Bersani ha già vinto le elezioni, che si faranno col Porcellum , tanto detestato in passato ma assai caro con il suo premio di maggioranza in odore di incostituzionalità, come detto espressamente dalla Corte, indicando come illegittima l'assenza di una soglia minima perché il premio scatti. Anche la famosa Legge Truffa degasperiana, tanto avversata dal PCI dei tempi, la prevedeva, ed era anche alta : il 50% + 1 voto. Bersani grida al golpe all'idea che gliela mettano al 42,5% .... Ma Bersani, lo abbiamo già detto, è sì brava persona, ma pur sempre un politico, e quindi soggetto per il quale la convenienza del momento vale più della coerenza e anche di ciò che è evidentemente più giusto. Vedrete che, vinte le elezioni, il Porcellum lo cambieranno, con la propria maggioranza, intanto se ne servono. Lo ribadisco, incoerenza e opportunismo non sono prerogative di Bersani, ma sono caratteristiche dell'uomo politico, anche di quelli di più alto respiro. Basta che uno se lo ricordi sempre. Leggo molte persone che all'ipotesi di un Renzi che si stacchi dal PD e fondi la casa dei Liberal, del vero centro sinistra, abbandonando un partito che è tornato ad essere di mera sinistra socialista(anche un po' nostalgico comunista, diciamolo ...) , con vene di radicalismo e di socialdemocrazia, ma dove istanze liberali, centro progressiste non hanno alcuno spazio, sostengono che se così facesse, il sindaco fiorentino sarebbe "incoerente". In senso letterale sarebbe vero : ha sempre detto che se avesse perso sarebbe rimasto e avrebbe dato una mano (facendo il sindaco di Firenze ? pochino....) per vincere le elezioni politiche. E' anche vero che il risultato ottenuto, il 35% dei voti al primo turno, diventati il 40 al secondo, sono tanta roba che resta però inutilizzata nel PD odierno. Sarebbe accettabile se a dividere l'idea di Italia di Bersani, Vendola e Renzi fossero sfumature. Ma così NON è. Ancora ieri la responsabile dei comitati renziani ricordava come le differenze fossero tante profonde : Riforma del diritto del Lavoro opposta a quella della Camusso, mantenimento della riforma previdenziale , che Vendola vuole cancellare, abbattimento del debito pubblico , che Bersani si limita a non aumentare, abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, come da volontà popolare, bottino a cui invece il segretario PD non vuole rinunciare, riforma della scuola fondata sul merito, concetto poco gradito da TUTTA la sinistra......si potrebbe continuare. Non sono cose da poco. Mucchetti, per quanto antipatico, ha ragione quando dice che il fronte conservatore non deve pretendere che la sinistra faccia la destra, però dovrebbe spiegare quanto siano compromettibili le istanze emerse dal ticket Bersani - Vendola con quelle di Renzi.
Fatta questa lunga digressione, e dato per assodato che le elezioni sono inutili perché tutti dicono che vincerà la sinistra, leggo interessanti perplessità venire da più fronti (Polito, Turani, Giacalone...solo per citare gli ultimi) i quali si domandano : ma che si fa con il debito e la spesa pubblica ?
E sì perché lo spread sotto quota 300 non fa più paura ( quando le cose erano non buone, però tranquille, stava a quota 130-140....ricordiamocelo) , ma non è che i numeri dell'economia italiana siano rassicuranti. Il bilancio del Governo Monti non è di quelli esaltanti : il debito è salito al 126%, la disoccupazione ha superato l'11%, l'economia è in recessione di oltre due punti di PIL. Non sono belle cose (Monti accendesse un cero a Draghi, quando trova tempo, tra un'esternazione e l'altra). Delle tante decantate riforme, l'unica efficace (per quanto indubbiamente dolorosa) è quella previdenziale. Infatti Vendola la vuole smontare. Il resto è fuffa.
