Il Vaticano ha scelto Monti, e mi sembra normale, per certi versi : Berlusconi, con tutti gli scandali, le polemiche e le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto è nome ormai non accettabile per Santa Romana Chiesa, ed è inutile che il Cavaliere si adombri per la palese ingratitudine : in politica è parola inesistente.
Inoltre Casini , lo sponsor principale dell'Agenda Monti, è l'erede dello Scudo Crociato, simbolo della gloriosa (?) , vecchia DC, al quale non intende rinunciare, sostenendo che nelle urne , specie al Sud, ha ancora il suo bravo perché.
Certo, non si sa come si regolerà la lista montiana in termini di diritti civili e di temi eticamente sensibili. Nella famosa Agenda pare che non ci sia nemmeno una riga al riguardo. Però tra i candidati in lizza, chi dovrebbe scegliere la curia ? La sinistra, anche al netto di Vendola (che comunque C'E') ?? Grillo , la Lega ???
Ci sarebbe il PDL del Silvio nazionale, che tanto bene ha fatto per gli interessi curiali, ma abbiamo già detto sopra.
Resta quindi Monti, persona per bene, famiglia esemplare, emblema della sobrietà, schierato al Centro, in grado, si spera, di diventare elemento indispensabile anche nel governo che verrà e quindi contrastare efficacemente politiche ostili al pensiero cattolico più ortodosso.
Personalmente, non mi ha mai scandalizzato la cosiddetta "ingerenza" del Vaticano sulle cose italiane, ma in realtà di tutti quei paesi a maggioranza cattolica dove la Chiesa ha cercato di esercitare la propria influenza in ragione del proprio Credo e dei propri valori. Certo la cosa cambia se dalle prediche dal pulpito si passa a alleanze segrete, patti e scambi non trasparenti. Però, che la Chiesa dica ai suoi fedeli che Tizio meglio rappresenta la visione di società predicata e auspicata dal Pontefice, non mi fa strappare le vesti.
In una Italia assai più credente dell'attuale, gli elettori hanno votato negli anni 70 per l'aborto e per il divorzio, quindi mi pare che alla fine la democrazia abbia funzionato, con un dibattito civile che allora coinvolse veramente tutto il paese.
Ma quante "divisioni corazzate" ha la Chiesa ? Lo domandava provocatoriamente Stalin a chi lo invitava a una minore intransigenza nei confronti dei fedeli di quest'ultima. Ai tempi della domanda, l'uomo mostrava di non essere uomo politico di grande spessore ( ma in compenso aveva la forza e la crudeltà, per il tempo, e dopo 40 milioni di morti in Europa, erano sufficienti ) . Oggi , sostituendo alle divisioni gli elettori, il quesito è più pertinente, e la risposta è : non molti. Ovvero, gli elettori che sono anche cattolici sono tanti, ma che votino in relazione alle indicazioni ecclesiastiche, parecchi meno.
Non è solo la mia sensazione ma anche di due attenti osservatori delle cose italiane come Luca Facci (il primo post) e Davide Giacalone, di cui riportiamo il pensiero sul tema.
Buona Lettura
L'OSSERVATORE ITALIANO
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Per superstizioni, invece, intendo quella secondo la quale
il Vaticano sposta ancora voti - non ne sposta uno da decenni, chiedete a
qualsiasi sondaggista - e poi intendo l'altra secondo la quale non puoi
governare se il Vaticano ce l'hai contro: neppure Gianni Letta ci crede più. La
dottrina sociale della Chiesa non ha più diritto a iscrizioni d'ufficio, non
almeno nel novero delle cose politiche e istituzionali. Il clero è una lobby:
particolare, ma è una lobby: spirituale, ma anche economica. Ovvio che insegua
chi vince e chi la sostiene, tra questi qualche baciapile che sta trasmigrando
dal Pdl a Monti e poi naturalmente lo stesso Monti, che ha protetto il Vaticano
in tutti i modi e volentieri lo rifarebbe. L'appoggio tributato dai porporati
(vedi L'Osservatore Romano) parla da solo, senza contare che circa i temi etici
e civili - pure quella è Europa, non solo le banche - nella famosa agenda non
c'è una riga.
Voto Vaticano
Dopo avere letto l’Osservatore Romano, unico quotidiano che
nasce dentro le mura leonine, molti hanno concluso: il Vaticano vota per Monti.
