Chi legge il Camerlengo sa l'ammirazione che ho per Davide Giacalone : le sue opinioni e la sua prosa.
Quasi sempre ne condivido anche il pensiero, del resto non è strano visto la medesima formazione liberale.
Ovviamente, e per fortuna, affinità non significa identità, e quindi capita di avere pareri difformi, magari parzialmente.
E' quanto accade sull'articolo 67 della Costituzione, di cui si parla in questi giorni, perché tirato in ballo da Grillo, ma già oggetto di discussione in passato.
L'articolo recita : " Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato".
Principio illuminista e liberale, che giustamente Gacalone difende. Come mai io no ? L'ho spiegato nell'altro post pure oggi pubblicato : http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/03/la-liberta-dagli-elettori-comprende.html.
Il problema è italiano, e ci dobbiamo fare i conti. Il Trasformismo è malattia antica del nostro Parlamento, ma negli ultimi 20 anni è assolutamente degenerata. Il bel film su Lincoln mostra il grande presidente che di fatto compra i voti che gli mancano per la sua nobile causa : l'abolizione della schiavitù, e questo la dice lunga sull'eternità di un testo come il PRINCIPE di Machiavelli (proprio quest'anno cade il 500° anniversario dalla sua pubblicazione !! ) . Però qui il FINE che giustificherebbe i mezzi è sempre la tasca personale, l'interesse spicciolo e meschino, altro che libertà di pensiero !
Ora, le controindicazioni palesate dai difensori dell'art. 67, tra cui appunto Giacalone, sono giuste. Quindi bisogna trovare una soluzione. Come ho già scritto, il sistema di RECALL adottato negli USA non mi sembra male. In fondo l'unico che può sanzionare l'eletto per la sua infedeltà è l'elettore. Attendere 5 anni (in caso di legislatura completata) per punirlo sono tanti, così come i danni che lui, insieme ad altri, può avere nel frattempo commesso (esempio di Fini e i suoi di FLI, spazzati via alle ultime elezioni, ma intanto avevano dissestato il governo emerso dalle urne nel 2008). Invece in America è previsto questo strumento di REVOCA . Un numero alto di cittadini elettori di tizio chiede che si tenga un referendum sulla conferma del seggio di quest'ultimo. Se viene raggiunto il numero di firme necessario al referendum e lo stesso decreta le Revoca, Tizio se ne torna a casa. Mi sembra un buon sistema. In fondo Tizio potrà sempre riuscire a convincere gli elettori delle sue buone ragioni no ?
Comunque, ecco l'opinione del bravo Giacalone
Buona Lettura
67, libertà e trasformismo
Non esiste Parlamento senza la libertà del singolo
parlamentare. L’assenza di vincolo di mandato, scolpita nell’articolo 67 della
Costituzione, è architrave della democrazia. La liberà dell’eletto è la libertà
dell’elettore. Gli unici sistemi ove questi principi, che risalgono al
diciottesimo secolo, vengono messi in dubbio sono le dittature. Solo dove il
bene del popolo s’identifica con il partito o con il capo (führer, in tedesco)
si stabilisce che l’eletto serve gli interessi generale eseguendo gli ordini.
Il Beppe Grillo che dice ai parlamentari eletti nelle sue liste: voi non siete
liberi di fare quel che volete, appartiene a quella matrice culturale.
L’assenza di vincolo consente il trasformismo, che è una
delle possibili malattie del parlamentarismo. L’Italia liberale la contrasse e
lo spettacolo non fu commendevole. Il rimedio, però, trasformò l’“Aula sorda e
grigia in un bivacco per i miei manipoli”. Fu un fenomeno che affascinò il
mondo. Vennero a studiarci. Era moderno, giovanile, rivoluzionario e ribaltava
un mondo politico corrotto ed esaurito. Ce ne pentimmo a lungo e la pagammo
come di più non si poteva. Anche l’Italia delle ultime legislature era malata
di trasformismo, con una significativa particolarità: i voltagabbana venivano
sovente dalle liste dei moralizzatori. Giacché nulla è più immorale del
moralismo senza etica. Lo spettacolo, comunque, disgustoso.
Diciamo che il trasformismo è un po’ come i batteri che
abbiamo nel corpo: in una certa quantità sono vitali, sopra possono essere
mortali. Negli Stati Uniti hanno approvato il bilancio federale grazie al fatto
che un gruppo di parlamentari repubblicani hanno votato in maniera difforme
dalle indicazioni del loro partito. E’ un fatto riprovevole? Non direi proprio.
L’equilibrio risiede nel sistema istituzionale ed elettorale: come fa
l’elettore che li votò a punirli, o a premiarli? Negli Usa è facile: in quattro
anni scade il mandato e quei signori devono tornare, con la loro faccia, a
chiedere il voto, o dopo avere vinto le primarie di partito, o come indipendenti.
In tutti i casi il sovrano è l’elettore. L’assurdo di casa nostra non è
nell’assenza delle preferenze (ci arrivo subito), ma nel premio di maggioranza:
se, giustamente, non esiste il vincolo di mandato, come è possibile che ci
siano dei parlamentari eletti in quota premio per chi ha vinto? Se cambiano
idea non tradiscono il modo stesso in cui sono giunti in Parlamento?
Il vincolo non esiste in nessuna democrazia di questo
pianeta. Le preferenze sono usate solo nei sistemi proporzionali, che sono anche
i più esposti al trasformismo. Segno che non ne sono antidoto. In Francia conta
molto il posto dove si viene candidati, e a scegliere è il partito. Poi il
doppio turno aiuta a cancellare le estreme, a meno che non siano molto forti.
Un comico annunciò di volersi candidare all’Eliseo, si era nel 1980 e il suo
nome era Coluche. I sondaggi erano favorevoli, ma il resto del sistema politico
lo isolò. Valéry Giscard d’Estaing prese solo il 28,3% dei voti (meno di
Bersani, meno di Berlusconi), ma il secondo turno ne fece un solido presidente.
In Inghilterra non solo non ci sono le preferenze, ma è il partito ad assegnare
le candidature, talché prende il parlamentare indisciplinato e o non lo
ricandida o lo mette in un collegio di sicura sconfitta. C’è offesa alla
democrazia? Assolutamente no. Il fatto è che le democrazie funzionano con i
partiti e noi, in Italia, abbiamo distrutto i partiti.
Il trasformismo è vizio dei singoli, aggregandoli in gruppi
transumanti, non attecchisce nei partiti, che sono corpi collettivi. E’
doveroso impegnarsi nella difesa strenua dell’articolo 67, ma non per questo
difendendo una stagione politica che non lo merita. Che è finita. Dobbiamo
rimettere ordine nel nostro sistema istituzionale e riscrivere da zero la legge
elettorale, ma dobbiamo farlo per aumentare, non per cancellare la libertà.
Anche quella del parlamentare. Le retoriche giovanilistiche e rivoluzionarie le
lasciamo a chi è ignorante. O in pericolosa malafede.
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