lunedì 15 ottobre 2012

VELTRONI : SE NE VA IL MENO PEGGIO. SPERIAMO ALTRI SEGUANO !



Lo so, non ci credete. Dite che farà come ha fatto nel 2008, quando annunciò che se avesse perso le elezioni si sarebbe dimesso e sarebbe andato in Africa, continente che strega molti, a quanto si legge. Fece la prima cosa, non la seconda, e tutti glielo rinfacciano. Però io credo che Veltroni manterrà la parola, sia perché si è molto esposto, con annuncio pubblico in TV dall'amico Fabio Fazio, sia perché non è Berlusconi, che ha sfinito con questo "Mi candido, non mi candido" e infine perché credo sia il meno peggio del lotto.
Nel PD sicuro. Il discorso del Lingotto al momento della nascita del Partito Democratico, esattamente 5 anni fa, fu il migliore della carriera Veltroniana e veramente in tanti, e tra questi molti giovani, credettero ad una "cosa nuova". Non più la vecchia sinistra, non più il socialismo del sol dell'avvenire, non più il solito STATO, REDISTRIBUZIONE (che significa TANTE TASSE ) , ASSISTENZIALISMO.  Ma riconoscimento del merito, della ricerca di una uguaglianza dei diritti ma con accettazione dei doveri, di una parità dei punti di partenza e non già di quelli di arrivo, di solidarietà per i deboli ma senza più mera assistenza. Questa cose si leggono ancora negli scritti di gente come Ichino, Morando, Tonini...e, tra gli opinionisti Liberal, nei saggi e negli articoli di Ricolfi, Ilvo Diamanti, Giuseppe Turani...un tempo del compianto Edmondo Berselli , ma solo per citarne alcuni. Un partito moderno, che dei vecchi che si scioglievano in lui conservava l'attenzione per i valori sociali, la difesa di un welfare ridisegnato, sostenibile ma non archiviato.
Non fu un caso che il PD di Veltroni non chiese l'iscrizione in Europa al PSE, al partito socialista europeo. Oggi lo potrebbe tranquillamente fare, visto la regressione imposta da Bersani.
Insomma il PD di Veltroni non mi dispiaceva, anche se ne attendevo controprove, che infatti non sono arrivate, anzi...l'anima vetero socialista ha preso il sopravvento e i vecchi DS si sono pappati i popolari della Margherita. Nel 2008 QUEL PD prese , da SOLO, e dopo il fallimento penoso del secondo governo Prodi (non tanto per le cose fatte o meno, ma per l'elemosinare, OGNI giorno di una allucinante legislatura, durata infatti nemmeno due anni , la sopravvivenza, ottenuta, per lo più, grazie al soccorso legale ma illecito dei senatori a vita, di gente cioè NON eletta ). il 33% dei voti. Oggi manco con SEL, e il centro destra disperso e Berlusconi in soffitta,  il PD arriva a quel risultato.
Tornato a fare politica dopo essersi leccato un po' le ferite per la pur prevedibile sconfitta elettorale (tutti davano in centro destra favorito nel 2008, così come lo è oggi la sinistra per il 2013) , Veltroni ha visto l'inarrestabile regresso della creatura che aeva contribuito a far nascere e di cui era stato il "primo genitore".
Oggi che Renzi si candida portando come primo punto di discontinuità l'eliminazione della vecchia oligarchia di partito, Veltroni dà l'esempio e dice "il passo indietro lo faccio da solo". Apprezzabile. Aggiungendo quello che già si sapeva, e cioè che per fare politica non è che si deve sedere in parlamento (anzi, la maggior parte lì ci stanno per vivere...) . Certo, senza cariche si perde visibilità, e soprattutto POTERE, quindi non s'incide. Però se le idee che si hanno sono buone, se la capacità è reale, non è sempre così. Aznar, in Spagna, è stato il vero, grande regista del ritorno al governo del Partito Popolare...
La speranza è che l'esempio di Veltroni sia seguito nel PD (non vedere più la Bindi in tv...veramente altro che Mastercard !! ) ma anche da altri partiti è grande. L'elenco è lungo e non mi cimento solo per il timore di scordare qualcuno...
Se accadesse, se veramente il "beau geste" di Veltroni significasse la non ricandidatura di tutti coloro che da vent'anni e oltre pascolano a Montecitorio e Palazzo Madama, beh all'uomo del I care, dei Kennedy e del buonismo politico (magari finto), una statua toccherebbe farla.
DI seguito, il commento di Maria Teresa Meli sul Corriere sulla notizia del giorno


