martedì 19 marzo 2013

"IL POPOLO DEL WEB E' UNA BELLA MERDA" ...SE LO DICE TRAVAGLIO...


Il clima è quello che è. Le elezioni non sono andate come dovevano, la Sinistra non ha vinto come era convinta di fare (ed è già la terza volta che gli succede : le precedenti nel 2006 e ancora peggio nel 1994) e da che prometteva che col 51% si sarebbe comportata come avesse il 49, "perché sto paese qui non si governa con una maggioranza semplice, ce ne vuole una ampia" (ricordate ? era uno dei mantra bersaniani...) , oggi con nemmeno il 30 pare avviata ad occupare tutte le cariche istituzionali come se avesse il 75% dei voti. Personalmente, che un partito o una coalizione che hanno vinto le elezioni e che rappresentino la maggioranza del paese decidano che fare, mi sembra legittimo in democrazia. Lo Spoil System in fondo ha origini anglosassoni, vale a dire paesi che lo Stato moderno lo hanno inventato, per cui nessuno scandalo. Se poi in un clima di ricerca di migliori equilibri e condivisioni, tenuto conto del particolare momento di crisi economica e sociale, le forze politiche si muovono diversamente, sarebbe auspicabile, ma non è pretendibile e non è lì il vulnus.
Il problema vero resta quello a monte : l'Italia è una Nazione, che come altre e più di altre (causa un enorme debito pubblico ) ha bisogno di riforme rivoluzionarie, sistemiche. Alcune sono difficili da far digerire alla famosa "casta politica" ma a questo punto questi signori sono sull'orlo del burrone e quindi FORSE lo faranno (in questo Grillo è un benemerito ). Altre coinvolgono il sistema di vita di milioni di persone, suddivise in corporazioni ben arroccate decise a difendere ogni centimetro del loro spazio (privilegio ? prerogativa ? diritto acquisito ? ) , e sono molto più difficili da attuare. Accadde in Germania, ai tempi di Schroeder , il quale per salvare il proprio Paese gli impose ricette impopolari che gli costarono la poltrona ma che portò avanti, preferendo allearsi con l'avversario, la CDU della Merkel, piuttosto che con la sinistra radicale. La famosa Grosse Koalition tedesca, spesso citata come esempio costruttivo di solidarietà e responsabilità (parola di cui si riempiono tanto la bocca bersani e i suoi ) nazionale. Da noi non si può fare, perché tra le due coalizioni più forti c'è una barriera di diffidenza e ormai di ODIO. Meglio dunque per il PD rincorrere i grillini, cercando di formare con loro un'alleanza di governo, al di là delle clamorose diversità programmatiche (almeno stando ai programmi INIZIALI ) esistenti tra le due formazioni. Del resto, l'alleanza immaginata da Bersani, ante 24/25 febbraio (la data corrispondente per il  compagno segretario alla battaglia  di Borodino, la vittoria -disfatta di Napoleone nella campagna di Russia ) , era con MONTI, mica con Grillo. Qualche differenza ci doveva pur essere tra il professore bocconiano e il comico genovese. Ma adesso no, pur di avere i voti al senato dei grillini (quelli di Lista Civica non bastano nemmeno per arrivare alla maggioranza numerica, figuriamoci politica ) , Bersani è disposto a tutto. Eppure lui c'era nel 2006 quando Prodi si ostinò a fare un governo da solo con appena due senatori di maggioranza (ed erano i SUOI, mica di un altro partito! ) e visse due anni di Vietnam ! Ogni giorno, ma veramente OGNI giorno il governo era in bilico ! E quante volte ci fu il ricorso vergognoso e illegittimo al voto dei senatori a vita per tenere in piedi la baracca.
Adesso lo scenario si ripete, in condizioni ancora peggiori : interne ( alla maggioranza in Senato mancano 34 senatori !! , senza contare che ce ne vorrebbero almeno 10-15 in più per una vera governabilità ) ed esterne (economia in recessione, Mercati ed Europa in fermento minaccioso ).
Parliamoci chiaro , non è che io nutra chissà che fiducia in un "governissimo". L'esperienza montiana alle spalle è lì a dimostrarci che non c'è proprio la fantasia di fare ciò che si dovrebbe, che del resto è MOLTO difficile.E non vedo perché il PD e il PDL riuscirebbero a governare insieme.  Però quello che spaventa è il CLIMA.
E di questo si stanno accorgendo pare anche coloro che di questo odio,  non riconoscimento reciproco, questo muro di tutti contro tutti , sono stati gli incubatori .
Tra i maggiori colpevolii, Marco Travaglio, che ora pare avvedersi del vaso di pandora che ha scoperchiato, e dà dei cerebrolesi a tanti frequentatori della Rete, dei Social network, che sanno solo vomitare veleno e violenza (che rimane per ora verbale, ma chissà...se recessione e disoccupazione aumentano...) .
Gli ricorda le sue responsabilità Filippo Facci, che di Travaglio è mortale nemico giornalistico, nel pamphlet pubblicato su Libero e che di seguito propongo.
Buona Lettura



Se n'è accorto perfino Travaglio: tira un'aria di m...




