giovedì 7 marzo 2013

ITALIA, UN PAESE RICCO, ABITATO DA POVERI. PERICOLO DISEGUAGLIANZA


Francamente imbarazzante la lettura di questo articolo tratto da una rubrica della Repubblica on line. Viene presentata l'uscita del libro di Nunzia Penelope, accattivante signora ritratta nella foto sotto, che non conosco, ma che scrive di economia. Il titolo "RICCHI E POVERI" fa pensare subito al noto gruppo musicale degli anni '60, ma non c'entra con la musica pop, anche se il libro ha un'impronta decisamente ammiccante per il "popolo", almeno quello di un certo colore.
A leggerne la recensione, abbiamo tutti  i tratti cari ai comunisti di rivoluzione civile : odio sociale per i ricchi, demonizzazione dell'evasione fiscale, reddito di cittadinanza. Io sta cosa poi prima di Grillo non l'avevo mai sentita...ma veramente ti pagano solo perché sei "nato" ?? pare che in Brasile però si faccia ...se funzioni o no, vorrei controllarlo su qualche altra fonte  a questo punto. Ricordo solo di passaggio di aver visto una trasmissione televisiva, simil Report, nella quale intervistavano dei giovani padri e madri di famiglia brasiliani che spiegavano come la crescita dei  consumi fosse stato alimentato dal credito facile e dall'indebitamento...Avevano comprato sì, ma ora non sapevano come ripagare i debiti. Però, lo sottolineo, è qualcosa da verificare, non so come effettivamente funzioni lì, e negli ultimi anni effettivamente il Brasile è stato messo tra le economie in salute, emergenti...Da un po' veramente lo vedo sparito dai "radar" mediatici...però magari è un caso e non significa che si sia trattato di una "bolla". Del resto, i riflettori si riaccenderanno abbastanza presto...nel 2014 ci saranno i Mondiali di calcio da loro e la lente di ingrandimento sarà assoluta.
Tornando al libro e alla denuncia di una forbice eccessiva tra ricchi, pochi, e poveri, molti e in aumento, continuo a ritenere che posto così il problema non va bene.
L'ho scritto più volte. Non è la disuguaglianza dei punti di arrivo quella da combattere, ma quella dei punti di partenza !! Ovviamente una società funziona se chi la compone ha di che vivere con decoro. E se così non è, è indispensabile, proprio per la convivenza civile, per il mantenimento del "patto sociale", trovare delle soluzioni. Ma posto ciò, se poi io avv. Turchetti guadagno 2000 euro al mese e Coppi 20.000 al giorno, non ho nulla da obiettare : so che se li merita.
Nel libro sono riportati casi di ricchezze invece immeritate, i soliti manager che,a prescindere dai risultati, percepiscono stipendi e soprattutto "premi" (ma di cosa, se le loro società sono in perdita ??!!) che non si spiegano. Ma questo risolve il problema delle macchine che non si vendono più nel mondo ?
Insomma, la sensazione è che si stia tornando all'abbandonato principio marxiano per cui ciascuno deve avere secondo il suo bisogno (e con il concetto di "bisogno" molto dilatato in occidente...), a prescindere dal suo "FARE". Certo, lo ribadisco, oggi il problema non è più avere un certo tenore di vita, ma la mancanza del lavoro o una sua troppo bassa redditività. E questo, a lungo andare, può portare a tensioni sociali molto forti mentre già si registra un accresciuto tasso di criminalità . soprattutto nel campo di furti e rapine.
Quindi i "ricchi" o cambiano paese oppure anche loro devono preoccuparsi.
Questo paese sta (è? ) diventando cattivo.
Comunque, ecco l'articolo, che come detto non condivido ma che sottopongo al vostro giudizio così com'è stato scritto.



Ricchi e poveri
Anatomia delle due Italie

Nel libro-inchiesta di Nunzia Penelope l'analisi delle diseguaglianze stridenti nel nostro Paese, dove alla forbice del reddito si aggiungono le discriminazioni di genere e di razza. Lasciando i giovani sempre più indietro



La notizia è di questi giorni, ma il disagio estremo è vecchio di mesi, se non di anni. Almeno due famiglie su quattro sono economicamente in difficoltà, con un reddito insufficiente ad arrivare alla fine del mese. E l'immediato futuro non fa ben sperare. Chi ha tanti soldi non conosce crisi, chi non ne ha tira la cinghia. Una realtà senza tempo, ma la novità è che ora si aggrava sempre di più, con una classe media impoverita e spaventata, mentre si allarga la forbice tra privilegiati e tutti gli altri. Senza prospettive per il lavoro e lo sviluppo, con un'economia che piange, fra consumi in ribasso e timori diffusi.

A dare corpo e peso a quello che tutti vediamo con i nostri occhi, è appena arrivato in libreria il nuovo libro di Nunzia Penelope, Ricchi e poveri (Ponte alle grazie). Un'inchiesta sulla disuguaglianza che ha la forza dei numeri e la potenza di una fotografia impietosa della realtà. In Italia, avverte lo strillo di copertina, "il 10% degli italiani possiede metà della ricchezza nazionale e il 90% si divide quello che resta". Il libro fa la radiografia dell'Italia disuguale, "un Paese ricco, ma abitato da poveri". Un Paese penalizzato da una forbice esagerata, dove c'è chi dispone di 10.000 euro al giorno ( sono 2,5 milioni le famiglie molto ricche in Italia) e chi deve sopravvivere con meno di 1000 euro al mese. E dove ancora  prosperano sessismo e razzismo. Dove una donna , a parità di prestazione lavorativa, guadagna una media di 1131 euro al mese contro i 1407 di un uomo e uno straniero 973; mentre una donna straniera ne porta a casa addirittura solo 746. Con un gap che si allarga ancora di più per i giovani,  quasi sempre a rischio futuro.

