lunedì 26 novembre 2012

"PERCHE' MI ODIANO COSì TANTO ?" LEV KERET, SETTE ANNI. QUALCUNO VUOLE RISPONDERE ?




La tregua in Medio Oriente resiste. Quella parte che interessa agli  Europei, e agli Italiani, che hanno sostituito all'America Israele, come Stato da odiare, simbolo di ogni male, nefandezza, eccidio.
Perché che si muoia in Siria, che si lancino delle bombe  a grappolo su un campetto di calcio per bambini a Damasco, uccidendone così 9 e dilaniandone non so quanti altri, non importa molto. Anzi, si dubita, pensando che si tratti di propaganda anti Assad, filo statunitense e, ovviamente, israeliana ( roba che Israele non si augura certo la fine anche del Dittatore siriano, col quale aveva da tempo raggiunto un appeasement accettabile e non ha certo voglia di ritrovarsi un altro paese confinante con smanie fondamentaliste ).
Di questo allucinato e allucinante strabismo europeo, ma italiano ancora di più,  abbiamo già scritto ( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/11/ieri-era-lamerica-oggi-e-israele-lo.html ), riportando un bellissimo e angosciato intervento di BHL sulla questione.
Oggi trascrivo lo stralcio della raccolta fatta da Pierluigi Battista (pubblicata sul Corriere della Sera ) , scorrendo gli interventi nella rete, specialmente in siti e format vicini ai grillini :
“I fan di Grillo e l'odio contro Israele”

C' è da preoccuparsi? Sì, c'è da preoccuparsi. Ecco un florilegio di commenti apparsi nei giorni della guerra tra Israele e Hamas sulle pagine Facebook legate a Beppe Grillo. «Si può dire che Israele è uno Stato canaglia, ormai è assimilabile alla Germania nazista, assassini che uccidono in modi indiscriminato donne e bambini». «Spero solo che qualcuno con qualsiasi mezzo fermi questo Stato assassino». «Gli ebrei hanno una memoria selettiva». «Il sangue e la sofferenza ai banchieri non interessa». «Mi sarebbe piaciuto immaginare che un popolo come quello ebraico avesse imparato dalle passate sofferenze una maggiore umanità. Invece bisogna constatare che dal vecchio carnefice ha ereditato i metodi». «La partigianeria ci ha spacciato la seconda guerra mondiale come un atto di forza razziale, come una pulizia etnica, seppure queste cose avvenute non era altro che un esproprio di ricchezze da parte dei socialisti tedeschi nei confronti degli ebrei che da sempre comandano il mondo con ricchezza, capacità e cinismo mescolato alla radicalità». «Sono il popolo maledetto da Dio, si può solo sperare nella sua misericordia». «Fin dall'inizio gli ebrei facevano gli strozzini creando banche in Europa, ora hanno una sorta di dittatura sul mondo e soprattutto in Palestina». «È brutto da dire non sono razzista o fascista, Hitler era sicuramente un pazzo malato, ma la sua idea di eliminare gli ebrei era di eliminare la loro dittatura finanziaria». «Finché abbiamo Nobel per la pace assegnati allo scandaloso Obama e a una criminale Unione Europea e a tutti politici asserviti ai loro padroni sionisti, allora non c'è speranza di pace». «Cameriere di Usa e Sion il vomitevole Terzi». «Israele, il più sanguinario criminale schiavista e folle governo che esista al mondo». «Dario, zyklon B anche per te, pace e giustizia in Palestina». «Oggi ci sono i nazisti dell'unica "democrazia" in Medio Oriente il che per alcuni non rappresenta neanche un paradosso, sionisti di merda». «Gli armatori e i petrolieri sono israeliani per inventarsi guerre locali ovunque». «I capi di governo israeliani sono dei mostri». «Hamas è infinitamente meglio di tutti i partiti sionisti che per decenni hanno predicato odio, violenza, guerra, pulizia etnica. Hamas non ha rubato la terra a nessuno». «Hanno le mani nel dollaro, andate a vedere la legge sul dollaro di Kennedy nel '60 circa, e la differenza tra dollari verdi e dollari rossi, dietro ci son loro, gli ebrei». «Mi sa che arriva la terza guerra mondiale, sempre pilotata dagli stessi padroni di banche e di armi». «Ma se sti mussulmani vonno la guerra santa, diamojela». «Povero Israele, non può far altro che vendere armi e ignoranza». «Ma che cosa siamo, neanche animali, pensando commovente per gli ebrei morti e non per gli altri. Ebrei poverini, e gli altri». C'è da preoccuparsi? Sì, c'è da preoccuparsi.

