venerdì 23 novembre 2012

IL CATTOLICO BEFERA : AL FISCO L'ITALIANO PIACE POVERO



In questi giorni uno degli argomenti più sentiti riguarda il Redditest, scaricabile dal sito della Agenzie delle Entrate, che precede l'entrata in vigore del redditometro applicato ai consumi individuali e delle famiglie, previsto per l'ormai prossimo gennaio.
Befera, capo del fisco in Italia,  andando nelle varie trasmissioni televisive e radiofoniche, ha rassicurato i contribuenti dicendo che i suoi agenti saranno prudenti nell'utilizzare lo strumento, che all'inizio ci sarà una tolleranza anche più ampia del 20% annunciato (è la soglia oltre la quale lo sforamento tra dati dichiarati e quelli presunti fa scattare l'incongruità e quindi il controllo) e che quello che si vuole instaurare è un vero dialogo tra cittadini e fisco, con il secondo a chiedere delucidazioni e assolutamente disponibile all'ascolto....
Bellissimo. Peccato che tutto sia lasciato al buon cuore degli uomini del fisco, perché le norme non vanno in questo senso, per cui non basterà al cittadino dare una spiegazione plausibile, tipo la capacità di risparmio negli anni (se mi compro un'auto da 15.000 euro, probabilmente non lo farò coi guadagni di un solo anno, con la prospettiva di mangiare pane e cicoria per il resto del tempo ), l'aiuto familiare , che in Italia è tradizione secolare e da un po' vero e proprio ammortizzatore sociale senza il quale magari le piazze da mo' che bruciavano, una piccola vincita al gioco (gli italiani sono tra i giocatori più incalliti di lotterie, gratta e vinci et similia, qualcuno vincerà pure no ? ), piccolo prestito di amici (io ne ho fatti, voi no ? ),un'eredità. Con ogni probabilità il gentile e garbato funzionario (ammesso che lo sia veramente) ci spiegherà che per carità lui ci crede, ma purtroppo è costretto a chiederci la documentazione dei risparmi fatti , quindi gli estratti conto bancari, l'assegno o il bonifico di babbo e mammà, la ricevuta della vincita al gioco, il versamento dei soldi dell'amico, la denuncia di successione. La chiamano "semplificazione fiscale".
Cosa è più facile che accada ? che i consumi si contraggano ulteriormente, o che le persone trovino un mezzo per occultare la spesa, incentivate ancora di più a contrarre un patto di difesa antifisco col venditore : compro, pago in nero, così tu commerciante non paghi le tasse e io cittadino non ho un costo di cui mi si chiederà conto ! Certo, sono cose che non si possono fare per grandi spese, o almeno non per il momento, ma sono certo che si attrezzeranno. Ma per tutte le altre, dalla cena, al regalo, all'abbigliamento, alle consulenze professionali....Andare dallo psicologo è un lusso , ovviamente. Quindi meglio non farlo risultare.
Una genialata, non c'è che dire.
A questo punto il dubbio è che sia questo che si vuole : contrarre le spese degli italiani, abituarli a contare su meno soldi e potersi permettere meno cose. Un'educazione alla sobrietà, che favorisca la riduzione dell'Import. A me piace pure questa cosa, non so bene come si concili con l'occupazione, però sono sicuro che noi italici ci siamo abituati un po' troppo bene dagli anni 70 in poi. Resta che la nostra economia si fondi sulla produzione, di beni e ora anche molto di servizi, che però qualcuno DEVE acquistare. Se non lo fa perché oltre ad avere meno disponibilità ora ha anche paura del controllo fiscale , come sopravvive l'economia ?
Come detto, se ne parla abbastanza, ma sul Corsera ho letto poco in merito...Il Giornalone di via Solferino è sensibile all'etica anti evasione, e tutto sommato le sue penne sono piuttosto favorevoli all'invadenza fiscale purché l'evasore venga stanato e paghi. Ci sono lodevoli eccezioni, prima tra tutte quella di Piero Ostellino, e diversi economisti hanno contestato l'effetto recessivo, nonché incentivante l'evasione, di una pressione fiscale alta come quella italiana. Però analisi più approfondite sulla consistenza e sulla diversa composizione del fenomeno in questione, il Corriere poche ne fa. Magari de Bortoli crede anche lui che se tutti pagassimo le tasse queste diminuirebbero....
In realtà, i dati che Befera propaganda per legittimare la polizia fiscale che ha costruito e che difende, erano gli stessi identici sette anni fa. Ne scrisse su Panorama Maurizio Belpietro, allora direttore del settimanale, e la ripropose Feltri dalle colonne di Libero. Dopo sette anni tutto è com'era, dopo due anni di Prodi, tre di Berlusconi e uno di Monti...Forse che quei dati vanno letti in maniera meno spiccia ?
 Da leggere il commento di Davide Giacalone sulla novità prenatalizia del direttore Befera
Buona Lettura