Ed è davvero ricco di dati e di analisi illuminanti il libro inchiesta di Nunzia Penelope, già autrice di Vecchi e potenti e di Soldi rubati, giornalista specializzata in economia, che sa raccontare la realtà con chiarezza e ritmo narrativo Ed ecco il dramma della casa, bene primario per ogni cittadino; i consumi che non sono più per tutti; il lavoro che, anche quando si trova , è così precario da non garantire più alcuna certezza. Fino agli effetti collaterali di questa vistosa disuguaglianza tra ricchi e poveri, certo peggiorata con la crisi, ma così radicata nel nostro Paese da far pensare che contrastarla sarà la sfida più grande del prossimo futuro.


Quale la forbice tra ricchi e poveri ai tempi della crisi?"L'Italia possiede un'enorme ricchezza privata, quasi 9 mila miliardi, oltre 4 volte il debito pubblico. Se questo tesoro fosse diviso equamente, ogni famiglia avrebbe in tasca 400 mila euro. Ma non va così: il debito è di tutti, la ricchezza, invece, di pochi.  Le famiglie super ricche, cioè l'1% della popolazione, hanno un patrimonio che è 65  volte superiore a quello della media, mentre un altro 10% si divide metà del tesoro e al 90% restano solo le briciole. Il debito pubblico, invece, è sulle spalle di tutti: 32 mila euro per ciascuno dei 60 milioni di italiani. Questo è il principale motivo che fa dell'Italia un paese ricco, abitato da poveri. Ma il metro con cui misurare tutte le diseguaglianze è lo stipendio: in Italia quello medio è 1200 euro, molto vicino alla soglia di povertà, che è fissata a 1000 euro. Per contro, i primi venti supermanager privati nel 2012 hanno guadagnato 90 milioni di euro, i primi 43 superburocrati pubblici 16 milioni di euro, i 20 ministri del governo Monti 4 milioni di euro. E ancora: i soliti  top manager hanno preso complessivamente 54 milioni di buonuscite, indipendentemente dai risultati che hanno ottenuto, mentre le pensioni  dei comuni mortali sono state ridotte a cifre da mensa dei poveri". 

L'evasione fiscale, vistosa nel nostro paese, incide sui dati di questa realtà?"Moltissimo. Parlano i numeri: in Italia sono censiti 2000 jet privati, 600 mila auto di lusso e 100 mila yacht. E tuttavia, solo 682 persone nel 2012 hanno dichiarato di guadagnare oltre un milione di euro l'anno, mentre 11 milioni dichiarano reddito zero. Chiaro che qualcosa non torna, no? Questo impedisce tra l'altro di poter affrontare seriamente il discorso su un'eventuale tassa patrimoniale: come si fa a farla, se nemmeno si sa dove stanno i patrimoni? Per capire se l'Italia è un paese ricco o povero, quindi, occorrerebbe  innanzi tutto una gigantesca operazione di trasparenza, in grado di mettere in luce non solo i redditi dei politici e degli imprenditori, ma anche l'enorme ricchezza sommersa che fugge a ogni controllo e
che vale almeno 500 miliardi l'anno. Sarebbe la migliore delle politiche economiche, la più sana, la più equa, la più etica. Ma questa operazione da noi proprio non si riesce a fare. E cosi', mentre Obama negli Usa vince con lo slogan ''tassiamo i ricchi'', noi applichiamo la ricetta di Ettore Petrolini: ''i soldi bisogna prenderli ai poveri: hanno poco, ma sono molti".
 
La disuguaglianza aumenta; quali i consumi che più ne soffrono? E quanto potrà durare?"I consumi più massacrati sono quelli del ceto medio, mentre i prodotti di lusso hanno registrato, nel 2012, i più alti profitti di sempre. La Ferrari, per dire, ha fatto il record di vendite e incassi.  Segno che c'è gente per cui la festa non è mai finita. Ma se la massa non è in grado di consumare altre fabbriche chiuderanno, creando altri disoccupati, in una spirale recessiva senza fine. La soluzione sarebbe mettere soldi in tasca ai poveri: il Brasile ha dotato di reddito di cittadinanza ben 23 milioni di cittadini, che hanno ricominciato a spendere, trainando l'economia e la crescita. E oggi la disoccupazione brasiliana è al 6%, la nostra al 10%. Anche in Italia, quindi, qualcosa occorre fare: la gente davvero non ne può più. C'è una teoria sociologica che dice così: se due file di auto sono bloccate sotto una galleria, gli autisti attendono pazientemente che la situazione si sblocchi. Ma se una delle due file si muove, mentre l'altra rimane bloccata, i conducenti di quest'ultima si sentiranno truffati, e per ristabilire l'equità decideranno di superare la linea bianca che vieta il sorpasso, generando il caos. Ecco, la domanda da porsi, oggi, e': quanto tempo resta prima quella parte di paese che da troppo tempo è bloccata nel tunnel della crisi decida di infrangere le regole e superare la linea bianca. Io credo non ne resti moltissimo".

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