Le entrate dello stato respirano solo grazie al rinnovo dei prestiti e alle entrate che non calano , nonostante la recessione economica, per via dell'aumento delle tasse (l'IMU è una bella barcata di miliardi) e del terrore fiscale. Però quel problema e lì e pesa. Polito parla di "rottamazione delle frottole", scrivendo ieri che :
"Nella favola più in voga si narra che l'arrivo della sinistra al governo libererà ingenti somme di denaro pubblico da investire in grandi opere (le «migliaia di cantieri» di cui parla Vendola), o in ritorni alle pensioni di anzianità (il progetto Damiano, poi bloccato dalla Ragioneria dello Stato perché costava 17 miliardi), o in «stimoli alla crescita» e «politiche industriali» (il keynesismo alla Fassina).
E in Germania i socialdemocratici hanno approvato il Fiscal
Compact, e non sembrano disposti a suicidarsi alle elezioni proponendo di
spennare i tacchini tedeschi per i debiti dei passerotti italiani."
Da ultimo ricorda come sia stra l'affermazione per la quale " le primarie le ha vinte il «profumo di sinistra»
di Vendola, che ha preso quasi il 16%, e le ha perse il «profumo di destra» di
Renzi, che ha preso il 40%."
Osservazioni ineccepibili eppure sono valse commenti irosi e al vetriolo verso il giornalista, considerato un "traditore" (Polito era stato eletto nelle liste dell'Ulivo nel 2006 ).
Giacalone scrive del vero partito dominante in Italia, del tutto trasversale, la vera Grande Coalizione imperante da 40 anni e passa : il PARTITO UNICO DELLA SPESA PUBBLICA".
Invincibile, come anche l'esperienza del governo tecnico, dei professori, sta lì a dimostrare.
Vi lascio alla lettura dell'articolo di Giacalone, che prende spunto dalla questione della spesa sanitaria, per dimostrare come da noi il problema è ben grave e non riguarda solo la carenza dei partiti politici, ma l'ostinata pretesa degli italiani ai pasti gratis (o comunque molto scontati, e pagati semmai da altri).
Il Pusp
A leggere le cronache politiche sembra quasi che il governo
Monti sia già con le valige in mano e che le elezioni siano domani mattina.
Anzi, in qualche caso sembra che ci siano già state, come se le urne delle
primarie della sinistra servissero a stabilire chi è pronto a sedere a Palazzo
Chigi. In questo modo togliendo agli elettori l’incomodo di stabilire a chi
dare il voto, e al presidente della Repubblica il fastidio di dare applicazione
al dettato costituzionale. Ove non è prevista alcuna elezione del capo del
governo. Ho l’impressione che la facciano un po’ troppo facile e sbrigativa. Su
diversi fronti, non ultimo su quello che riguarda Mario Monti.
Nel corso della settimana scorsa il presidente del Consiglio
aveva sostenuto la necessità di ripensare la sostenibilità del nostro sistema
sanitario. Noi scrivemmo subito che aveva ragione e che il problema va
affrontato. Siccome aveva accennato a ulteriori fonti di finanziamento, una
rozza semplificazione giornalistica gli aveva messo in bocca l’ipotesi della
privatizzazione, che aveva spinto Palazzo Chigi a una nota di precisazione.
Interpretata come se Monti fosse stato imprudente e avesse fatto marcia
indietro. Niente di più sbagliato, perché ieri è tornato alla carica, con
nostra soddisfazione e plaudo: “La nostra sanità pubblica è chiamata a ripensarsi.
Dobbiamo imparare a gestire il divenire del processo demografico in modo più
efficiente”.
Il significato è chiaro: proprio perché la sanità funziona,
l’età media della popolazione cresce, tendendo a un futuro in cui i lavoratori
capaci di finanziare il sistema, con le tasse che pagano, perderanno peso
relativo rispetto ai pensionati anziani che usufruiranno massicciamente della
sanità pubblica. E’ una ragionamento demografico ineccepibile. Fin troppo
prudente, per i miei gusti, giacché sposta avanti nel tempo un problema che
vedo già maturo: la pressione fiscale sui produttori di ricchezza è troppo
alta, mentre la spesa sanitaria è fuori controllo.