Porcheria fiscale


Diciamo subito tre cose: a. le tasse si pagano; b. la pressione fiscale è troppo alta; c. le complicazioni fiscali, l’accanimento burocratico e la morbosità accertativa circa l’uso che ciascuno fa dei propri soldi sono intollerabili. La prima ha a che vedere non solo con l’onestà personale, ma anche con la sostenibilità collettiva. La seconda è questione economica di primaria importanza, cui abbiamo dedicato e dedicheremo molta attenzione, sicché oggi mi sia consentito saltarla. La terza è la tortura supplementare inflitta alle persone oneste, che non è affatto vero possano star tranquille e nulla temere. In tal senso, mentre il redditometro è uno strumento utile per accertare la fedeltà fiscale dei cittadini, il redditest è una bischerata moralistica con effetti recessivi.
Quando le autorità comunicano che 4.3 milioni di contribuenti non sono congrui e il 20% delle famiglie sospettate di evasione fiscale, diffondo il nulla e il terrore fiscale. Veleni. La non congruità non significa un accidente, perché la non coerenza con i modelli di consumo stabiliti in sede burocratica non accerta un bel niente. Inoltre ci sono redditi esenti o tassati con cedolare, che generano disponibilità senza andare in dichiarazione. Il sistema funzionerebbe se quel parametro fosse utilizzato solo per indirizzare gli accertamenti, i quali non dovrebbero nuocere a chi ha rispettato le leggi. Ma non è così, perché io stesso (che pago tutte le tasse, che ritengo giusto pagarle e che posso scriverlo senza timore di essere smentito, lusso non proprio diffusissimo) ho subito un accertamento fiscale, l’ho accolto con piacere, salvo prendere atto che: 1. è durato quattro mesi; 2. s’è concentrato su questioni meramente formali; 3. gli accertatori avevano una voglia matta di fare il verbale, salvo lasciare tutto al contenzioso successivo; 4. ho dovuto io documentare tutte le mie spese, ivi comprese quelle privatissime; 5. alla fine lo scherzo m’è costato seimila euro di spese, fra commercialista e documentazione chiesta alle banche. Riassunto: non solo il contribuente onesto deve temere, ma deve mettere nel conto che il solo subire un accertamento gli costerà come una tassa aggiuntiva, che si somma a quella che versa ogni anno al professionista senza il quale non potrebbe tenere i conti in ordine. Una porcheria.
Il redditest è una presa in giro terrorizzante. Dovrebbe servire a far sapere a chi lo compila se i suoi redditi sono coerenti con i suoi consumi. Ma chi mai si pone una domanda simile? E’ cretina quante altre mai! Lo so bene se sono coerenti, visto che li pago. Allora, la domanda vera è altra: i tuoi redditi dichiarati sono coerenti con i consumi emersi? Ecco, così ha un senso. 
Se scopro di sforare, o di essere al limite, che faccio? Contraggo i consumi o chiedo di pagare solo in nero. Nel primo caso aiuto la recessione, nel secondo aumento l’evasione. Bel risultato.
Il fatto è che il nostro fisco premia la povertà, reale o fittizia che sia, e penalizza l’onestà. Da troppo tempo le discussioni con il commercialista non si concentrano su come amministrare i propri soldi o su come far fronte ai propri debiti, ma su come fare in modo che redditi e consumi aderiscano allo schema burocratico-fiscale. E siccome chi sta sotto un minimo di fatturato ha trattamenti di favore, nessuno è disposto a superare di poco quel minimo, sicché o rinuncia al lavoro (spingendo la recessione) o propone un accordo illecito. E, si badi, quel tipo di evasione è doppiamente nociva: perché disonesta, sottraendo soldi alla collettività, e perché diminuisce la sensibilità verso l’eccessivo carico fiscale. Sono favorevole a che tutti paghino tutte le tasse anche perché diventerebbero moltissimi quelli che anziché mugugnare (nascondendosi) protesterebbero vivacemente (esponendosi).
Dobbiamo stare tutti attenti. Chi, come me, critica, affinché non si confonda il dissenso con l’alibi all’evasione. Chi esige e controlla, affinché non eserciti il proprio potere finalizzandolo ai dati consuntivi da portare, anziché al rispetto della legge e del cittadino. Chi amministra la politica fiscale, il governo, affinché non nasconda dietro un inaccettabile moralismo fiscale il mero desiderio di aumentare il gettito per inseguire una spesa fuori controllo.

3 commenti:

  1. RAFFAELE MARIN

    Ineccepibile come al solito

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  2. GIACOMO ZUCCO

    Alla faccia del "cattolico". Vero che Gesù cercava di convertirli, i pubblicani. Ma per questo servirebbe un miracolo vero.

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  3. Una battuta della situazione economica Italica. :

    Cristo mori sui chiodi ... a noi ci fanno vivere e tra poco , nemmeno questo è piu possibile.-

    (CHIODI in toscana sono debiti all'altimo sangue)

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