Francamente, non saprei come replicare, di fronte a tanta violenta demenza.
Allora preferisco postare un dialogo tra Davide Frattini e lo scrittore israeliano Etgar Keret.
Parole non violente, anzi, addolorate , quasi rassegnate.
La differenza fatela voi.


"Il ricordo è sempre lì: il padre in divisa seduto al tavolo della cucina scrive i nomi degli amici ai quali deve dei soldi, la lista da dare alla moglie per non lasciare debiti se l’avessero ammazzato. «Stava per andare al fronte, carrista nella guerra di Yom Kippur, 1973». Etgar Keret aveva sei anni, suo figlio Lev oggi ne ha sette. «Non voglio che cresca con le stesse memorie violente — racconta al telefono lo scrittore israeliano —. A me da piccolo hanno insegnato a non toccare gli oggetti per strada perché potevano nascondere l’esplosivo, i miei caffè preferiti sono stati devastati dagli attentati. Chiamano Tel Aviv la bolla, io ho provato a costruire per lui una bolla dentro la bolla. È scoppiata con i missili di questi giorni».


Lev ha già imparato dove nascondersi al suono delle sirene, a riconoscere i resti di un razzo (il frammento è stato portato a scuola da un compagno), a non ammettere di avere paura. «Purtroppo ha anche imparato a trasformare la vergogna che sente in rabbia. Dopo l’attacco contro il bus, la maestra ha tenuto i bambini in classe, niente cortile. Si è sentito mortificato. È tornato a casa e mi ha urlato: «Perché mi odiano così tanto, perché vogliono uccidermi? Adesso vado io a far saltare gli autobus dei palestinesi». Mi sono seduto con lui e ho provato a spiegargli: i leader che combattono questa guerra sono come dei ragazzini, uno tira un calcio, l’altro un pugno, uno tira un calcio, l’altro… Così non finisce mai. Allora mi ha detto: cambiamo questi capi».

Quando le sirene sono suonate a Tel Aviv, per la prima volta dalla guerra del Golfo nel 1991, Keret era negli Stati Uniti a presentare il nuovo libro All’improvviso bussano alla porta (Feltrinelli). «Ho cancellato le tappe successive e sono tornato in Israele. Il sentimento di essere padre ti lega ancora di più alla terra, metti radici più resistenti. Però ti spinge a pensare sempre al futuro, non puoi più vivere nel tuo presente egoista. Così penso che forse dovremmo andarcene, io e mia moglie Shira vorremmo far crescere Lev in un posto dove hai il privilegio di annoiarti. Allo stesso tempo sono figlio di sopravvissuti all’Olocausto, il loro sogno è sempre stato vivere in un Paese dove non sei minoranza. Prima di morire nove mesi fa, mio padre mi ripeteva sempre: “Sai qual è la differenza tra il furbo e il saggio? Che il furbo sopravvive alla guerra, il saggio se ne va prima che cominci”».

È alla nonna che Lev si è rivolto dopo i primi allarmi, è scampata al ghetto di Varsavia e il bambino la considera l’esperta di guerra in famiglia. «Mi chiedo quanto e che cosa dirgli — continua lo scrittore —. Io considero legittima la risposta di Israele ai razzi lanciati contro le città del Sud, ma non posso accettare che il primo ministro Benjamin Netanyahu si rifiuti di negoziare con Abu Mazen, il presidente palestinese. Questo cessate il fuoco renderà Hamas ancora più forte, alla fine Bibi tratta con quelli che non vogliono la pace e ignora chi ce la offrirebbe».

Resta la paura per il futuro e un possibile conflitto con l’Iran. «Lev è dispiaciuto perché i missili sono caduti lontano e non può raccoglierne un pezzo come i suoi compagni. Io gli dico: sii paziente, vedrai che ne cadranno tanti anche vicino a noi». 

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