venerdì 8 marzo 2013

CASINI SI DIMETTE DALL'UDC, FINI SI COSPARGE IL CAPO PER IL FALLIMENTO ELETTORALE. E POI DICONO CHE LE ELEZIONI NON SERVONO !!


Qualche volta gli elettori vincono...questo mi viene da pensare leggendo gli esiti delle direzioni politiche di Futuro e Libertà di Fini e dell'UDC di Casini. Anzi, dell'ex Casini...Infatti l'intramontabile Pierferdy , capo, prima con Mastella e poi da solo, dei reduci democristiani non di sinistra - questi ultimi confluiti dal 1996 nell'Ulivo e oggi parte integrante di un PD che di centro non ha assolutamente nulla ( e quando Bersani si distrae, lo dice chiaramente affermando che "Pure nell'insuccesso politico, la sinistra per la prima volta in Italia ha preso più voti della destra" ) getta la spugna e si dimette. Lo fa con una lettera, non affrontando la direzione del partito uscito a pezzi dalla consultazione elettorale. Dopo Monti non c'è che Monti ha funzionato solo per loro, che si sono praticamente dissolti. Casini è come Mastella, non conta più. Un generale senza più esercito. La stessa sorte del gemello Fini, che non scioglie Futuro e Libertà, ma che ha meno voti del centro di Tabacci !!! E se Casini almeno resta nell'amato Parlamento (presentandosi prudentemente in Senato con la lista unica),  Fini, che era il (poco degno) presidente della Camera  uscente, viene clamorosamente trombato.
Questo francamente riconcilia un po' con gli elettori italiani, che in fondo non sono così stolti come in molti scrivono solo perché non votano come vogliono loro...
Che gente che ha tradito l'elettorato moderato che,  anche NON berlusconiano, comunque NON vuole alleanze di governo con QUESTA sinistra (magari con Renzi, e con un PD tornato sulle posizioni della nascita, sarebbe diverso) , sia stata sonoramente punita, mi sembra un ottimo segnale.
Di seguito, l'articolo del Corriere on line sui due personaggi, ex delfini del Cavaliere alla guida del centrodestra, entrati insieme in Parlamento circa 30 anni fa, e ora esautorati, uno politicamente, l'altro anche fisicamente.
So belle cose.

LA DECISIONE DELLA DIREZIONE

Flop elettorale per Fli, «mea culpa» di Fini
«Ma il partito non si scioglie»

Dopo ore di discussione la direzione ha deciso che «Futuro e Libertà per l'Italia» andrà avanti. Intanto Casini dice addio all'Udc

Fini e Casini durante la convention del Terzo Polo nel 2011Fini e Casini durante la convention del Terzo Polo nel 2011
C'è ancora un futuro per Fli. Nonostante il flop elettorale del nuovo soggetto politico nato due anni fa per volontà di Gianfranco Fini (alla Camera, dove era alleato con la «Scelta civica» di Monti, Fli ha preso appena lo 0.46% e zero deputati), la Direzione del partito alla fine ha deciso di non staccare la spina a Fli. Futuro e libertà dunque va avanti. La notizia è arrivata dopo quattro ore di discussione e un dibattito aperto, nella mattinata di giovedì, dallo stesso Fini che si sarebbe comunque assunto tutte le responsabilità per il deludente exploit elettorale.
IL «MEA CULPA» DI FINI - «È inutile dare la colpa a Tizio e Caio, la responsabilità è mia», ha detto l'ex presidente della Camera - secondo quanto riferito da alcuni fonti - parlando ai dirigenti di Fli. Il «mea culpa» di Gianfranco Fini è stato apprezzato dal partitoe qualcuno lo ha definito un gesto «da gran signore». «Non servono capri espiatori, e puntare il dito su quest'uomo o su quello su questo o quell'errore organizzativo non basta a spiegare un risultato che è stato, alla fine, una catastrofe» ha detto Fini che poi avrebbe sottolineato di «non essere un uomo per tutte le stagioni».
UN NUOVO PROGETTO POLITICO - Resta il nodo politico sul futuro di Fli, di fatto annientato dalla batosta elettorale che ha travolto il «terzo polo». In direzione, volutamente, Fini non avrebbe presentato soluzioni già pronte ma avrebbe lanciato un messaggio per una seria riflessione: quale è il progetto politico con cui ripartire? E questo, poi, come e dove, visto che Fli è fuori dal Parlamento? . «La Direzione di Futuro e libertà ha giudicato il risultato elettorale completamente negativo. Esso ha chiuso una fase ma non pone fine ad un impegno politico - ha precisato Fli in un comunicato diffuso nella serata di giovedì -Tutto dovrà essere rapidamente azzerato in termini organizzativi perchè la responsabilità dell'insuccesso, nobilmente assunta in prima persona dall'onorevole Fini, grava sul l'intera classe dirigente». «I valori non negoziabili che furono alla base della nascita di Fli restano comunque validi - si legge ancora nel comunicato - ma dovranno essere interpretati con un nuovo e più ampio coinvolgimento di tutti coloro che in essi si riconoscono, quale che sia il voto che hanno espresso il 24 e 25 febbraio». La direzione del partito spiega che si apre a questo punto «una stagione costituente di approfondimento culturale e programmatico, per disegnare il profilo di una destra repubblicana e legalitaria, costituzionale ed europea, che sappia parlare al cuore degli italiani». Nelle prossime settimane sarà quindi avviato, «con tutte le forme partecipative possibili», un ampio confronto che si concluderà con una «Assemblea di fondazione che vedrà protagonista una nuova generazione e un nuovo gruppo dirigente».
L'ADDIO DI CASINI ALL'UDC - Tra gli alleati le cose non vanno certo meglio. Dopo dieci anni di matrimonio, Pier Ferdinando Casini ha lasciato l'Udc. Anche per l'unione centrista le elezioni sono state una debacle: 1,78% dei voti e 8 deputati. L'addio di Casini al partito è arrivato con una lettera, indirizzata al presidente del partito Rocco Buttiglione, il giorno in cui a Roma si è svolto il consiglio dell'Udc, a cui Casini non ha partecipato. Davanti «all'amarissimo risultato» delle urne - ha spiegato Casini - non resta che ammettere che «una stagione è stata chiusa». «Le ragioni della mia assenza - spiega Casini- siano comprensibili per tutti voi: è necessario che il dibattito del consiglio nazionale sia scevro da ogni condizionamento personale e da ogni riguardo anche nei miei confronti». Casini sottolinea quindi di avere «dedicato al partito ogni energia con convinzione e passione» e invita l'Udc «a giudicare se i risultati, nel corso di questi dieci anni, siano stati all'altezza delle aspettative».
«COME SCHETTINO» - La decisione di Casini non è stata apprezzata dentro il partito. Come in ogni divorzio che si rispetti, anche qui la separazione si è accompagnata a lacrime e veleni. Le prime sono state di Buttiglione e Cesa, commossi mentre leggono la missiva del leader. Poi sono arrivati i commenti della fronda «tassoniana», una ventina di delegati critici con i vertici del partito, che trovano il loro portavoce in Mario Tassone. Sono loro, a metà giornata, a dar voce a un malcontento diffuso ma largamente taciuto: «Casini sta facendo come Schettino, abbandona la nave prima che affondi». «Per me prima di tutto viene l'amicizia- ha detto invece con amarezza Lorenzo Cesa al termine della giornata- poi la politica. Sono sicuro che ritroveremo Pier in Parlamento, dove avrà un ruolo importante». Lui, Cesa, per ora resta in sella: porterà il partito a congresso entro aprile.

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