Un caro e molto preparato amico in materia finanziaria, mi ha chiesto cosa ne pensassi dell'idea di Patrimoniale che in tanti ormai non solo a sinistra evocano. Dicono che c'è "ovunque" nei paesi civili...Ora, a parte che anche da noi c'è, perché qualcuno mi dovrebbe spiegare cosa sia l'IMU, vorrei anche sapere : ma com'è che sta storia dei paesi civili vale solo nei giorni dispari ??
Per esempio, la Separazione delle Carriere dei Magistrati. SOLO IN STO PAESE (Bersani lo chiama così...) i Pubblici Ministeri sono COLLEGHI dei Giudici. Qui la sinistra tace ??
Ho replicato che sono pregiudizialmente contrario alle tasse, e che siccome ne paghiamo già in stra abbondanza vorrei finalmente vedere se riusciamo anche a diminuire questo mostruoso fabbisogno di denaro da parte dello Stato e dei suoi clienti. Altro che patrimoniale !
Detto questo, non so come la vogliano articolare. Secondo questo mio amico, potrebbe essere strutturata così : 1% per tutti i patrimoni che superano il valore di un milione e mezzo di euro. Attenzione. Questa percentuale non colpirebbe la plusvalenza. cioè i valori superiori , ma si applicherebbe sull'intero. In altre parole, se io ho un patrimonio di 2 milioni, non pagherei 5.000 euro (l'1% di 500.000 euro, la differenza tra 1.500.000 e due milioni ) bensì 20.000 euro, l'1% sul totale.
Dice, che vuoi che siano per qualcuno che ha un patrimonio di due milioni di euro ?? Intanto mettiamo subito in conto che in quel patrimonio andrebbe conteggiata anche la prima casa. Per cui uno che ha due case, una per l'estate per dire, potrebbe arrivare presto alla metà di quella cifra e anche superarla, nelle grandi città.
Tutto concorre a formare il patrimonio, beni di qualunque tipo, anche oggetti d'arte, ovviamente risparmi, investimenti...
Poi c'è che questa super tassa si va ad aggiungersi alle ALTRE ( IMU compresa probabilmente !! ) .
Di fondo, nonostante che la nostra Costituzione non sia un modello liberale, l'art. 47 bene o male la voce RISPARMIO l'aveva messa, scrivendo che andava incoraggiato e tutelato. Strano modo...
A parte questo, restano le considerazioni fatte all'inizio e che ancora meglio ripropone Oscar Giannino contestando che il debito mostruoso accumulato dallo Stato Italiano debba essere pagato da noi, poveri sudditi.
C'è una quantità di bene inutilizzati , male tenuti, svalorizzati del demanio pubblico. Che siano venduti per abbassare il debito e al contempo si creino le condizioni perché lo stesso non ritorni presto ai livelli precedenti.
Pare che si possa, SENZA PATRIMONIALE. leggete qui
PROPOSTE
La Patrimoniale deve pagarla lo Stato
Caro direttore, accolgo l'invito venuto domenica dal Corriere della Sera, a firma di Ernesto Galli della Loggia. La campagna elettorale rischia ancora una volta di ridursi a chi sta con chi e contro chi. Serve invece un confronto incentrato su chi propone che cosa, con numeri chiari. È questa la ragione per la quale con economisti come Luigi Zingales, Michele Boldrin, Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Andrea Moro, Carlo Stagnaro, ho lanciato un manifesto programmatico in 10 punti, base della lista Fare per Fermare il declino.
Indichiamo come rispettare i vincoli europei e di mercato, ma con un mix molto diverso da quello praticato dalla vecchia politica, che ha determinato in 18 anni perdita ingente di prodotto, reddito e competitività, con una spesa pubblica e una pressione fiscale record, e un debito pubblico che continua a crescere. Sul sito del movimento si trovano le schede di approfondimento per ogni punto.
Prendersela con l'euro è una scusa. Nei primi 8 anni, la moneta unica ha garantito all'Italia circa 700 miliardi di minor spesa pubblica per interessi, grazie allo spread bassissimo sui titoli tedeschi. Ma la politica italiana - destra e sinistra - ha preferito bruciarli alzando la spesa pubblica.
Nel 1990-2010 il Pil nominale è cresciuto del 121%, la spesa primaria del 152%. Di qui una risposta altrettanto sbagliata, con Berlusconi e anche con Monti: la stangata fiscale. Un conto è augurarsi un'Euroarea più cooperativa, altra è disconoscere l'azzardo morale dei politici nostrani.
Indichiamo perciò come abbattere di 25 punti di Pil in 5 anni il debito pubblico. La patrimoniale non la devono pagare gli italiani, già strangolati dal Fisco. La deve pagare lo Stato, che ha beni largamente in eccesso a questo fine. Trentacinque miliardi l'anno per 5 anni di dismissioni: 105 da mattoni pubblici, 90 da società controllate, 15 dalle concessioni. Per la cessione di mattoni occorre pensare a veicoli di mercato, incardinati in ordinamenti diversi da quello italiano, che consentano risposte certe su tempi e impugnative, e gestiti tramite gara da grandi attori del mercato.
Chi non vuole le dismissioni pubbliche pensa che a pagare debbano essere ancora gli italiani. Noi no. Così facendo, si liberano molte energie per crescere. Con il Fisco attuale, è impossibile. Proponiamo tagli di spesa pubblica per 6 punti di Pil in 5 anni, a fronte di 5 punti di minori entrate. Indichiamo come farlo per ogni voce di spesa. I tagli maggiori vengono per 2 punti in 5 anni da spese generali e consumi intermedi della pubblica amministrazione, riorganizzando profondamente su piattaforme telematiche gli acquisti e con un taglio generale ai costi della politica. E per 2 punti da riequilibri nelle pensioni, tutelando chi le ha esigue e intervenendo invece in diversa misura su quelle oltre i 2.500 euro. Abbiamo oltre 4 milioni di pensioni a 512 euro, mentre lo 0,4% dei pensionati incide per il 12% dell'esborso annuo. Più risorse a scuola, università e ricerca, basta tagli all'ambiente.
Sul Fisco, i 90 miliardi di minori entrate in 5 anni significano per noi abolizione totale dell'Irap, ed energico abbassamento del cuneo fiscale, lo scandalo per il quale sull'impresa italiana media gravano 22 punti di total tax rate più di quella tedesca, 32 più di quella britannica. Va ricentrato il welfare sulle vere vittime della crisi, giovani, donne, disoccupati di lungo periodo. A parità di reddito realizzato e di lavoro offerto, per chi ha minor anzianità contributiva vanno fortemente diminuite pressione fiscale e contributiva, come si fece in Germania, per poi alzargliele quando reddito e tutele aumentano negli anni.
Ci sono altri punti. Liberalizzazioni per ogni comparto del mercato e privatizzazione della Rai, riforma della giustizia, macroregioni e federalismo con abolizione delle Province, potenziamento ma accorpamento dei Comuni. Ma mi fermo. Diffido di chi non propone numeri concreti. Siano politici vecchi o nuovi, si tengono le mani libere. Per poi metterle in tasca agli italiani. Al deposito di un concreto programma di governo, i parlamentari dovrebbero essere pagati solo in proporzione al suo stato di realizzazione.
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