Nell'inseguimento prono ai grillini, quelli del PD sono pronti a tutto : regalare la presidenza della Camera (devono rischiare...perché si vota adesso...quando Grillo continua a tuonare "nessuna fiducia!" e non c'è nemmeno l'incarico del Presidente...) , e inseguire i grillini novelli manettari.
E così, siccome l'altro giorno il capogruppo del M5S aveva detto che naturalmente loro l' avrebbero votata la richiesta di arresti a Berlusconi da parte di una delle tante procure assatanate, ecco che Migliavacca, uno dei numerosi portavoce bersaniani, non si lascia sfuggire l'occasione di dire cosa gradita da quelle parti, per cui anche quelli del PD, "se le carte fossero a posto, non avrebbero dubbi a votare per l'arresto".
Apriti cielo...Quelli del PDL insorgono, Bersani viene chiamato a smentire il suo uomo, l'onorevole Biancofiore (un nome che poco si confà a tanto spirto guerriero ) promette "scateneremo l'inferno" , manco fosse Rossel Crowe nel gladiatore...
Però, battute a parte, la faccenda è brutta, come lo era nel 1992 , con qualche differenza...
All'epoca i giudici di Mani Pulite avevano le vele gonfie di popolarità...oggi la giustizia è tra le istituzioni con le quotazioni più basse nella fiducia della gente...e certo non solo per colpa di Berlusconi !
Craxi rappresentava un partito delegittimato dal pool milanese, e con un elettorato sconcertato e sbandato da quanto stava accadendo...Berlusconi ha appeno ricevuto la conferma di uno zoccolo duro di 8 milioni e mezzo di voti, gente certo non tutta convinta che sia un santo, anzi, ma che non è disposta a tollerare una politica fatta con gli avvisi di garanzia e le sentenze. Insomma, nel 2011, quando il Cavaliere si dimise, non ci furono gli scontri descritti da Moretti nel suo Caimano. Ma un precipitare della situazione, come quello che si sta intravedendo, in un clima di tutti contro tutti descritto da tanti osservatori preoccupatissimi (ultimo in senso cronologico Sergio Romano stamane sul Corriere http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/03/litalia-come-la-jugoslavia-dopo-tito.html ) potrebbe anche degenerare.
Puntuale e acuto l'intervento al riguardo di Davide Giacalone, che da un po' sta mettendo tutti in guardia da questa particolare emergenza.
Buona Lettura
DAL TIFO ALL'INTIFADA
Bisogna fermare l’aggressione giudiziaria a Silvio
Berlusconi. Non per salvare lui, ma per salvare la sinistra. Per salvare noi.
Troppi non se ne rendono conto, ma siamo nuovamente alla tentazione tribale di
fare un sacrificio umano per buttarci il presente alle spalle. In quel modo,
invece, come c’è capitato altre volte nella storia, ci condanniamo a un futuro
ipotecato dal passato.
Berlusconi ha politicamente chiuso nel 2009, quando volle
difendere una schiacciante vittoria elettorale rimediando ai tradimenti
arruolando traditori. Si sarebbe dovuti andare a elezioni, anche a costo di
mettere il Quirinale nella condizione di negarle. Ha chiuso come statista quando
ha ceduto alla tentazione di trasformare la propria casa in bordello. Non è
reato, non me ne frega niente se i baci erano con la lingua e la lettura di
Nabokov è più che sufficiente per stabilire chi sia il carnefice e chi la
vittima. E’, però, una condotta incompatibile con la funzione. Tutte cose che
dicemmo subito. Ma è da fanatici, da invasati credere che i milioni d’italiani
che continuano a votare Berlusconi siano tutti persuasi della parentela fra la
squinzia paffuta e il rais egiziano. Dal 1994 al 2008 la maggioranza relativa
degli italiani ha continuato a votarlo perché non intendeva farsi governare
dagli altri. Nel 2012 quella maggioranza ha ceduto voti ad un quarto di
elettori che non intende farsi governare da nessuno. Questo è il problema.
