giovedì 3 gennaio 2013

"WHATEVER IT TAKES" . E' MARIO DRAGHI L'UOMO DELL'ANNO


Lo Spread scende sotto quota 300 in modo significativo, e come al solito tocca sentire Monti appropriarsi del merito, laddove è evidente che lui, come Rajoy in  Spagna e altri premier in altri paesi, ha creato una sponda, pagata assai cara, sulla quale Draghi ha potuto meglio poggiare le sue chiare e dure parole WHATEVER IT TAKES , "Qualsiasi cosa sia necessario", per salvare l'Euro. Parole che sono state credute , per il potere e la determinazione di chi le ha pronunciate. Chi doveva capire ha capito, e l'estate, che doveva essere di passione, è passata tranquilla. Monti è un uomo conosciuto e considerato in Europa, questo è un fatto indubbio e meritorio, ma Draghi, occupando un posto nevralgico, ha mostrato ben altra stoffa, finendo per piegare al compromesso (mai alle resa, so tedeschi! ) i rigidi signori della Bundesbank, grazie anche al muto (ma prezioso) sostegno della Merkel. Anche Monti a dire il vero, al primo convegno post Sarkozy, aveva mostrato una grinta sorprendente, e valendosi dell'ovvio appoggio del Premier spagnolo e di quello meno scontato di Hollande, sembrava aver ottenuto una importante apertura al  sostegno della UE alle aree in difficoltà dell'Europa meridionale. Ma poi le cose erano rimaste sul piano delle intenzioni. Draghi  è passato ai fatti, ottenendo il voto di approvazione di tutti i consiglieri della BCE, meno uno. "Indovinate quale ?" ha detto lui stesso con sorriso ironico in conferenza stampa.
I Mercati , questo l'ho capito, non sono animali del tutto razionali, vanno anche per istinto, ed elementi come fiducia, credibilità, hanno importanza. Questo vale ancora di più per i cosiddetti speculatori, uomini alla Gekko , il formidabile squalo di Wall Street interpretato da un bravissimo Michael Douglas, che gestiscono fondi, che raccolgono montagne di denaro, che servono a fare altro denaro. Il loro mestiere è fare soldi, se gli si fa comprendere che non sarà possibile, cambieranno strada, senza rancore.
Io nello scorso anno ho letto e sentito tante persone sostenere che grazie a Monti avevano ritrovato l'orgoglio di essere italiani. A me questo effetto lo ha fatto Mario Draghi, e sono d'accordo con chi ha scritto che se fosse stato lui il leader del centro destra, vale a dire quella parte politica che in Italia sarebbe ancora la maggioranza (come è sempre stata, dal 1948 a oggi ) se non fosse spaccata e dispersa dopo l'ultima delusione berlusconiana, Bersani avrebbe serie possibilità di fare la fine di Occhetto nel 1994.
Uomo di solidi studi e di forte disciplina personale (cresciuto dai gesuiti ) , Draghi non è un accentratore, ascolta con attenzione i suoi collaboratori. Poi decide. Studia il quadro generale delle cose, che gli serve per prendere le decisioni che poi porta avanti con determinazione. Dottore in Economia al MITT di Boston , Executive Director alla Banca Mondiale di Washington, dirigente alla Goldman Sachs dal 2002 al 2005, nel 2006 diventa Governatore della Banca d'Italia. Un percorso che lo ha portato a conoscere tutto, dei meccanismi finanziari, e tutti quelli che contano e che fanno parte di quel mondo. Un uomo sempre cortese, sorridente, diplomatico. Ma di ferro.
Per mesi e mesi i governi dell'Eurozona - anche la potente Merkel - hanno detto che avrebbero fatto qualsiasi cosa per salvare l'euro. Ogni convegno era "l'ultimo", quello "decisivo". Con pochi risultati.
Quando Draghi ha detto quelle tre parole , WHATEVER IT TAKES , tutti hanno preso nota.
Un tecnico, forse, ma con l'arte del comando.
Visto che è così prezioso lì dov'è, che ci resti. Però peccato non averne un altro per guidare il suo (e nostro) Paese.

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