A forza di evocare il 1993 ci siamo finalmente arrivati: è il momento più terribile degli ultimi vent’anni  (civilmente, economicamente, politicamente) ma ogni segno di malattia viene scambiato per un eccitante sintomo di guarigione. C’è una forza politica che ha preso milioni di voti e che ha vinto le penultime elezioni (si chiama Pdl) ma che tuttavia è oggetto di un apartheid cultural-politico che la emargina dal dibattito e dalla sua rappresentazione. Le consultazioni con le altre forze politiche non la vedono penalizzata: la vedono esclusa. Il Partito Democratico, che pure ha preso solo una manciata di voti in più, preferisce interloquire con una forza politica che a sua volta lo rifiuta e lo deride (si chiama Movimento Cinque Stelle) e cerca punti di convergenza semplicemente impensabili per formare un governo purchéssia. In pratica: se il Pd non trova un’intesa coi grillini - e non la trova - non ne cerca altre, e punta a prendersi anche le cariche istituzionali che di norma vengono concordate.  
È in questo clima che il Partito Democratico ha deciso di non concordare alcunché: non col Pdl, ritenuto «impresentabile»; una definizione, questa, che durante le elezioni ha già condizionato le candidature di chi ne aveva magari facoltà e però è stato escluso in base a sondaggi che, a loro volta, derivavano dallo stesso clima civile e mediatico che si continua a respirare. 
Lo stesso clima in cui un’intervistatrice di dubbia presentabilità comeLucia Annunziata - la Rosy Bindi del giornalismo - si è permessa di dare dell’«impresentabile» ad Angelino Alfano e non è chiaro in effetti da quale pulpito. Che il Pdl abbia motivi di impresentabilità, da queste parti, lo abbiamo scritto centomila volte: ma a parte che Libero non è la Rai (quindi non è servizio pubblico, non viene pagato un canone) va rilevato che la stessa Rai e certi giornalisti, soprattutto, non fanno che risentire dell’aria che tira. 
Ecco: l’aria che tira è quella in cui le vicende processuali di Silvio Berlusconi (che in pratica è il Pdl) vengono snobbate e liquidate al di là del vittimismo innegabile di quest’ultimo. Il balletto delle visite fiscali a suo carico, sconcertante al di là di ogni faziosità, è stato sostanzialmente liquidato al pari del diritto di una forza politica di manifestare in tema di giustizia e processo penale. Su qualsivoglia dibattito, che avesse redistribuito torti e ragioni, è passato uno schiacciasassi politico-mediatico che tende a dividere il ruolo della magistratura dai problemi del Paese, dunque a escludere che la stessa magistratura ne faccia parte. Persino il governo Monti, pur senza citare la politicizzazione di parte della magistratura, aveva annoverato la giustizia italiana tra le cause che danneggiano l’economia e che scoraggiano gli investimenti: eppure il Pd, nei suoi famosi otto punti in cui ha cercato un’improbabile convergenza col Movimento Cinque Stelle, non ha menzionato il processo penale ma solo il «conflitto d’interesse» mirante a disinnescare Silvio Berlusconi e ad ammiccare ai grillini. 
Ma l’aria che tira è questa, ed è la stessa in cui un’altra giornalista di noto equilibrio come Luisella Costamagna (una che era troppo persino per Santoro) venerdì sera ha potuto dire che il Parlamento ora sarebbe più «pulito» solo perché non c’era più Nicola Cosentino, che proprio in quelle ore si era costituito. Non un cane ha osato ricordare che quelle ai danni di Cosentino restano richieste di custodia cautelare, dunque di carcere preventivo, qualcosa che non avrebbe più senso - dopo anni - perlomeno in relazione ai pericoli di fuga e inquinamento delle prove che le avevano motivate. 
Il clima, l’aria che tira: nevica ma ti parlano di primavera, di irresistibile stagione di cambiamento. Dei grillini in Parlamento sappiamo già tutto (basta poco) ma ieri s’è aggiunto il caso demenziale dell’onorevole-cittadina Gessica Rostellato (si scrive così) che ha raccontato di un invito rivoltole in Parlamento da Rosy Bindi: «Presentiamoci, così cominciamo a conoscerci». Risposta della grillina: «Ho tirato dritta e me ne sono andata... ma ti pare che ti do la mano e ti dico pure “piacere”»?. Sarebbe eversivo.
Poi c’è l’ennesimo e incredibile caso Travaglio, un collega che esprime sempre cose significative ma di cui gli sfugge il significato. Ieri, inaspettatamente, si è scagliato contro il popolo del Web e sul suo blog del Fatto Quotidiano l’ha messa addirittura così, prego leggere bene: 
«È ora di riconoscere che molte volte anche il mitico “popolo del web” è una bella merda».
Ha scritto così. E ancora: «Più leggo certi commenti più mi viene voglia di chiuderli e di dare ragione a chi paragona i social network alle pareti dei cessi pubblici.... C’è chi viene qui (sul blog, ndr) solo per insultare... chi viene qui e nemmeno legge quello che scrivo... pretendono che io dia sempre ragione a loro... Altri pretendono addirittura di dirmi quello che devo scrivere, e se non lo faccio subito sono un venduto, un servo eccetera... Altri ancora confondono il parlare di Tizio (bene, o male, o parlarne e basta) con lo sposare Tizio o l’esserne addirittura servi o pagati (ieri ho pubblicizzato un libro distribuito dal Fatto con i ritratti degli eletti del Movimento Cinque Stelle, è bastato ad alcuni decerebrati per scambiare un lavoro giornalistico, senz’averne letta una riga, per un manifesto propagandistico... ». 
Il commento è troppo facile. Travaglio pensa che il popolo che finge di scoprire (solo adesso) non sia lo stesso popolo che ha sempre sorretto lui, i suoi monologhi, i suoi cartafacci giudiziari, i suoi mitici Di Pietro-Ingroia-Grillo. Travaglio forse pensa che alle varie manifestazioni e ai Vaffa-day e nondimeno nell’urna - a votare Cinque Stelle e dintorni - sia andato un «popolo del web» affatto diverso da quello che ora perseguita lui e che da molti anni rompe le palle a noi.  Una reprimenda  tardiva, quella di Travaglio: ma che in fondo fa piacere. Benché sembri, invero, una scissione da se stesso. 


Nessun commento:

Posta un commento