sabato 16 marzo 2013

MATRIMONI IN CALO. LA RIVINCITA DEI SINGLE


Sul tema matrimonio, amore, single...il Camerlengo ha scritto varie volte. Credo di essere l'inventore del termine "omocentrismo", con il quale individuo quella sindrome femminile che pone il maschio al centro della terra. Nel bene e nel male, ci sono donne che nemmeno riescono ad immaginarla la propria esistenza senza un UOMO. Ora, parliamoci chiaro, nemmeno io nego l'importanza dei sentimenti e dell'avere un punto di riferimento emotivo. Però dire "importante" o "indispensabile", non è la stessa cosa. Senza dimenticare che in casi gravi e nemmeno rari, l'omocentrismo penetra praticamente tutti gli aspetti della vita relazionale delle donne che ne sono affette , In sostanza l'unico rapporto sociale degno di un significato vero è quello con l'uomo : per fare una passeggiata, per andare al cinema, a cena, non parliamo poi di un viaggio e/o di una vacanza. Le compagne di genere, vale a dire le altre donne, le potenziali "amiche", per questa categoria malata sono accessori superflui. Se ci sono perché no ? ma si può benissimo farne a meno. Dell'Uomo NO, a meno NON si può fare.
La vita è pensata solo nella COPPIA, tutto il resto è noia. Certo, anche per le affette da omocentrismo i figli sono in genere importanti, anche molto. Ma senza un uomo queste donne sono semplicemente PERSE.
Sicuramente ci sono anche uomini così, ma i numeri sono ben diversi. E poi c'è anche un'altra differenza importante. La "disapprovazione" sociale, che nel primo caso spesso non c'è , mentre nel secondo caso sempre. Un uomo che avesse la stessa sindrome, speculare, sarebbe per lo più considerato uno sfigato.
Una donna no, perché ha pronto il suo atout invincibile : il suo omocentrismo, che certo lei non definisce così, scaturisce dall'AMORE (che io, per sarcasmo, scrivo con due m...).
E di fronte al Cuore si sa, lo scrivono i poeti, la "ragion non vale"....e il consesso sociale, specie femminile, comprende e solidarizza.
Questo bisogno disperato di amore, così accentuato nel per altri versi cinico e materialista occidente, è stato ampiamente spiegato filosoficamente e psicologicamente. Ovviamente l'"amore" c'entra poco...Però la parola è bella, il sentimento nobile (almeno in astratto, perché le sue manifestazioni principali lo sono in genere molto meno ) e quindi il cerchio quadra..All'apparenza.
Perché come hanno pure scritto in tanti, avere affidato all'AMMORE i destini di un rapporto impegnativo e importante come il matrimonio e la famiglia, che in genere ne è la sua naturale conseguenza, ad un sentimento labile come questo, mostra chiaramente i suoi disastrosi risultati.
Tra i post più letti ripropongo i fortunati : Omocentrismo, una malattia femminile da debellare (http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/01/omocentrismo-una-malattia-femminile-da.html ) e La pretesa dell'amore romantico (http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2011/07/la-pretesa-dellamore-romantico.html).
Oggi m'imbatto in un simpatico articolo sulla rubrica del Corsera, la 27 ora, nella quale si parla dei matrimoni in calo, della crisi dell'istituto, e se ne cercano, al solito, le possibili ragioni.
L'articolista cita Polito e il suo accostamento alle problematiche lavoristiche....descrivendo le gravi conseguenze della separazione e divorzio e quindi denunciando la scarsa "flessibilità in uscita"....
In Francia, sempre all'avanguardia, si parla da molto di matrimoni "a tempo", rinnovabili. Negli USA  ci sono i contratti prematrimoniali.
Tutto perché ormai in occidente una cosa ormai è chiara : ci si sposa per AMMORE, con la raggiunta consapevolezza che questo sentimento, che si continua in realtà a percepire sempre in termini giovanili ( e quindi dove passione e attrazione sono irrinunciabili) , NON PUO' DURARE per tutta la vita.
Bene che vada, ce be vogliono almeno due, meglio tre, di amori...
Chi se li può permettere con le leggi esistenti ?
E così single è diventato "meglio"...
Buona Lettura



Testata


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C'è chi dice che il matrimonio sia sotto attacco: sempre più costoso e difficile. Ma se scricchiola è perché per la prima volta si fonda su un sentimento e non sulla convenienza. Ma l'amore prima o poi finisce

Matrimoni in calo: la rivincita degli scapoli sugli ammogliati?

