giovedì 7 febbraio 2013

UN PARTERRE DE ROI DEL GIORNALISMO PER IL LIBRO DI DE BENEDETTI CONTRO MONTI


L'Istituto Bruno Leoni, Think Tank Liberale, mi onora da qualche tempo di invitarmi a suoi eventi a cui vado con grande piacere. Questa settimana ne sono capitati   due. Dell'incontro con i responsabili economici delle maggiori formazioni politiche che disputano la contesa elettorale, tenutosi lunedì scorso nel Centro Studi Americani, avevo dato conto nel post http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/02/allistituto-bruno-leoni-il-fassina-che.html.
Stasera invece c'era la presentazione de "Il Peccato del professor Monti" , ultimo libro di Franco De Benedetti, per anni senatore del centro sinistra e attuale presidente dell'Istituto.
A presentare il libro erano stati invitati tre giornalisti di chiara fama, evidentemente amici dell'autore : Eugenio Scalfari, Giuliano Ferrara e Antonio Polito.
Un autentico parterre de roi della nostra informazione, comunque la si pensi sui singoli protagonisti.
Tra l'altro, c'è da dire, nessuno dei tre, nemmeno Ferrara, sostanzialmente condivide la critica netta contenuta nel piccolo pamphlet nei confronti dell'attuale Presidente del Consiglio e leader della Lista Civica. che porta il suo nome.
Scalfari , il primo ad intervenire, espone che due sono,  a suo avviso, le tesi centrali del libro di De Benedetti, e dissente da entrambe. La prima è che l'Europa Federale non c'è - e questo è un fatto - ma non è nemmeno realizzabile. Troppe le diversità di storia, di tradizioni, di economie e anche, differenza certo non ultima per importanza, di lingue. L'Europa finora realizzata, che non funziona, è un esercizio di tecnocrazia, dove non vi è democrazia. E Monti, nel suo dichiarato, convinto europeismo, è un Burocrate Europeo, assimilabile al più ad un alto funzionario. Ecco perché la difende. Scalfari ammette che in effetti l'Europa attuale è questo, ma non è destinata a rimanerlo, anche perché, se così fosse, gli europei, che rappresentano ancora oggi il continente più ricco e progredito del mondo, sono destinati a vedere il loro lungo ristagno mutarsi in declino inesorabile.
Per evitare questo, bisognerà inevitabilmente progredire verso un'Europa federata , dove i singoli paesi accettino  uno "stato guida", che nel tempo può mutare. Oggi è la Germania, ma non sarà sempre così. E fa l'esempio degli Stati Uniti, che ebbero anch'essi bisogno di grandi e lungimiranti compromessi per diventare uno stato federale vero, come lo conosciamo oggi. In proposito De Benedetti ha ricordato che c'è voluta anche una guerra e 600.000 morti  americani ( più di quanti ne morirono nelle due guerre mondiali insieme ).
L'altro tema è la natura tecnica del governo Monti, con rinnegazione della politica. Scalfari ricorda che furono i partiti, e segnatamente il PD, a ostacolare la formazione di un governo che avesse dentro anche esponenti politici.
La parola è passata poi a Polito, che è stato un leale sostenitore del governo Monti, (lo fu , e col solito piglio guerriero, anche Scalfari, che però è rimasto delusissimo della "salita" in campo ), e non condivide le numerose critiche che De Benedetti rivolge al Premier e all'Europa. Ammette, con un divertente paradosso,  che l'Unione Europea, se fosse uno stato e chiedesse di essere ammesso alla UE, non otterrebbe il pass perché il suo livello di democrazia è assolutamente INSUFFICIENTE. Però, come Scalfari, Polito sostiene che bisogna superare questo stadio, non c'è alternativa. Nel mondo globale l'Europa delle Nazioni di De Gaulle non può competere ed è destinata a soccombere. Si devono quindi accettare cessioni progressive di sovranità in modo da favorire l'avvento della Nazione Europea, una , federata, che a quel punto potrà condividere i debiti dei singoli stati, e avere una Banca simile a quelle degli altri Paesi Continente federati (oltre gli USA, anche Russia, Cina, India ).  Se però non condivide le critiche a Monti, del suo operato sostanziale, Polito approva le conclusioni del libro di De Benedetti . Monti , nel momento in cui aveva deciso di proseguire il suo tentativo di riforma politica del Paese, avrebbe dovuto  proporsi alla testa del centro destra, la parte "conservatrice", per distinguerla dai progressisti della sinistra. E questo perché la sinistra, ricorda Polito, continua ad essere parte minoritaria del nostro paese. Nelle elezioni degli ultimi 25 anni,    non è mai andata oltre i 12 milioni di voti, in una forbice oscillante tra il 30 e il 35%,
