giovedì 7 febbraio 2013

SIRIA E ISRAELE . E' SEMPRE DIVERSO....



Sergio Romano, ex Ambasciatore Italiano e commentatore di cose politiche sul Corriere della Sera, ha sul quotidiano di via Solferino una Rubrica dei Lettori che spesso leggo, ancorché ormai abbia capito di non "amare" l'importante politologo. Ha il pregio della chiarezza e sicuramente una vasta cultura storica, specie poi in campo internazionale, però è un falso "terzista". Per terzisti s'intendono coloro che NON si schierano pregiudizialmente, avendo comunque un credo e/o un'ideologia ispiratrice netta. In campo giornalistico sono evidentemente schierati Repubblica, Il Fatto, L'Unità da una parte, Libero, Il Giornale dall'altro. Terzista è sicuramente il Corriere della Sera, e. in misura minore, lo sono La Stampa e Il Messaggero.
Anche tra i singoli giornalisti si vede questa predisposizione, che però a volte è più rivendicata che autentica.
Ecco, Sergio Romano per me appartiene a questa ultima categoria. Che non mi piace.
La sua è una finta imparzialità. In realtà, se uno ha cura di seguirlo, come me, spesso, si  accorge con facilità da che parte vada, nella singola fattispecie, la "simpatia " dell'uomo.
Prendiamo la lettera odierna  di un lettore ebreo che comprensibilmente lamenta la notissima malafede dei pacifisti europei, e italiani ancora di più, affetti da strabismo acuto. Ieri nei confronti degli USA, ignorando sempre gli orrori - prima - e comunque le illiberalità dell'Est, oggi (un oggi che dura in realtà da decenni ) nei confronti di Israele. E' storia vecchia, che viene ripresa dal lettore in occasione del macello siriano : 100.000 morti, eppure l'Occidente è inerme, ma soprattutto sono silenti i movimentisti pacifisti di altri momenti e contro altri popoli.
Cosa ti fa il buon Romano ? Da un lato da atto - sarebbe stato difficile non farlo - della verità rappresentata dal sig. Cohen , e quindi che dietro il movimento dei pacifisti c'è sempre stata un'ampia strumentalizzazione.
Dall'altra però per Siria e Israele bisogna essere più prudenti....perché nel primo paese le cose non sono tanto chiare, e nel secondo il governo attuale ha precise responsabilità nell'attirare un certo sfavore di opinione...
Ora, non è difficile osservare :
1) In Siria le cose sono chiarissime : la ribellione contro il Regime ha avuto all'inizio connotati del tutto simili a quelle verificatisi in Egitto e in Tunisia, con un maggiore connotato etnico legato al fatto che Assad è un alauita, mentre la grande maggioranza dei siriani sono sunniti ( e infatti, l'Iran sciita appoggia il dittatore anche per questo ) e quindi stanchi di essere dominati dal capo di  una tribù minoritaria. Con l'inizio della guerra civile vera  e propria, avvenuto dopo molti mesi di massacri dei civili e con il Mondo occidentale inerte, si è verificato il problema delle formazioni al qaediste e jihadiste che si sono mischiate ai ribelli siriani. NON prima. E comunque se anche il problema politico è reale,  non è questo che trattiene i pacifisti dall'andare in piazza, piuttosto è che in questo caso il Cattivo non appassiona...
2) Israele da anni preferisce farsi governare da una destra che certamente non favorisce la ripresa dei negoziati di pace. E questo è vero. Ma è altrettanto vero che dall'altra parte la maggioranza degli arabi non fanno una questione di territori ma contestano l'esistenza stessa dello Stato Israeliano. Hamas, Hezbollah, l'Iran e , chissà, se questi saranno i frutti avvelenati della illusione primaverile, magari si aggiungeranno paesi che da un po' erano in pace con Tel Aviv (Egitto in primis). Così come, anche qui, la pancia anti israeliana di tanti europei ha bisogno di molto poco per mobilitarsi, laddove, come detto, di fronte ad autentici massacri di civili, di donne e bambini, restano inerti e silenti.
Insomma, caro Ambasciatore, è lo stesso, identico doppio pesismo che si manifesta. La differenza è sola nella sua simpatia : è un anti comunista, per cui la faziosità dei pacifisti che manifestavano contro gli Stati Uniti e non prendevano mai posizione contro l'URSS se la ricorda bene, mentre è un filo arabo (non un antiisraeliano , questo non lo penso ) , e quindi in questo caso  l'atteggiamento delle piazze europee lo condivide.
Tutto qui.



