mercoledì 13 marzo 2013

MILAN FUORI ...E IL MODO ANCOR M'OFFENDE...


4 a zero e a casa. Per 70 minuti su 90, il pallone ce l'hanno gli avversari. Parliamo naturalmente della remountada del Barcellona che ha senza troppi patemi spazzato via il Milan che pure si era presentato con un augurale 2 -0 dopo la partita al Meazza. Se fosse stato un incontro di pugilato, poteva anche essere interrotto per manifesta inferiorità. Eppure, nonostante questo, la tentazione di dire "eh ma se in quel contropiede avessimo segnato anziché prendere il palo..." è stata troppo forte.
Ora, è anche vero, perché il calcio è così. Per questo affascina tanti, molto di più di un semplice sport. Giochi male, o comunque sei soverchiato dall'avversario, non tocchi palla, MA puoi sempre sperare che con un gollonzo, che vale doppio per la regola dei gol fatti in trasferta,  te la cavi lo stesso....
Ricordo lo scorso anno il Milan superare il turno in un match dove era stato surclassato in malo modo...ma grazie al combinato andata - ritorno la scampò... Alla fine del primo tempo Ibrahimovic fece una sfuriata ad Allegri perché giocavano troppo male ( il giocatore che dice così all'allenatore...) e al termine del match alla domanda del giornalista tifoso Pelegatti "contenti ? ", Mexes rispose : "Di cosa ? di questa partita si salva solo il passaggio del turno".
Dichiarazione che peraltro faceva ben sperare. NON è da MILAN, che in questo è sempre stata la meno italiana delle squadre, la filosofia per la quale l'unica cosa che conta è il risultato.
Certo, vincere è l'obiettivo, ma al Milan conta molto anche COME.
Ho diversi amici di FB che sono rossoneri, e anche tenacemente antijuventini.
Io già in passato ho scritto che, nonostante la grande rivalità tra i due club, specie negli ultimi 20 anni, quando, a parte qualche sporadico intermezzo (e non considerando il periodo successivo a Calciopoli...) , il campionato era cosa loro, ho sempre avuto un'ammirazione grande per la squadra rossonera.
Se la squadra di calcio si scegliesse per ammirazione, io sarei stato milanista fin dai tempi di Rivera....
Ma la squadra che mi ha incantato, più del Barcellona di Messi, fu il Milan di Sacchi e degli olandesi volanti !
Per la prima volta si vide una squadra italiana andare all'estero non per limitare i danni, ma per imporsi !!
Ricordo un Real Madrid - Milan, al Bernabeu, dove NESSUNO, spettatori, allo stadio e in tv, giornalisti, tecnici, credevano ai propri occhi. Mi è piaciuto molto anche il Milan di Ancellotti, anche se non era a quei livelli. Meno quello di Capello, che già era tornato più su schemi "antichi", giovandosi però di grandi campioni, sia pure in fase discendente...
Insomma, tutto questo per dire che non scrivo di un Milan preso a pallonate con soddisfazione da tifoso di altra squadra. Non ho simpatia per Allegri, ma non ho nessun astio per i rossoneri, e , quando non c'è di mezzo la Signora, tengo per loro sia in campionato che in Coppa.
Mi dispiace che ieri sia uscito e oltretutto in quel modo.
E , posso sbagliare, non credo che un Sacchi o un Ancellotti avrebbero detto..."certo se Njang avesse segnato"...Si sarebbero limitati a dire : sono più forti. Anche Allegri lo ha detto - come non dirlo ?? - ma con la solita italica chiosa...
Questo il ben duro commento di Mario Sconcerti sul Corriere della Sera





L'ANALISI

«Il problema? Non c'è stata mai partita»

Inferiorità evidente. E l'illusione di San Siro è subito svanita

I l vero problema della notte di Barcellona è che non c'è stata partita, non c'è mai stata speranza. È stato un gioco fuori controllo, una vera dimostrazione d'inferiorità. Si è chiusa subito anche l'illusione cominciata con i due gol di San Siro. Non è stata una sconfitta, è stata una lunga sensazione di inadeguatezza. Il lato paradossale è che non è sembrato nemmeno il vecchio Barcellona. Ha certamente giocato bene, ha dimostrato che la sua sera non è ancora arrivata, ma è comunque nell'aria, dentro a tutte quelle bollicine che si aggrappano sempre più a Messi per diventare sostanza. Insomma non mi è sembrata la grande promozione del Barça, piuttosto una bocciatura secca del nuovo Milan, la sua non appartenenza al clan delle squadre migliori. Giocatori come El Shaarawy, come Niang, non sono mai entrati in partita, schiacciati dalla personalità degli avversari. Altri come Mexès, come lo stesso Montolivo, sono rimasti a guardare un pallone che girava costantemente intorno a loro senza dare mai confidenza. La differenza netta di quel che significa non essere al proprio livello.
TROPPI TIMORI - Il Barcellona ha corso come da tempo non faceva in Champions, segno che la paura è stata grande. Nonostante questo ha segnato con due tiri da fuori, Abbiati ha fatto un solo grande intervento. Ha annientato il Milan quasi soltanto con i guizzi di Messi. Questo è il punto, tutto è stato grande nel Barcellona senza davvero aver bisogno di diventarlo. O ci si aspettava qualcosa di meno sul suo campo, con la qualificazione ormai appesa a un filo? Il Milan ha sbagliato forse il viaggio verso la partita, l'ha temuta troppo, si è fidato dei suoi due gol, non ha mai cercato una gara diversa. Il palo di Niang è stata la sua unica occasione ed è nata da un errore vistoso di Mascherano. Il vecchio calcio all'italiana prevede ripartenze, il Milan è sempre rimasto ad aspettare, come sapesse da subito che era tutto inutile. Anche quando era già sotto di tre gol, non è stato in grado di ricominciare un'azione, suddito di un gioco che anche senza accelerazioni produceva comunque risultati.
IL RESPIRO EUROPEO - Un'inferiorità evidente, quasi umiliante nel risultato e nella progressione inesorabile della gara, ma soprattutto un'improvvisa dichiarazione d'impotenza che non era lecito aspettarsi in queste dimensioni. Si può vincere in Italia, rischiare seriamente di essere i migliori, ma non avere peso ad altri livelli. Accade molte volte, soprattutto in momenti come questi in cui non sappiamo chi veramente siamo. È anche il trionfo del realismo. Le squadre giovani hanno spesso il respiro corto, mancano di dimensione internazionale, quella arriva solo con il tempo o con un talento tipo Messi. Ora non resta che ricominciare capendo che per avere strada in Europa servono giocatori di livello europeo. Altrimenti sfioreremo sempre l'impresa, ma ne resteremo sempre lontani.


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