Molte amiche, nel leggere i pamphlet che scrivo sui discutibili comportamenti di donne troppo afflitte dal complesso di cenerentola o della crocerossina , mi rimproverano di non ironizzare allo stesso modo sui colleghi maschi. In realtà a questi ultimi ho dedicato ampio spazio, denunciando una cosa ben più grave : la reazione violenta all'abbandono. Per una tipa che arriva a commissionare uno sfregio distruttivo con l'acido (qualche settimana fa, a Brescia . Lui l'aveva lasciata, oltretutto in cinta di un bambino che lei gli attribuisce ) sappiamo la tragica statistica per cui in Italia c'è una donna che muore ogni tre giorni uccisa dal compagno o dall'ex (per non parlare di altre forme di violenza che non finiscono con l'omicidio ).
Quindi non è che non parli dei limiti, in questo caso tragici degli uomini. E' che nell' uomo vedo meno scene patetiche, il che non vuol dire che non ci siano, ma che hanno numeri inferiori.
Ovviamente, quando si dà da fare, poi il maschietto recupera alla grande sul terreno del ridicolo.
Basta vedere cosa ha combinato un tale Giancarlo di Roma che ha tappezzato i muri di Roma Nord con una richiesta di perdono all'amata consorte, evidentemente cornificata, con tanto di citazioni dantesche e struggente ti amo finale. Una roba da avanspettacolo che se la recente iscritta alla famiglia delle alci aveva qualche dubbio sul chiudere definitivamente col fedifrago, di fronte a tanta demenza non ne avrà più.
Nel raccontare il fattarello di cronaca, con commenti indignati dei residenti sull'imbrattamento dei muri (un eccesso di severità. D'accordo, non si fa. Però suvvia, di fronte ad un amore disperato, un minimo di comprensione e tolleranza ! ) , vengono citate una serie di frasi melense che faranno venire i lucciconi di commozione alle infebbrate dell'amore romantico, e una crisi diabetica a chi ha già la glicemia alta.
Le trovate in fondo, io non riesco nemmeno a riscriverle.
Prima di chiudere, riporto le parole di uno psichiatra, consulente e terapeuta di coppia, che alla moglie di un mio cliente che lamentava che il marito non la prendeva più per mano (modo ovvio di denunciare una perdita di vicinanza fisica- affettuosa), provò a rassicurarla dicendo : "Cara signora, io nella mia vita professionale solo una volta ho visto una coppia che dopo 40 anni di matrimonio girava tenendosi per mano, ed erano due matti ".
Probabilmente volle eccedere (capita di vedere signori anziani che si tengono sottobraccio e sono teneri ), per scuotere la paziente dal lutto per lo svanimento della stagione romantica del suo matrimonio...
Buona Lettura
«Cami ti chiedo scusa»
manifesti per la ex in tutta la città
ROMA - «Ciao Camilla, amore mio. Ti devo chiedere scusa». E
giù 19 righe in bianco su rosso fuoco, rosso passione, di spiegazioni,
giustificazioni, richieste accorate di perdono «davanti a tutta Roma». Chiuse
da un «Ti amo! Gianluca».
I manifesti sono comparsi in tutta la zona nord della
Capitale, sabato mattina. È il modo scelto da un marito romano, sicuramente
fedifrago, visto che dichiara di essere stato «travolto da una tempesta
superata», per tentare di riconquistare sua moglie Camilla. Ci aveva già
provato qualche settimana fa, imbrattando buona parte di via Cortina d'Ampezzo,
strada elegante di Roma nord in cui vivrebbe l'amata (ex?) consorte, con
scritte in vernice sempre rossa, «Cami ti amo», «Cami e Luca», con una data,
quella del 4 luglio 2008, evidentemente molto importante per loro due.
Altrettanto evidentemente l'unico effetto dell'iniziativa dell'improvvisato
«graffitaro» è stato scatenare le ire dei residenti («Io glieli farei pulire a
forza, quei muri erano stati appena rimbiancati», commenta una poco romantica
signora che abita sulla via): Camilla non deve essersi commossa, neanche un
po'. E allora lui ci riprova con i poster, peraltro esposti abusivamente. Ma
cosa importa la tassa di affissione quando c'è l'amore? Questo deve essersi
detto Gianluca, mentre componeva la sua supplica e la chiudeva addirittura con
una citazione dantesca su «l'amor che move il sole e l'altre stelle».
L'importante è che Camilla ritorni.
Non è certo la prima volta che innamorati, più o meno
felici, scelgono di condividere la loro passione con il resto del mondo, o
almeno della loro città o quartiere. A Bergamo una misteriosa «S.» ha fatto
affiggere, a distanza di qualche mese, due poster con poche parole, le solite:
«Tua. Per sempre». Aggiungendo, a scanso di equivoci, «dal 9 dicembre 2010»,
non sia mai che il suo beneamato possa confonderla con qualcun'altra.
Sicuramente più prolisso, ma altrettanto misterioso, è stato invece il
romanticone di Asti che due anni fa ha tappezzato la città con manifesti
bianchi come biglietti amorosi su cui in corsivo ha fatto scrivere frasi come
«Ti amerò per sempre. Più un giorno», oppure «Sei la mia quiche preferita,
adoro tutti i tuoi ingredienti», o ancora «Quando parlo con te il tempo sembra
sospeso. E non esiste niente altro attorno». È passato invece qualche anno dal
«coming out» di un maturo innamorato di Lecco che ha affittato uno spazio
pubblico per dire alla sua stagionata bella: «Ti ho baciata la prima volta 40
anni fa. E dopo tanto tempo, è pazzesco pensarci, sono ancora geloso di te.
Auguri Amore mio». E ancora lo spasimante di Modica, nel ragusano, che ha fatto
affiggere, sempre qualche anno fa, sei maxiposter per dire alla sua Valentina
un «Ti amo, sei tutta la mia vita», da sei metri per tre.
Su tanta melassa getta però un'ombra di fiele Terry Bruno,
psicanalista e terapeuta della coppia: «Naturalmente ogni caso è a sé e non si
può generalizzare - commenta -. E comunque viviamo un'epoca in cui si tende a
esibirsi, a fare spettacolo di tutto. Però non farei troppo affidamento su chi
sente il bisogno di sbandierare in modo tanto plateale la propria passione.
Attaccamenti troppo clamorosi possono facilmente spegnersi dopo poco, come i
più classici dei fuochi di paglia. I sentimenti meglio viverli nel privato».
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