PACIFISMO NELLE PIAZZE IL CASO SIRIANO E ISRAELIANO

In Siria sono stati trovati i cadaveri di decine di cittadini assassinati e gettati in un corso d’acqua con le mani legate dietro la schiena. È stato calcolato che oltre 100.000 civili siano stati trucidati (per non parlare degli altri innumerevoli diseredati, uomini, donne e bambini, costretti a rifugiarsi, a rischio della vita, in Turchia, Libano ecc.) È stato calcolato che mediamente ogni giorno il regime di Assad uccide 200 civili. Mi chiedo: dove sono finiti i nostri cosiddetti pacifisti sempre pronti a manifestare violentemente contro Israele per episodi infinitamente meno gravi? Perché non manifestano nelle strade, non bruciano le bandiere della Siria ecc.? Sorge un leggero sospetto: non è che per caso i nostri «pacifisti» siano semplicemente degli anti-israeliani e, essendo Israele per definizione lo Stato Ebraico, dei genuini antisemiti?

Franco Cohen 
 PACIFISMO NELLE PIAZZE IL CASO SIRIANO E ISRAELIANOCaro Cohen, Ho avuto spesso l’impressione che molti pacifisti fossero lupi travestiti da agnelli. Bertrand Russell, presidente della Campagna antinucleare, obbediva a convinzioni profonde, ma quando marciava nelle vie di Londra contro gli arsenali atomici si tirava dietro molte persone che condannavano le bombe americane molto più di quanto condannassero le bombe sovietiche. Più o meno lo stesso accadde tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta quando vi furono grandi dimostrazioni contro l’installazione di missili americani in alcuni Paesi dell’Alleanza Atlantica. Molti di quei dimostranti, evidentemente, consideravano i Cruise e i Pershing degli Stati Uniti molto più pericolosi degli SS20 sovietici. Nel caso della Siria credo che i pacifisti siano comprensibilmente incerti e confusi. Si dice che le vittime, dall’inizio della insurrezione, ammontino ormai a 100.000 (60.000 secondo il negoziatore dell’Onu Lakhdar Brahimi), ma nessuno può dire con esattezza quanti siano in quella cifra i militari siriani, i combattenti della resistenza e i civili. La documentazione fotografica e cinematografica non ha un’accertata paternità, non fornisce indicazioni precise, è avvolta nella nebbia. I giornalisti stranieri presenti a Damasco e Aleppo sono pochi e si muovono con grande difficoltà. La resistenza sembra essere una galassia di gruppi e gruppuscoli di diversa estrazione con una forte componente alqaedista. Quando il leader riconosciuto dall’Occidente, lo sceicco Ahmad Moaz Al Khatib, ha proposto l’avvio di un dialogo con i rappresentanti del governo di Damasco, le sue parole sono state immediatamente sconfessate dalla componente radicale del movimento. Aggiungo che gli avvenimenti egiziani delle scorse settimane hanno impartito a tutti una lezione di prudenza. Non è facile, in queste circostanze, inscenare manifestazioni «pacifiste ». Il caso di Israele è alquanto diverso. Vi è certamente un settore importante dell’opinione pubblica europea che sostiene i palestinesi contro il governo israeliano, soprattutto quando il problema in discussione è quello degli insediamenti coloniali nei territori occupati. Ma queste critiche non sono fondamentalmente diverse da quelle che molti israeliani hanno indirizzato in questi ultimi anni al governo di Benjamin Netanyahu.

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