al solo scopo
di sbarrare la strada ad altri. Il mondo là fuori è cambiato. Lo scalpo di
D’Alema lo ha già ottenuto Renzi. E le mitiche partite Iva, bastione retorico
del forzaleghismo che fu, sono ormai disperse, deluse dall’insipienza
governativa del centro-destra e disgustate dal malaffare dei dirigenti locali
pidiellini. Se nel 2007 gli abili
spin doctor della destra erano riusciti a far identificare
“la casta” con i politici del centro-sinistra, ora siamo alla nemesi: la
Polverini che sgomma nelle vie del centro di Roma a tutta velocità con un’ auto
di servizio per andarsi a comperare le scarpe (punto debole delle donne di potere:
si pensi alla collezione di Imelda Marcos) simboleggia tutta l’arroganza di
questa nuova classe dirigente.
Il mondo dei format televisivi imposti come reality
quotidiani, dello stile da convention anche nelle arene internazionali (dal
cucù alla Merkel alla rincorsa ad Obama passando per il kapò a Martin Schultz),
dell’Azienda Italia e delle tre I è crollato. Il confronto con il governo Monti
è impietoso. Anche l’elettorato di centrodestra può confrontare il
riconoscimento internazionale dell’attuale governo con l’isolamento nel quale
prima era relegato il nostro paese, o comprendere la differenza tra un
venditore e un uomo di governo guardando una conferenza stampa.
E tuttavia rimangono in circolo alcuni residui del
berlusconismo, e ci vorranno anni perché il corpo politico se ne liberi: l’odio
ideologico, per cui tutti quelli che stanno a sinistra
sono dei nemici; il conflitto esasperato a scontro di
civiltà; il disprezzo delle regole, inutili e dannosi legacci alla spontaneità
e creatività individuale; l’invocazione del popolo contro le istituzioni;
l’esaltazione del leader faber e provvidenziale. Non sorprende allora che,
secondo un sondaggio Swg, l’elettorato del centrodestra, privo dei suoi
riferimenti tradizionali, più di ogni altro abbia in disgusto la politica e
invochi un cambiamento rivoluzionario.
Questo è il risultato di una disinibita sollecitazione
dell’antipolitica e di una costante delegittimazione delle istituzioni.
Eppure il Cavaliere insiste nel proporsi come l’interprete
dei moderati benché tutta la sua azione politica sia andata in senso opposto,
fin dal 1994. Ora, difficilmente i suoi eredi potranno indirizzare il partito
verso le sponde di una destra normale visto che due anni fa hanno respinto in
blocco quell’ipotesi “cacciando” Gianfranco Fini. Inoltre sono gravati
dall’incognita di una lotta per il potere all’interno del partito che si
annuncia quantomeno vivace. Se veramente si svolgeranno delle primarie questa
improvvisa democratizzazione della vita interna avrà un effetto dirompente (e
forse salutare).
Il Cavaliere lascia in eredità una politica polarizzata,
radicalizzata e inquinata, un paese economicamente e socialmente malconcio, un
partito incerto e diviso. Una eredità pesante per i suoi “giovani”.
Questo il mio commento - risposta
L'articolo sopra riportato rappresenta e sintetizza il
perché dopo 30 anni decisi di non comprare più La Repubblica. Una faziosità
così smaccata, uno scritto comprensibile in un militante ma non accettabile da
un giornalista che dovrebbe essere un "critico" prima che un
partigiano, non è digeribile. Banalizzare 18 anni di storia italiana in questo
modo è penoso. Sicuramente Berlusconi ha raccolto l'anti comunismo che
caratterizza la maggioranza degli italiani. Era stato il collante più
resistente del variegato mondo DC, che i giudici di Mani Pulite avevano
disperso. Confidando che bastasse riprendere quella bandiera per avere consenso
Berlusconi nel 1994 entrò in politica. Tutti lo davano per illuso. Vinse. Chi
aveva avuto ragione ? Accanto all'anti comunismo, diciamo oggi l'anti sinistra,
Berlusconi ha predicato uno Stato più Liberale , meno presente nell'economia ,
meno bisognoso di soldi. Tutto questo doveva portare a meno tasse. Tanta gente
l'ha votato anche per questo. Negli anni in cui ha governato, che non sono 18
ma meno di 9...gli altri sono appannaggio del centro sinistra, l'accomuniamo
Ignazi nello sfacelo della seconda Repubblica ?, Berlusconi NON ha mantenuto
queste promesse . Lo Stato non è diventato più liberale, le tasse non sono
state abbassate e non potevano, visto che non è stato capace di ridurre la
spesa e con essa il debito pubblico. In realtà Berlusconi è stato molto
contiguo e "continuo" alla politica del pentapartito che aveva
governato l'Italia negli anni 80 e fino alla crisi del 92. Quindi nessuna riforma istituzionale e
strutturale. Sono colpe. Gravi. Ma la gente che lo ha votato non voleva né
vuole quanto oggi propone la sinistra del duo Bersani Vendola, e non credo sia
lontano dal vero Renzi quando dice che un PD guidato da lui potrebbe prendere
il 40% dei voti, pescando nell'elettorato moderato, mentre l'altro è racchiuso
nella roccaforte dei soli elettori di sinistra. Quelli che senza Prodi, un
democristiano, e i Popolari, variamente nominati, le elezioni non le ha vinte
MAI.
Ignazi rifletta su questo, e forse troverà una spiegazione
del fatto per il quale Berlusconi è durato 18 anni e sarebbe durato ancora se
non travolto, come Papandreu, Zapatero, Sarkozi, Gordon, dalla crisi economica
più lunga e devastante dal 1929.
Cala il sipario su Berlusconi, ed è un BENE. Speriamo che cali anche sulla
faziosità di gente come Ignazi.
Nessun commento:
Posta un commento