Inizia oggi la convention che dovrebbe far decollare finalmente la proposta di ITALIA FUTURA , patrocinata da Luca Montezemolo che però continua a ripetere che il suo è un contributo e non una candidatura a Premier. Anzi, esclude questa prospettiva. In attesa di capire bene cosa sia il nuovo manifesto politico, sappiamo chi c'è e chi, al momento, no. Ci sono i cattolici cristiani delle Acli, della Cisl di Bonanni, i liberali illuminati quali Nicola Rossi (uno dei padri del lodevole e inattuato Statuto del Contribuente ), il Ministro Riccardi...Non ci sono più Oscar Giannino con FiD, che non hanno apprezzato troppo ecumenico "centrismo" (leggi trasformismo e opportunistico "vaghismo" nelle proposte, più slogan che idee programmatiche ) e personalità come la Marcegaglia. Casini e Fini si dichiarano ascoltatori attenti e "interessati", aspettando messaggi di continuità con la famosa "Agenda Monti". Fioroni e i centristi ec Margherita hanno le valigie pronte.
Bene, aspettiamo anche noi. Ascolteremo cosa verrà detto, quali sono le proposte salienti in campo istituzionale ed economico e commenteremo.
Al momento, faccio mie (le trovate evidenziate) alcune considerazioni di Angelo Panebianco che alla nuova formazione moderata dedica l'Editoriale odierno del Corriere della Sera
Buona Lettura
ILNUOVO POLO CATTOLICO-LIBERALE
Le ambizioni dei moderati
Se diamo retta alla fotografia degli umori del Paese che
oggi ci consegnano i sondaggi, alle prossime elezioni due forze politiche
potrebbero riscuotere più consensi delle altre: l’alleanza Bersani- Vendola e
il movimento Cinque Stelle. E poiché entrambe queste forze, sempre stando ai
sondaggi che circolano, resterebbero al di sotto del trenta per cento dei
suffragi, tutti coloro che non si riconoscono in nessuna delle due sarebbero
drammaticamente sottorappresentati, consegnandosi all’astensione (che si
prevede alta) o alla dispersione fra i tanti rivoli e frammenti in cui potrebbe
sciogliersi il centrodestra berlusconiano.
Davvero rischiamo di consegnare l’Italia a un «bipolarismo »
Bersani-Grillo, con, in più, la drastica sottorappresentazione della
maggioranza degli elettori? Dipenderà da ciò che accadrà «a destra» di Bersani,
in quelle vaste praterie elettorali un tempo monopolizzate da Berlusconi.
Riuscirà Angelino Alfano a limitare le perdite, e a tenere unito il suo gregge,
garantendo così un futuro all’attuale Pdl? E quali caratteri avranno le nuove
offerte politiche che emergeranno nel tentativo di sfondare nelle suddette
vaste praterie? Non ancora una compiuta risposta ma, per lo meno, una seria
indicazione potrebbe venire dall’appuntamento pubblico che oggi a Roma terrà a
battesimo una nuova forza politica, voluta da Italia Futura di Luca Cordero di
Montezemolo, dal ministro Andrea Riccardi e da altri, e che parte già potendo
contare sull’appoggio della Cisl, delle Acli, e di diverse associazioni sia
laiche che cattoliche.
Il futuro di una nuova forza politica è sempre dettato da
due fattori, uno «soggettivo » e uno «oggettivo». Conta ciò che quella forza
decide di essere, l’identità che sceglie di darsi. E contano le condizioni
esterne che ne influenzeranno il percorso. Insomma, conta sia ciò che quella
forza politica «vuole» essere (la sua carta d’identità) sia ciò che essa «può»
essere (e che dipende da opportunità e vincoli imposti dalle circostanze).
L’identità di un nuovo movimento politico è definita dalla proposta che esso
indirizza al Paese. Nessun movimento allo stato nascente può avere successo se
la sua proposta e, di conseguenza, la sua identità, non sono chiare, comprensibili,
definite. Quale sarà la proposta della forza politica che nasce oggi a Roma?
Nell’attesa dei futuri sviluppi, si può solo ragionare sui pochi elementi in
nostro possesso. Sappiamo che il nuovo movimento si presenterà come alfiere di
un definitivo superamento della (cosiddetta) Seconda Repubblica, come punto di
riferimento per chi cerca una via d’uscita dopo l’esaurimento della stagione
berlusconiana. Ma ciò è troppo poco o troppo generico per configurare una
proposta. Possiamo anche, conoscendo la qualità di alcune delle persone
impegnate, in posizioni di rilievo, nel movimento (gli economisti Nicola Rossi
e Irene Tinagli e altri), scommettere sul fatto che da esso usciranno «proposte
» (al plurale), su economia, istruzione, eccetera, di sicuro interesse e di
altrettanto sicura serietà.
Ma la proposta (questa volta al singolare) che il movimento
farà al Paese quale sarà? Da ciò che si capisce, sarà soprattutto la
rivendicazione di una continuità con l’opera del governo Monti. Però, va notato
che questa enfasi sulla continuità con il governo in carica può comportare sia
vantaggi che svantaggi: poiché il governo Monti è stato ed è diverse cose,
alcune luminose (il rigore sui conti) e altre meno (tante tasse e pochi tagli,
niente liberalizzazioni, niente riforma dell’amministrazione). Rivendicare la
continuità con Monti se non si distingue fra ciò che va e ciò che non va
conservato, rischia di annacquare la proposta, di renderla ambigua, non
incisiva. Vedremo come il neonato movimento scioglierà questo nodo.
Specialmente sul versante liberale, dopo le tensioni, e forse il divorzio, da
Oscar Giannino ed Emma Marcegaglia.
Oltre alle scelte che il nuovo movimento farà, conteranno le
circostanze. Anche a dispetto della volontà dei suoi proponenti esso potrebbe
domani ritrovarsi ad essere nient’altro che un rassemblement neocentrista, alla
ricerca continua di alleanze a destra e a manca. Per effetto della dissoluzione
del vecchio bipolarismo destra/sinistra e del ritorno alla proporzionale. Con
due conseguenze. La prima sarebbe quella di ritrovarsi nello stesso spazio
occupato (ma, nel suo caso, si tratta di esplicita volontà) da Pier Ferdinando
Casini. La seconda sarebbe quella, al di là delle migliori intenzioni, di
rendere la propria proposta vacua e debole. Poiché è nella natura dei
rassemblement neocentristi di non potersi permettere un profilo programmatico
netto, dovendo essi barcamenarsi, a seconda dei numeri parlamentari, fra
sinistra e destra. È evidente che, in questo caso, con una proposta debole, sarebbe
difficile intercettare quell’elettorato ex berlusconiano oggi tentato più
dall’astensione che dal voto. Anche per questa ragione il nuovo movimento dovrà
assumere posizioni nette sulle questioni costituzionali ed elettorali. Quale
assetto istituzionale caldeggerà (proporzionale o maggioritario? Parlamentare o
presidenziale?)? Sarà difficile eludere il tema.La disgregazione del
centrodestra apre grandi spazi. La conquista di quell’area richiede fortuna ma
anche virtù: ambizione, coraggio, e scelte nette.
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