Lo Spread torna a salire e subito le teste si alzano contro Berlusconi . "ECCOLO !" dicono, "è tornato", e i mercati NON lo vogliono. Inutile osservare come per tutto il 2012 non c'è stato, e lo Spread è sceso e salito fregandosene di lui, com'è piuttosto normale che sia... C'è stato un momento, nella primavera scorsa, che nonostante i compiti fintamente avviati (la previdenza pure fatta va, della riforma del Lavoro meglio non parlare...) e le TASSE veramente pretese e pagate, lo spread era tornato ai livelli del novembre 2011 !!
Poi è intervenuto Draghi, ha fatto capire che l'Euro sarebbe stato sostenuto a "Ogni Costo", che sarebbe stato fato "Whatever it takes", e i mari si calmarono. Ma in tanti scrissero, e Giacalone tra questi, che Draghi aveva comprato TEMPO, e che i paesi europei in difficoltà dovevano ben utilizzare quel tempo per fare quelle riforme strutturali che SOLE possono riportare una crescita decente (adesso non è nemmeno indecente : proprio NON c'è ). Ecco, questo tempo sta per scadere, e siccome, a dispetto dello Spread calato di quasi 300 punti, l'economia dell'Europa del Sud continua a languire e anche quella del Nord inizia a mostrare qualche segno di corda, ecco che i mercati tornano nervosi.
Le borse rivedono il segno meno, e lo spread torna a muoversi all'insù.
Colpa di Berlusconi e delle sue promesse elettorali ? Ma allora perché non della crisi del MPS che costerà svariati miliardi ?
In realtà non c'entrano nessuna delle due cose, o meglio nessuna da sola è sufficiente. In Spagna non c'è il Cavaliere, non c'è una banca di fatto fallita, eppure lo Spread sale anche per loro...E' sempre stato così, a riprova che i due problemi, paesi in crisi strutturali e fibrillazione del sistema Euro, marciano insieme ma divisi.
Buona Lettura
La danza dello spread
Smettiamola di comportarci come una tribù ignorante e
superstiziosa, che immagina il fulmine sia un castigo divino e lo spread un
giudizio sulla campagna elettorale. Che sarebbe anche comodo, se non fosse
ridicolo.
I problemi dell’euro non sono stati risolti. Solo rinviati.
Intanto il bollettino meteorologico dei mercati volge al brutto. Non è ancora
tempesta, ma lo spread che arriva a crescere di più di 7 punti in una giornata
indica che non si può contare sul sole e la calma. Mentre le nuvole s’addensano
all’orizzonte l’equipaggio della nave Italia è intento alla campagna
elettorale, che gli spagnoli fecero quando i marosi erano assai più forti e
minacciosi. Il nostro guaio, però, è che tendiamo a usare le onde per far
cadere fuori bordo gli avversari, con il rischio di ribaltarci tutti. Non ho
nessuna passione per il propagandismo e considero farlocche le promesse fiscali
di tutti. Pensare, però, che lo spread salga a causa delle parole (al vento) di
Silvio Berlusconi è da imbroglioni, o da creduloni superstiziosi: ieri lo spread
spagnolo ha scalato anche quello 7 punti (poi entrambe hanno leggermente
ripiegato). I due indici si muovono in parallelo, dopo una fase iniziale in cui
quello italiano aveva superato quello spagnolo. Questo non significa che il
governo italiano abbia giovato agli iberici, o che le fanfaronate
propagandistiche nuocciano loro. Significa che non c’entrano nulla.
Più razionale la tesi esposta dal rate strategist di Morgan
Stanley: il cambio dell’euro resta alto, la liquidità diminuisce, i tassi
saliranno rendendo meno gestibili i debiti sovrani. La bonaccia s’avvia alla
fine. Noi lo abbiamo scritto mentre lo spread diminuiva, sicché non ci
meravigliamo.
La colpa interna è quella di non avere avviato i tagli alla
spesa pubblica e la riduzione del debito, puntando solo su tasse che
accompagnavano la crescita del debito. Pessima via. Ora tutti, dicasi tutti,
promettono meno fisco. Il che, in assenza d’interventi strutturali, è mendace.
Ma a dominare la scena non sono le miserie interne, bensì gli squilibri esterni:
i soldi prestati dalla Bce tornano indietro senza che il sistema produttivo sia
ripartito. Così il debito non si gestisce, ma si viene gestiti dal debito.
Almeno si eviti la danza dello spread.
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