Al rilievo di contenuto Monti accompagna una considerazione
politica: “La nostra mentalità è chiamata a fare i conti con nuove prospettive,
nuove visuali. Il conservatorismo non è prerogativa di un’età della vita, bensì
di una data stagione, di una certa collettività. C’è bisogno di vincere la
chiusura mentale al cambiamento”. A questo aggiungete quel che disse Mario
Draghi, circa la necessità di ripensare la struttura stessa del welfare state,
perché non possiamo più permetterci (oltre a essere intrinsecamente ingiuste)
le sue molte disfunzioni.
Ecco, le due cose descrivono una necessità
ineludibile: sgominare il più potente partito italiano, sconfiggere la più
capillare organizzazione politica, capace di penetrare gli schieramenti e d’intridere il sindacato, battere il Pusp.
Il Partito unico della spesa pubblica.
Il Pusp ha messo le mani sul cervello della destra,
bloccandone gli istinti di libertà e mercato, per porli al servizio di
corporazioni che andavano soddisfatte. Il Pusp ha messo le mani sul cuore della
sinistra, spegnendone la voglia di giustizia sociale e mettendo il gettito
fiscale non al servizio dell’equità, ma della spartizione. Il Pusp è stato
capace di vincere molte partite politiche e culturali, inducendo a credere che
solo togliendo soldi ai cittadini e al mercato, quindi facendoli intermediare
dalla politica, si potesse mirare alla salvezza dal vizio e dalla schiavitù del
profitto. Così diffondendo la più viziosa dilapidazione. E’ il Pusp a dominare
ancora la scena.
Monti lo ha ricordato, usando un linguaggio più sobrio, non
c’è dubbio, ma niente affatto soffice. Ha lanciato un’accusa di conservazione
dell’inconservabile. Con la quale la destra dovrà fare i conti, non appena
ritenesse di dovere tornare a occuparsi di cose serie. Ma con la quale deve
fare i conti anche la sinistra, le cui decisioni primarie vanno in direzione
opposta. Non si distraggano, gli uni e gli altri, perché il commissario non è
sul piede di partenza. Il suo governo ha commesso non pochi errori ed è
scivolato troppe volte, anche perché spintonato dal Pusp. La compagine
ministeriale non s’è dimostrata all’altezza di tanta fama. Ma il commissario è
lì. Sobriamente implacabile e non in procinto di togliere il disturbo.
Sempre grato per i lucidi esami delle varie stuazioni politiche e per la scelta dei brani di stampa che mi evitano di leggere tutti i giornali, ogni tanto non mi sono chiare alcune tue posizioni. Sull'interpretazione politica delle varie posizioni dei partiti o delle loro correnti ognuno ha diritto di vederla secondo il proprio sentire ma certe ripetute affermazioni, secondo me hanno bisogno dell'elencazione dei fatti che le sostengono.
RispondiEliminaPremesso che la mia informazione è minima rispetto alla tua, non trovo conferma del "fatto" che il PD vuole l'attuale legge elettorale (mi fa schifo la legge ma ancor più il nome con la quale viene normalmente citata). Mi risulta che tutte le obiezioni alle modifiche della legge, da qualsiasi parte presentate, siano venute dall'altra parte politica. Che poi, dato questo continuo ostruzionismo, alla faccia di Napolitano, si voterà con questa aberrante legge è cosa probabile e che questo, SE (dati i precedenti 20 anni ho ancora serissimi timori!) il centrosinistra vincesse tornerebbe a suo vantaggio, ci sta, ma, ripeto forse per mia ignoranza, non mi risultano posizioni esplicite favorevoli all'attuale legge da parte dei notabili della cosiddetta sinistra. Illustrami. UNCLE
Allora zione..questo tuo intervento mi conferma che ultimamente mi hai letto poco...pazienza.
EliminaTi riporto qui un post scritto sulla questione e in esso ne sono citati altri precedenti :http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/11/il-premio-di-maggioranza-al-425-bersani.html . Dagli quando puoi una letta e magari torniamo a parlarne. Si vede che è Natale ?? Sorriso.