Siccome i cittadini del Vaticano non votano proprio, né dentro né fuori quelle
mura, l’affermazione deve intendersi in modo diverso: le gerarchie cattoliche
daranno indicazione di voto a favore di Monti. Legittimo. Immagino che abbiano
anche già capito come si fa a votarlo, sicché potrebbero far cosa gradita e
spiegarlo anche a noi. Ma la questione vera è: quanto pesano i voti cattolici?
e siamo sicuri che li muova il Vaticano? Rispondo e poi argomento: poco e no.
Essendo l’Italia il Paese ove più a lungo sopravvisse il
potere temporale dei papi, si sono sedimentati antichi riflessi condizionati.
Non sempre ragionevoli, anzi, spesso confondendo “cattolici” con “clericali” e
“laici” con “anticlericali”. Esiste un radicato filone laico secondo cui ogni
parola delle gerarchie, che riguardi vicende politiche o civili, debba essere
denunciata quale “ingerenza”.
Da laico non solo non condivido, ma mi pare del
tutto logico che le convinzioni religiose si riflettano sulle scelte etiche,
quindi anche politiche (semmai erano i Patti Lateranensi a escluderlo). Il
fatto è che mentre i vertici politici e le pagine dei giornali annettono così
tanta importanza alle indicazioni vaticane, nella realtà mi pare abbiano un
peso minore. E decrescente. Se anche per il matrimonio, vale a dire per il più
tradizionale e conformista dei riti, il sindaco batte il parroco è segno che
s’è rotto più di un argine. Sono sicuro che su temi eticamente sensibili,
quali, ad esempio, le coppie omosessuali o di fatto, la pressoché totalità del
popolo credente ascolta i dettami della chiesa, ma non li condivide. Già
votarono contro in due occasioni referendarie, del resto. Sono le forze politiche
che faticano a capirlo.
Chi fa una gran battaglia sul “fine vita” (materia su cui
penso sia impossibile legiferare, ma non per questo sia ragionevole proibire),
supponendo di lanciare un’opa sui voti cattolici, farebbe bene a passare
qualche sera negli ospedali i cui nomi e le cui amministrazioni richiamano la
fede. Avrà di che ricredersi. Eppure il fraintendimento è assai diffuso, talché
a destra come a sinistra ci s’affanna a baciar pantofole inesistenti. Per non
parlare del folkore, quando i politici vanno a far processioni o baciar santi.
Ai limiti della blasfemia. E volendo tacere di qualche esimio radicale
convertito, che pretende dar lezioni di morale cattolica dopo aver provato a
dar lezioni d’opposto. Soggetti da spettacolo.
Non esiste, quindi, alcuna questione cattolica? Non dico
questo. Credo non esista un vero voto cattolico, nel senso di organizzato e che
sia possibile dirigere. Esistono, però, le organizzazioni cattoliche, sia
direttamente ecclesiastiche che del laicato, assai presenti nel nostro Paese.
Il che non solo è legittimo, ma più che rispettabile. A meno che, come capita,
non diventino cordate d’interesse e gruppi di pressione, nel qual caso è
illegittimo bollare d’anticlericalismo chi vi si oppone. Mentre chiamare in
causa l’anticattolicesimo sarebbe una speculazione e una bestemmia. Si aggiunga
che tali organizzazioni, come capita anche alle reti “rosse” che ancora
imbrigliano (anche queste sempre meno) parte d’Italia, hanno una spiccata
tendenza a dipendere, quindi a difendere e far crescere la spesa pubblica. Una
cosa è la sussidiarietà (faccio quello che lo Stato non può o non sa fare),
altra la sostitutività (faccio quello che dovrebbe fare lo Stato, o che
dovrebbe essere libera scelta, ma lo faccio a spese dell’erario).
C’è da dire che il mondo cattolico è più pluralista di certa
politica, e sia fra le gerarchie che fra le compagnie e comunioni non mancano
diversità e contrapposizioni. La secolarizzazione ha fatto venire meno la
decisività del voto cattolico, affidandone la rappresentanza a capi che violano
apertamente la dottrina, mentre la realtà appena descritta esclude che qualcuno
possa disporne. Il “peso” del Vaticano è tutto dentro le teste di tanti
politici opinionisti. Teste più pesanti che pensanti.
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