E’ forse un innocente, un ingiustamente accusato? Non credo.
Alcuni temi d’accusa penale sono del tipo che un imprenditore normale assimila
senza drammi. Anche in caso di condanne. La sua esposizione politica,
naturalmente, cambia le cose. Ma fa anche scattare l’evidente persecuzione.
Ragionate sull’accusa penale relativa al caso De Gregorio: come si fa a non
vedere che l’impianto è concepito in modo tale che per aggredire Berlusconi
s’aggredisce il Parlamento? I tori accecati dalla muleta ed elettoralmente sanguinanti
caricano a testa bassa per incornare l’odiato impostore, ma si troveranno con
la spada giudiziaria nel cervello, perché si troveranno l’inquisizione a
sindacare il voto parlamentare. Sto difendendo De Gregorio? Che il cielo mi
fulmini, ove cada in tale tentazione. Fu candidato con Di Pietro, e nel mio
vocabolario non trovo qualifica peggiore. Chi lo comprò e reo di ricettazione
morale, di cui non si risponde in tribunale. Perché non solo è inaccettabile il
sindacato giudiziario, è anche da cretini non ricordare che il governo Prodi
cadde per assalto giudiziario. Per non dire dell’iscrizione nel registro dei
reati per la promessa di restituzione dell’Imu. E su che si fanno, le campagne
elettorali? Nel mondo.
Il clima italiano è pessimo. Quando sostengo queste cose
ricevo messaggi che mi qualificano quale servo del padrone. Quando scrivo, e
qui l’ho fatto, che chiamare la piazza contro la giustizia è da irresponsabili,
ricevo accuse di resa. La lunga seminagione di odio dà i suoi frutti. Se
qualcuno pensa di risolvere la questione sradicando Berlusconi con le condanne
non si rende conto di consegnare il Paese alla guerra civile. E’ pazzo. Ed è un
pazzo suicida, perché condanna la sinistra prima all’inciviltà giuridica e poi
al patibolo giudiziario. Perché lì finiscono, passando da “abbiamo una banca” a
“c’è fallita una banca”.
Singolare, poi, che si chieda a Berlusconi di trattare la
resa e mettersi in salvo. Primo: e con chi tratta? Secondo: accusato di farsi
gli affari propri lo si invita a farsi gli affari propri. Terzo: il problema
non è lui, ma l’Italia. Più equo Grillo, che lo invita alla latitanza,
dimostrando che la volgarità del linguaggio è la volgarità del pensiero.
Due gruppi dirigenti hanno esaurito la loro funzione, sono
spremuti come limoni ormai secchi: quello asserragliato attorno a Berlusconi e
quello che proviene direttamente, senza soluzione di continuità, dal Partito
comunista.
Sono fallite le operazioni di rinnovamento e rottamazione
dall’interno, ed è questa la loro più grande colpa. L’idea di conquistare un
giorno di vita in più per la morte dell’avversario è un’allucinazione. Sicché
hanno il dovere di portare l’Italia fuori dalla disastrosa seconda Repubblica.
E devono farlo assieme. Qui e ora. Lo so, non ne saranno capaci. Non ne hanno
lo spessore morale e culturale, sperando ciascuno di nascondere la propria
pochezza dietro la pochezza altrui. Ma come fanno a non vedere che s’avviano
assieme al mattatoio, sentendosi furbi se prendono il posto dopo il primo a
soccombere?
Sono un ottimista, credo nella ragionevolezza. Almeno
nell’istinto di sopravvivenza. Tocca a loro l’accordo per imboccare l’uscita,
bloccando gli assalti giudiziari e creando le condizioni per riforme
profondissime. Fra le prime quella che ridia senso alla parola “giustizia”. Lo
spieghino alle rispettive tifoserie, se per insipienza e arroganza non
intendono consegnare l’Italia all’intifada. Utile solo a veder scorrazzare i
fasci grillini.
Nessun commento:
Posta un commento