In tanti nei commenti politici sui media, giornali per lo più, esortano i partiti ad abbandonare la pratica degli slogan elettorali, le promesse stucchevoli e poi tradite, e proporre invece i programmi reali che pensano di attuare, chiedendo il voto sugli stessi.
Non sembra che tale sana esortazione abbia alcun seguito...Bersani, dice "un po di più", attribuendolo a lavoro e giustizia sociale. Come, resta in "mente dei". Berlusconi dice che toglierà l'IMU alla prima casa, ma alla domanda in che modo farà a meno dei miliardi arraffati da Monti con la sua patrimoniale occulta, non risponde. Grillo, addirittura parla di uscire dall'euro, anche qui però resta vago nello spiegare come affronteremo lo tsunami finanziario successivo. E adesso anche l'Uomo della Provvidenza, Mario Monti, si cimenta, da neo politico, con l'Agenda fatta di buoni propositi (manco tutti ) e nessuna concretezza.
Le critiche piovono da più parti, e conoscendo la permalosità assoluta del Prof. (vediamo come reagirà, se troverà prima o poi intervistatori meno ossequiosi di quelli finora visti all'opera) non sarà affatto contento. Ancora non ho letto quella di Alesina e Giavazzi sul Corriere ma conoscendo i due autori e sbirciato il titolo . "TROPPO STATO IN QUELL'AGENDA", sono certo che a me piacerà e a sua maestà Giovemonti affatto.
Intanto ho letto l'analisi di Davide Giacalone, che per certo non è autore amato dal Premier. Befera gli ha già mandato un'ispezione fiscale, finita in grande fumo e niente arrosto (ma con dispendio di tempo e soldi per il contribuente vessato di turno ) , dimostrando come bisogna avere coraggio per criticare i potenti.
Giacalone questo coraggio ce l'ha.
Buona Lettura
Agenda vuota
In attesa di sapere se in politica si scenda o si salga,
essendo questo l’avvincente dilemma dietro cui si nascondono riflessioni e
suggestioni alte o profonde (ecco un altro opposto coincidente), e neanche
potendo escludere che in politica si entri o ci si butti, restando inteso che è
il candidarsi l’azione più esposta a interpretazioni diverse, essendo possibile
farlo senza effettivamente farlo, ecco, nel mentre si resta in tale trepidante
attesa, si potrebbe anche dedicarsi a qualche cosa di serio. Come le 25 pagine
firmate da Mario Monti, dedicate al programma minimalista di “cambiare l’Italia
e riformare l’Europa”.
Lasciamo perdere le discordanze di genere e numero,
segnalanti un copia incolla cui è adusa la letteratura accademica. E
rassegniamoci a non potere proporre una disamina puntuale, il che comporterebbe
riprodurre il testo e commentarlo. Mi limito a 13 punti. Con una sola premessa:
a occhio, potrebbero firmarlo chiunque e potrebbero farselo scrivere tutti.
Basta non essere allergici al banale. Veniamo al merito.
1. Si apre proponendo che il Parlamento europeo abbia un
mandato costituente. Ottimo: sia il Parlamento a fondare gli Stati Uniti
d’Europa. La questione è che taluni sono contrari, e il Parlamento medesimo ha
una claudicante e vernacolare base democratica. Sicché la mera enunciazione
dell’obiettivo lascia il tempo che trova. Fa tanto “europeista”, ma spiega
anche perché tale europeismo è inutile.
2. All’Europa si devono chiedere politiche di “maggiore
crescita”. Tale programma fa capo alle forze politiche che, in Francia si
opposero a Sarkozy e in Germania si oppongono alla Merkel, farlo proprio dopo
avere rivendicato il merito di avere ristipulato l’accordo con l’asse
Merkel-Sarkozy è fantasioso.
3. I tedeschi, del resto, non hanno neanche tutti i torti.
Osservano che la riforma del mercato del lavoro fatta dal governo tecnico
italiano, quello che si supponeva (erroruccio) non dovesse cercare voti, è meno
incisiva di quella fatta dal governo tedesco, che non solo i voti li cercava,
come si conviene in ogni buona democrazia, ma era anche di sinistra. Segno che
l’Italia rilutta assai a mettersi sulla via della competitività.