Pd, l'addio di Veltroni scuote la vecchia guardia D'Alema spiazzato medita il ritiro

 

ROMA - A Pier Luigi Bersani, con cui ha parlato ieri sera, l'ha spiegata così: «E' una scelta del tutto personale, senza altre letture. Non è per fare polemica: avevo preso un impegno nel 2006 e dentro di me l'avevo confermato quando mi sono dimesso da segretario». Ma è indubbio che, al di là delle sue intenzioni e della sua volontà, la scelta di Walter Veltroni è destinata a mutare il corso delle cose nel Partito democratico. Ed è singolare in questo senso che, seppure per caso, il suo annuncio sia caduto proprio nel giorno del compleanno di quel Pd che lui ha fondato.
Da settimane l'ex leader spiegava di «non poterne più di essere messo nel calderone dei vecchi che hanno fatto cattiva politica», da mesi ripeteva che «la storia del patto tra i big del partito per cui io mi sarei prenotato la presidenza della Camera per la prossima legislatura è una balla». E ora si sente finalmente «in pace» con se stesso. Il che non vuol dire che si defilerà dalla lotta. Lo ha assicurato al segretario: «Farò campagna elettorale e mi impegnerò per far vincere il Pd». Bersani ha ringraziato sia per la promessa fattagli sia perché con questa decisione Veltroni spiana la strada al leader che vuole rinnovare «senza umiliare o mettere da parte nessuno»: «Dobbiamo far vedere che anche noi vogliamo il ricambio, anche perché è vero».

E adesso tutti si chiedono che cosa farà D'Alema. Perché l'annuncio di Veltroni pone un problema ai maggiorenti di lungo corso del Pd. Per dirla con il giovane onorevole Fausto Recchia «in molti oggi si sentiranno invecchiati». Bersani spera in suo autonomo passo indietro. Il presidente del Copasir ha ammesso in più di un comizio che due mesi fa aveva pensato di dimettersi ma che poi di fronte «all'aggressione di Renzi» ha cambiato idea. E ora? Ora che Emanuele Fiano dice «facessero anche gli altri questo gesto». Ora che Alessandra Moretti, portavoce del comitato elettorale di Bersani, non ha fatto e non fa mistero di voler pensionare anche lui, che cosa farà D'Alema?

È spiazzato, di certo, perché questa sua scelta l'ex segretario del Pd l'aveva maturata da solo, una settimana fa. Ne era al corrente, in qualche modo, Bersani, ma erano pochissimi quelli che sapevano tutto: la moglie Flavia e l'indispensabile braccio destro Walter Verini. Il presidente del Copasir sostiene che «come sempre, farà quello che è bene per il partito». E lascia intendere che potrebbe defilarsi. Ma intanto non si sa quanto spontaneamente più di seicento politici, economisti, uomini di cultura meridionali oggi su l'Unità sosterranno che per loro «D'Alema è un punto di riferimento».

Si badi bene, questo non è un tentativo di ricandidatura da parte del presidente del Copasir. Semplicemente, D'Alema è amareggiato per il trattamento riservatogli: «Sono stato preso come il simbolo negativo della politica». E il fatto che i vertici del Pd non lo abbiano difeso gli ha fatto male. Un conto è uscire dalla mischia politica tra i fischi, un altro uscirne tra gli applausi. Ma non c'è solo D'Alema a essere spiazzato - e nel suo caso anche anticipato - dalla mossa di Veltroni. C'è anche Rosy Bindi. È in Parlamento da una vita e Renzi glielo ricorda ogni volta che può. Lei dice «mi rimetto alle decisioni del partito». Però spiega anche perché e per come si è meritata la ricandidatura. Ora non potrà riscendere in pista senza fare la figura di quella attaccata alla poltrona. Perciò sta riflettendo sul da farsi. Lo stesso dicasi per Anna Finocchiaro. Non ha problemi invece l'ex presidente del Senato Franco Marini che, qualche mese fa, in un'intervista alla Stampa disse che non si sarebbe ricandidato.

Ora c'è chi per rito o chi per convinzione, chiede a Veltroni, come fa Enrico Letta, di «ripensarci». Ma lui spiega: «Non ritornerò mai sui miei passi». E non esclude in un prossimo futuro un altro viaggio in quel continente che, al di là delle ironie che sono state fatte, gli è rimasto nel cuore: l'Africa. 



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