Quindi, se vuole veramente avere la forza data da un consenso maggioritario, è all'altra parte del paese che Monti avrebbe dovuto guardare. Questo non esclude, conclude il suo primo intervento Polito, una temporanea alleanza con la sinistra in questo particolare periodo storico e politico. Ma l'obiettivo di lungo termine doveva e dovrebbe essere l'altro.
Ferrara, a sua volta, osserva come sia strano ai suoi occhi la crudezza di come, da un certo momento in poi, nemmeno dopo troppo tempo, la critica liberale si sia espressa contro Monti.
Alla fine, dice Ferrara, quest'uomo ha pur sempre liberato l'Italia dalle pensioni di anzianità e questo consentirà di sistemare per un lungo periodo il settore previdenziale (non sarà troppo ottimista il bravo Giuliano ?? ).
E questo l'ha fatto in una situazione non facile, visto la strana maggioranza che lo sosteneva, dove le forze prevalenti fino a una settimana prima si erano prese a insulti e sediate, e la politica che era chiamato ad attuare, certo non propedeutica ad ottenere un consenso generale.
Ha preso dunque la parola De Benedetti, il quale ha sottolineato, per quanto riguarda l'Europa, che la sua è una critica all'euro entusiasmo, visti i risultati e la situazione attuale, dopo oltre mezzo secolo di cammino. De iure condendo, ha detto rispondendo a Scalfari ( ma anche a Polito) si può senz'altro auspicare un cambio di marcia che possa portare al superamento della crisi e dell'impasse attuale. Ma de iure condita, cioè allo stato dei fatti, questa è la situazione e non si presenta per nulla agevole il cambiamento.
Ribadisce la sua critica alla volontà di Monti di superare i concetti tradizionali di Destra e Sinistra (ne parlavo proprio ieri....http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/02/vietato-vietare-e-di-destra-o-di.html ) , osservando come questa distinzione resti uno strumento identitario delle persone, non ideologico bensì POLITICO.
Su questo, riprendendo la parola, si dice d'accordo Scalfari. La Destra, sana (che per lui ovviamente non è quella berlusconiana, populista, ma quella "repubblicana europea" ) , è la parte che nel binomio imprescindibile di libertà e uguaglianza, privilegia la prima. E con essa, hanno prevalenza i concetti di educazione, merito, selezione, responsabilità individuale. I deboli vanno sì aiutati, ma per solidarietà umana, senza porsi troppo il problema del miglioramento , del riscatto della loro condizione. Per la Sinistra è ovviamente l'opposto : la prevalenza dell'uguaglianza sulla libertà. Ma, ripete Scalfari (la cui esemplificazione condivido) , si può accettare una differenza di priorità, NON una conventio ad excludendum , dove una parte prevalga ed escluda l'altra. Perché la Libertà senza uguaglianza è Privilegio, laddove l'Uguaglianza senza libertà, evidentemente è Caserma.
A chi osserva come Scalfari, come detto acceso sostenitore del governo Monti, oggi lo critichi anche con durezza, il patriarca risponde che è stato il Premier a cambiare linea, non lui. Monti si era dato un compito preciso, un tempo, dopo il quale avrebbe lasciato, rimanendo a disposizione della Repubblica, ma non diventando parte della competizione politica. Polito non vede una contraddizione in questo, dal momento che l'uomo aveva iniziato un lavoro riformatore che oggi vorrebbe continuare, stavolta chiedendo una legittimazione popolare, quella la cui mancanza tanto gli era stata rimproverata nell'anno di governo.
E sempre Polito contesta un bipolarismo così draconiano, dove non ci sia spazio per terze forze. Anche nei paesi dove il bipolarismo c'è, e funziona, come Germania, Francia e GB, i partiti che poi si contendono il voto non sono certo solo due.
Un po' triste, ma espressa con immagine che strappa il sorriso (baccalà e lenticchie...), la chiusura di Scalfari sul futuro prossimo venturo italiano, con il dichiarato scetticismo sulle velleità programmatiche di tanti contendenti, Monti tra questi .
La pietanza vera si deciderà in Europa, e segnatamente in Germania (non a caso, ricorda il fondatore di Repubblica, Bersani in questi giorni è andato a Berlino, così come un tempo ci si accreditava in USA ) . Noi potremo decidere magari COME cucinarla. Il baccalà potrà essere in umido o al forno. Ma non potremo scegliere un altro menù.

Ovviamente il libro me lo sono comprato. Magari dopo averlo letto, vi dico anche la mia...

Nessun commento:

Posta un commento