mercoledì 6 marzo 2013

BERSANI ALLA DIREZIONE PD RECITA IL NULLA. E NATURALMENTE, ALMENO LI', LO VOTANO


E Bersani partorì i suoi OTTO punti, che francamente se a suo tempo l'Agenda Monti era stata accusata di genericità , questo è il trionfo del NULLA.
Cosa vuol dire infatti : " Il primo è fuori dalla gabbia dell'austerità». Poi «misure urgenti sul blocco sociale». Ancora: «Riforma della vita politica e pubblica». Quarto: «Voltare pagina sulla giustizia e l'equità». Poi una norma contro «il conflitto di interesse e doppi incarichi». Sesto punto: «Economia verde e sviluppo sostenibile». Apertura ai «matrimoni gay e alla cittadinanza a chi è nato in Italia». E per ultimo punto: «istruzione e ricerca». "
??
Sono delle materie, dei titoli di cui si vogliono occupare....ma il contenuto ?
Forse io non capisco bene.
Bersani pensa di fare un patto di LEGISLATURA con Grillo ?? Se sì, e mi sembra pazzesco, allora a parte che vanno trattati TUTTI i contenuti di questi punti, spiegando quindi il COME si vogliono affrontare quei problemi, mi sembra che troppi ne manchino !! Specie in materia economica e fiscale.
SE invece l'appoggio è circoscritto nel tempo, finalizzato a fare alcune cose urgenti, tra cui la legge elettorale in funzione di un non lontano ritorno alle urne, allora di queste cose urgenti non c'è traccia. A meno che non rientrino nel titolo " riforma della vita politica e pubblica".
Bersani dice che "noi non scompariamo"...e chi crede più nei miracoli ??
A noi ci basterebbe che scendesse lui (manco scomparire, perché, mica è cattivo in fondo...) e facessero finalmente salire Renzi. Parole così vuote e inconcrete, un politichese così serrat e insulso, non si sentiva da quelle parti dai tempi delle Botteghe Oscure....
Ecco la cronaca del Corriere on line





UN SOLO ASTENUTO

Direzione Pd, approvata la proposta Bersani:
"Sì a un governo di cambiamento su 8 punti"

Il segretario: «Non c'è una sicura governabilità, ma gli altri non sono messi meglio. Non corteggio Grillo, mai col Pdl»

(Ap)(Ap)
La direzione del Pd ha approvato, con un solo astenuto, la proposta di Pier Luigi Bersani di un governo di minoranza sugli 8 punti proposti dal segretario del partito. Punti che poi sono stati illustrati dal segretario del Pd al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una successiva telefonata. Noi abbiamo fatto la nostra proposta, «dopodichè c'è il capo dello Stato. Ho sentito governo del presidente... Per definizione non tocca a noi decidere e poi bisognerà intendersi su cosa vuol dire» ha spiegato Bersani nella sua replica. Poi ha chiarito: «Lo so che mentre noi non pensiamo a ipotesi B c'è mezzo mondo che ci pensa. Ma a questo mezzo mondo noi diciamo che non è che nelle vostre fantasie: noi non scompariamo. Noi abbiamo il triplo dei deputati di Grillo e il doppio della destra, non è che scompariamo».
LA RELAZIONE - In precedenza i componenti della direzione nazionale avevano ascoltato con attenzione la relazione del segretario che era focalizzata sul voto come prodotto della crisi e dell'allargamento della forbice sociale. Bersani chiariva subito: «In tutta Europa un indebolimento delle istituzioni e ripiegamenti antieuropei». Per questo «sappiamo che le decisioni che prenderemo potranno segnare non solo questo momento ma il futuro, una fase non breve». Ma attenzione, una cosa ci tiene a sottolineare: «Non stiamo corteggiando Grillo ma si sta interpretando quel che si muove nel profondo per bucare il muro di autoreferenzialità del sistema che comincia ad essere in gioco».
Bersani: gli otto punti programmatici per il cambiamento
H24
IL VOTO - Quello del segretario del Pd era anche un'autocritica per quel che riguarda il M5S. «È una questione sociale» perché il movimento «è forte tra giovani e colpiti dalla crisi». Bersani analizza anche il voto e in particolare quello della destra che «ha perso sei milioni di elettori». Senza contare che la destra «esiste come in tutto Europa». Ma«l'idea che non ci fosse l'avversario ci ha danneggiato». E «il nostro arretramento ha fatto sì che ci fosse una loro rimonta». A stretto giro arrivava la replica diel segretario del Pdl Angelino Alfano: «Rifletta, così il Paese va a sbattere».
IL FUTURO - Ma l'imperativo, per il leader democratico, è cambiare. Cominciare con una riforma delle politica e guardare al blocco sociale. Cambiare perché c'è un'urgenza, e superare «l'autoreferenzialità della politica». E per quel che riguarda un futuro governo, Bersani parlava chiaro: «Noi non possiamo offrire una governabilità stabile, ma nemmeno gli altri». Il partito però «non sfugge alle sue responsabilità e parliamo chiaramente al Paese». E quindi, «se chiamati, siamo pronti a un governo di cambiamento».
GLI OTTO PUNTI - E come si fa a cambiare? Con gli otto punti. «Il primo è fuori dalla gabbia dell'austerità». Poi «misure urgenti sul blocco sociale». Ancora: «Riforma della vita politica e pubblica». Quarto: «Voltare pagina sulla giustizia e l'equità». Poi una norma contro «il conflitto di interesse e doppi incarichi». Sesto punto: «Economia verde e sviluppo sostenibile». Apertura ai «matrimoni gay e alla cittadinanza a chi è nato in Italia». E per ultimo punto: «istruzione e ricerca». Insomma «questo è quello che noi proponiamo e ci prendiamo la nostra responsabilità». Poi attacca Grillo: «Chi ha scelto la via parlamentare e deve dire che cosa vuol fare». E avverte: «Non staremo qui a guardare»
D'ALEMA- Se Matteo Renzi lasciava la sala dopo due ore e non interviene, Massimo D'Alema prendeva la parola. Prima di tutto chiariva: «Bersani è la nostra bussola». Poi attaccava Grillo. Ma successivamente precisava: «Non possiamo rinunciare a fare un discorso sulla destra e alla destra. La destra esiste. Io mi rammarico del fatto che in un momento così drammatico non sia possibile in questo Paese una risposta in termini di unità nazionale. Purtroppo non è possibile e l'impedimento si chiama Silvio Berlusconi».

1 commento:

  1. Povero Bersani!
    Mi fa tenerezza perché si vede da lontano che é una brava persona; ma per guidare un partito bisogna avere un poco più di grinta, che lui non ha.
    Basta vedere l' aggressività, in campagna elettorale, di grillo e cavalier pompetta ciò che Bersani non aveva, per capire perché ha perso voti.
    Non capisco allora perchè i capi del pd non hanno percepito questo particolare e non hanno lanciato Renzi nelle primarie come cavallo vincente.
    Una spiegazione ce l'ho ed é: anche loro sono vecchi di mentalità e sono bloccati sui vecchi sistemi oramai non più validi.
    In sostanza non hanno capito un beato "CAXXO" del mondo d'oggi.

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