4. Chiudendo la pagina internazionale si legge che Monti
annette a sé il merito di avere portato l’Italia ad avere una politica più
filoeuropea e più amica degli americani. La fantasia non ha limiti, ma io
ricordo un voto all’Onu che testimonia il contrario. E vedo che in India siamo
rimasti da soli, ricevendo due militari prigionieri come fossero eroi. Ora che
si fa?
5. Spread, è vero: 100 punti base in meno equivalgono a 20
miliardi d’interessi risparmiati. Ma il problema è: perché, in condizioni
sostanzialmente immutate, prima sale, poi scende, poi risale, quindi
ridiscende? Se il tasso d’interesse deriva da scelte che non sono nazionali la
nostra politica è irrilevante. Ciò è capitato anche a Monti, che se mette le
penne del pavone per lo spread odierno fa torto all’intelligenza sua e nostra.
6. E’ vero: la crescita è possibile solo con la finanza
pubblica in ordine. Ma se tale ordine è cercato non con riforme, non con tagli,
ma con aumenti fiscali, non solo non c’è crescita, ma c’è sicuro suicidio.
7. Ridurre il debito pubblico al 60% del pil, in 20 anni, è
cosa giusta. Ma come? Se, ancora, la via fosse fiscale ci dissanguiamo prima.
Mentre sul fronte delle dismissioni le 25 pagine sono vuote. Di un vuoto
inquietante.
8. Il vuoto c’è anche in campo fiscale, perché promettere
meno tasse è da comizietto domenicale, se non si spiega come (e vale per
tutti), mentre supporre che la differenza possa raccogliersi presso i “grandi
patrimoni” è comizietto ideologico, recessivo, aggressivo e deprimente.
9. Proclamare la “piena digitalizzazione della pubblica
amministrazione” è meritorio, ma il governo Monti ha appena fatto il contrario,
posponendo al 2017 la digitalizzazione dei libri di testo, nelle scuole, che si
sarebbe potuta fare subito, avrebbe comportato risparmi e maggiore qualità.
Tutto il capitolo istruzione parla solo di maggiori spese, niente qualità,
concorrenza, mercato. Si dice, per scuola e non solo: avanti la meritocrazia,
si premino i migliori. Giusto, ma non significa un accidente se non si
aggiunge: i peggiori e gli inadeguati fuori. Dalle cattedre e dai banchi. La
meritocrazia a senso unico è il nulla.
10. Sui rifiuti c’è scritto che vanno smaltiti in modo
virtuoso, ma non come. Serve un piano nazionale, servono poteri per imporre,
serve l’uso sensato dei soldi. La Tares, imposta dal governo, va in direzione
opposta.
11. Su patrimonio culturale e turismo si dicono le solite
menate, ma nulla di concreto. Serve apertura al mercato, chiamata dei privati,
piano dei trasporti, estensione delle operatività stagionali (in Sicilia si fa
il bagno a Natale!), il che comporta coerenza fiscale e diversa legge sul
lavoro.
12. Capisco che anche il professore debba versare il suo
obolo alla retorica anti-casta, ma quando si legge che l’indennità parlamentare
non deve essere cumulabile con nessuna altra attività, prima ci si chiede cosa
dovranno fare gli scrittori, ma mentre si prova a dare una risposta sorge
prepotente un’altra domanda: e le pensioni (plurale) del professor Monti, già
cumulate con l’indennità? E’ un terreno che non mi piace, ma lui ci si rotola.
13. Infine, prima di scrivere che “nei mesi scorsi l’Italia
s’è data per la prima volta una disciplina legislativa per la lotta alla
corruzione”, oltre a chiamare un addetto alle virgole, sarà il caso di dotarsi
di senso del ridicolo. Perché una simile castroneria comporta l’esclusione da
qualsiasi esame di diritto, di storia e di logica.
Con il che non sono affatto prevenuto nei confronti di chi
sale e di chi scende, solo m’induce un certo fastidio chi pensa che tutti gli
altri siano scemi.
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