Tutti a scandalizzarsi delle promesse di Berlusconi. Addirittura chi attribuisce alle stesse l'aumento dello spread...Secondo un sondaggio servito al volo, il 51% degli italiani sono convinti che Berlusconi non manterrà la promessa di restituire l'IMU. Ne abbiamo già parlato..(http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/02/eppure-sono-queste-le-uniche-promesse.html
EPPURE SONO QUESTE LE UNICHE PROMESSE CHE BERLUSCONI HA MAI MANTENUTO...)
A me colpisce che ci sia un grande 49% che invece ci crede (ancorché il 34% precisa che "ora" non gli sarebbe possibile).Adesso poi ha tirato fuori il discorso del condono fiscale, suscitando alti lai da più parti...
A me questo fa un po' sorridere, e mi fa capire perché Berlusconi sia uno che magari non è un gran governante, ma sicuramente il migliore in campagna elettorale (del resto, anche le due che ha perso, è stato per pochissimo, anzi, nel 2006 "pareggiò", condannando alla fine anticipata il governo Prodi, durato a stento solo due anni ). Lui non parla all'elettorato avversario, parla al SUO, che sa essere maggioritario, perché se è vero, per esempio, che i dipendenti pubblici in Italia sono quasi 3.500.000, le partite IVA sono il doppio... Certo, mica tutti votano a sinistra tra i primi ( la maggioranza assolutamente), o a destra i secondi . Resta che l'elettorato di sinistra - sinistra nel nostro Paese, in 70 anni di Repubblica, non va oltre la percentuale di 1 su 3. Perché agli italiani dello Statalismo piace la parte assistenziale, MOLTO, ma non quella dirigista e disciplinare, anarcoidi come siamo. Sono tanti quelli pronti a barattare la libertà con la sicurezza ( o la promessa di...) , ma non la maggior parte. Soprattutto, vogliamo i vantaggi, NON gli oneri. Nei paesi scandinavi invece quello scambio avviene col consenso dei più.
Tutto questo discorso per dire che Berlusconi conosce bene i suoi polli e sa come parlargli. Lo ha dimostrato per 20 anni, e in queste elezioni, le più difficili per lui, tenta la rimonta impossibile sapendo però che se il 2 non uscirà, l'X non è affatto impossibile...
E quindi dai a promettere le cose di sempre, colorandole ancora di più. Tanto, l'ho già scritto, non sarà chiamato a mantenerle stavolta ! Però se riesce a recuperare i 2/3 dei suoi elettori del 2008, ecco che il miracolo sarebbe compiuto. Sai che gli importa se la gente che legge Repubblica e il Fatto gli dice peste e corna ? Lo hanno sempre fatto, mica che sono aumentati o votano due volte !
Il problema in realtà, delle promesse elettorali, è un altro ed è quello che hanno denunciato in tanti, da ultimo io ho citato il bravissimo Luca Ricolfi e il mio seguitissimo Davide Giacalone : l'impianto Costituzionale italiano non si presta ad un governo di riforme VERE, costruito com'è per favorire compromessi (quando dice bene, inciuci più spesso ) e non vera governabilità.
Per cui l'alibi, anche fondato, di chi vince le elezioni ma poi NON governa (al massimo amministra) è sempre quello di non avere gli strumenti costituzionali per farlo. Ultimamente lo dice più spesso Berlusconi, che ha più cose da farsi perdonare, ma gli altri non è che si siano discostati molto (Monti da ultimo per esempio...).
Sul tema, l'analisi lucida odierna di Giacalone
Buona Lettura
Costituzionalmente incapaci
Sul terreno fiscale, come al solito, Silvio Berlusconi svolge il ruolo della lepre nelle corse dei cani, lanciandosi in avanti e cercando di non farsi raggiungere. Ma i principali competitori gli vanno dietro, latrando per l’ingiusto vantaggio dato da tale condotta. Mario Monti sostiene il contrario di quel che ha fatto, supponendo che possa bastare il dire: prima ho fatto pagare perché c’era il pericolo del default, ma ora sono pronto ad abbassare le tasse, perché i nostri conti sono splendidamente in ordine. Bubbole, ovviamente. Pier Luigi Bersani ha predicato a lungo la patrimoniale, che non solo è sparita, ma ha lasciato spazio a non meglio precisati sgravi fiscali per quanti “hanno già pagato”. Tutti, abbiamo già pagato, compresa la patrimoniale, che si chiama Imu (e non solo, perché anche della tassa sulla spazzatura hanno fatto una patrimoniale). Quanto sia fasullo un tale confronto lo si evince da due cose: a. non mettono i numeri di sgravi e coperture; b. non mettono i numeri e i settori per i tagli alla spesa pubblica. Senza questi secondi resta solo il gargarismo elettoralistico.
Sappiamo tutti benissimo che la vittoria della sinistra (probabile alla Camera) non prelude ad un governo stabile, perché inficiata da debolezze istituzionali e disomogeneità politiche. Sappiamo che tali disomogeneità ci sono anche nella destra, la cui vittoria, del resto, non è all’ordine del giorno. E sappiamo che le alleanze con i centri (plurale) montiani sarà occasione di ulteriori confusioni. Ammesso che restino uniti, quei centri, cosa sulla quale non scommetterei. E’ tale diffusa consapevolezza che fa crescere i voti grillini. O qualcuno pensa che gli italiani siano impazziti e si lascino abbindolare da uno che mitraglia fesserie?
La debolezza culturale delle proposte politiche maggiori, intendendosi per tali quelle che sono effettivamente candidate a vincere e governare, consiste nel non dire una parola sul nodo dal quale non si può prescindere: occorre cambiare la Costituzione, avere un governo governante, dotato di poteri veri, per poi legare a quella riforma il cambiamento del sistema elettorale, talché contenga non un orribile premio alla maggioranza, ma incorpori un vantaggio per la governabilità (come in Francia, in Gran Bretagna e in Germania, che sono sistemi diversissimi, ma tutti coerenti con il quadro istituzionale, al contrario che da noi). Chi avesse lucidità e coraggio per sostenere tale tesi dovrebbe aggiungere: mi candido a fare queste cose e se non ci riesco torno davanti agli elettori, se ci riesco, d’altronde, ci torno comunque, per tenere a battesimo la terza Repubblica. Ed è su questa idea forza che dovrebbe offrire il dialogo agli odierni concorrenti, nella consapevolezza di essere legati da sorte comune. E comunemente condannati dal crescere dei voti di vendetta, oggi coagulati attorno a un comico.
E’ il vuoto sul terreno istituzionale a dovere inquietare. E’ il silenzio sulla Costituzione, continuamente sfregiata, a dovere indignare. Non il vociare piazzista dei vari baracconi. Non sono le promesse a offendere l’intelligenza comune, ma la preventiva rassegnazione a che rimangono tali. Ciò deprime la vita collettiva.
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