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Scapoli contro ammogliati una volta era solo una partita a pallone. Poi, quella tra i single e gli sposati, è diventata una vera contrapposizione dettata da interessi divergenti. Certo, non una guerra, ma una sottile diatriba dagli effetti sorprendenti. La reputazione sociale dei single, per dire, storicamente non è mai stata altissima presso gli sposati. Le persone senza una relazione stabile sono considerate un’anomalia, nella migliore delle ipotesi uno sfortunato accidente. I single esprimono un modello antitetico a quello classico della famiglia, anzi un non-modello da disincentivare, perché corrosivo rispetto al tessuto sociale.
Bella De Paulo negli Stati Uniti ha scritto diversi libri sul tema della discriminazione sociale e economica dei single. Nel piccolo della rubrica «Supplemento singolo», che oggi compie due anni, abbiamo compiuto un percorso parallelo, indagando i comportamenti della nostra società, improntata a un modello familiare solidamente prevalente rispetto a quello dei single.
È perciò con grandissima sorpresa che sulle colonne di questo giornale ho assistito a un rovesciamento delle posizionileggendo un commento di Antonio Polito che denunciava la discriminazione di cui oggi è vittima il matrimonio, costretto da norme che lo rendono «poco conveniente», sia in entrata sia in uscita, come si direbbe in gergo lavoristico. Difficile andare all’altare se poi a tua moglie verrà negato di essere assunta nell’azienda in cui tu lavori; complicato uscire dal matrimonio, se quel che segue è un calvario di cause, esborsi insostenibili, discussioni infinite. Polito propone di rendere il matrimonio più «flessibile», «lasciando ai coniugi di pattuire tra loro le condizioni legali della loro unione, limitando invece gli obblighi che essa produce verso la collettività».
Ma quali obblighi? Sembra di rileggere le pagine scritte a proposito della flessibilità sui luoghi di lavoro: bisogna alleggerire il contratto, si è detto, per permettere ai datori di lavoro di assumere. E lo si è fatto a nostro modo in Italia, producendo precariato. Questo non dimostra che la flessibilità è inutile o dannosa, prova piuttosto che se non si pongono le condizioni per creare posti di lavoro, i contratti «leggeri» generano soprattutto cattiva occupazione.
Rientrando nel nostro campo, ed essendo franchi fino alla brutalità, quello che alcuni sposati (alcuni!) non tollerano più del matrimonio non sono alcune sue modalità o conseguenze secondarie ma è esattamente ciò che caratterizza questo legame, il suo fondamento: la persistenza e l’esclusività dell’unioneC’è chi propone matrimoni a tempo: stiamo insieme tre anni e, se va bene, rinnoviamo il contratto matrimoniale, altrimenti, ognuno per la sua strada. Ma per questo tipo di «prova» esiste già un altro istituto meno costoso: il fidanzamento, che spesso ai giorni nostri prosegue ad libitum, trasformandosi in un’unione di fatto.
La verità è che non c’è flessibilità che possa tenere di fronte all’insopprimibile desiderio di non avere un legame stabile. E che questo sentimento vada prevalendo, lo dimostra non tanto il brusco calo dei matrimoni ma soprattutto l’incremento (malgrado i costi elevatissimi) delle separazioni e dei divorzi. L’aumento del numero dei single nel mondo sviluppato è ormai esponenziale anche in Paesi come la Cina.
Come siamo arrivati fin qui? Uno studio americano del Pew Research Centerdimostra che negli Stati Uniti quella di raggiungere una maggiore sicurezza economica non è più considerata una ragione importante per sposarsi. Alla domanda cosa fa dell’altro un buon partner, uomini e donne rispondono con percentuali che superano il 90% «essere un buon padre/madre». E poi «essere attento e compassionevole», mentre il fattore economico è relegato in fondo alla lista. Ma soprattuttoalla domanda «qual è la ragione per sposarsi?», la stragrande maggioranza risponde l’amore, ma solo il 28% pensa che ne esista uno solo in tutta la vita…
Ridotta all’osso la questione suona così: è la prima volta nella storia dell’umanità che poniamo alla base di una relazione così importante un sentimento e non una convenienza (sociale, economica o religiosa). È una scommessa difficile da vincere: come si fa a costruire qualcosa di solido su un sentimento così labile? Sì, perché l’amore qui non è inteso come condivisione, costruzione, sfida oltre i limiti dell’umano. No, è l’amore come fiamma che brucia.
Fondare il matrimonio su questo sentimento è come volere basare l’illuminazione di una casa su una candela: brucia sì, ma prima o poi si spegne. Insomma è saltato un modello. Mi è stato evidente l’altro giorno mentre, tra amici single non più giovani, parlavamo con un’adolescente innamorata: dopo un po’ ci siamo resi conto di usare per i sentimenti lo stesso suo linguaggio. Il nostro modello ideale di amore corrispondeva al suo. Un’utopia.
E i figli? Non sono più un buon motivo per scambiarsi una promessa per la vita? La risposta è in ciò che vediamo intorno a noi: che ci piaccia o no, tra madri single, coppie gay, famiglie allargate, neppure la prole viene più collegata al modello classico della coppia sposata. E questo era davvero l’ultimo contatto con la realtà che il matrimonio poteva rivendicare. Possiamo anche disprezzare tale realtà e considerare questa dell’umanità che vive nel mondo sviluppato una irresponsabile regressione allo stato adolescenziale: messa a posto la pancia, si pensa alla propria felicità individuale. Se è così non c’è contratto flessibile che basti: il matrimonio soccombe fatalmente.
Il trend potrà essere invertito? Forse sì, ma la previsione non piacerà a nessuno. Solo l’orizzonte di una decrescita può riportare il matrimonio in auge. Vogliamo scommettere? Ma per ora «arrendetevi, siete circondati».

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