giovedì 14 marzo 2013

NAPOLITANO DA EDUCATAMENTE DEL TENDENZIOSO A GIANNINI DI REPUBBLICA. ERA ORA.



Massimo Giannini è uomo piacente di aspetto e sicuramente intelligente. Premesso obiettivamente questo del vicedirettore di Repubblica, lo ritengo individuo assolutamente fazioso e odioso. Alla stregua del suo direttore, Ezio Mauro, e lontano anni luce dal fascino che sicuramente ha avuto nella sua lunga e brillante carriera il suo Mentore, Eugenio Scalfari.
Repubblica da tempo è un giornale partito. Lo dichiara, apertamente. E siccome io a quel partito non sono iscritto, dopo 30 anni di lettura ho smesso di acquistarlo. Un quotidiano che scrive un appello ai grillini....che promuove e ospita le iniziative di quell'associazione eticoassolutista che è Libertà&Giustizia, la raccolta di firme dei soliti intellettuali di cordata...non è un giornale ma un foglio di propaganda.
Il Corriere della Sera , la Stampa, il Sole 24 ore avranno le loro influenze e le loro simpatie, com'è normale che sia, ma la militanza è altra cosa.
Nuova riprova della faziosità del giornalista e della testata su cui scrive, il biasimo espresso nei confronti del Presidente Napolitano (in genere osannato, ma si sa, quando l'uomo non fa quanto gradito, l'apprezzamento scema...) reo di aver ricevuto il segretario Alfano dopo la manifestazione dei parlamentari del PDL all'interno del Tribunale di Milano e di aver lasciato intendere una preoccupazione non adeguata al suo ruolo per la condotta anche dei giudici.
Il Colle ha preso carta e penna e ha risposto smentendo la ricostruzione capziosa fatta dal bel pupazzone repubblichino.
Prima di postare la replica del Capo dello Stato, come riportata dal Corriere.it, pubblico il commento critico di Pierluigi Battista, che giustamente difende Napolitano dalle strumentalizzazioni cui la Sinistra certo non è aliena.

Scrive l'ex vicedirettore del più diffuso quotidiano nazionale :
Il presidente della Repubblica, custode della Costituzione e garante dell'unità nazionale, non può essere trascinato in una mischia indecorosa, dove è stato smarrito ogni senso delle istituzioni, e persino della saggezza politica. Inoltre non si può consentire che il capo dello Stato, presidente del Consiglio Superiore della magistratura, venga bruscamente strattonato per prender parte a uno scontro furibondo che ha nel rapporto tra politica e giustizia il suo fulcro avvelenato da oramai oltre vent'anni. La sua è una funzione di equilibrio, che i suoi detrattori, prigionieri di una visione primitiva della lotta politica, bollano spregiativamente come nefasto «equilibrismo». Ma in un quadro politico così devastato questo equilibrio, la figura di Giorgio Napolitano, rappresenta invece uno dei pochi punti fermi di cui disponiamo. Destabilizzarne la funzione sarebbe un gesto irresponsabile. Comprensibile nei neomovimentismi oltranzisti. Ingiustificabile tra le forze politiche che dovrebbero essere un cardine dell'equilibrio democratico.
Napolitano ha condannato con decisione la «marcetta» dei parlamentari del Pdl sulle scalinate del Tribunale di Milano. Ne ha sottolineato l'anomalia. Ha denunciato il corto circuito che si stabilisce tra un intero partito, rappresentato dal suo gruppo dirigente, e le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il leader assoluto e incontrastato del partito. Non si può dire che le sue parole siano state indulgenti. O eufemistiche e minimizzatrici. Ma al partito di chi non concepisce altra modalità di lotta politica che non sia la cancellazione dell'avversario, le parole del capo dello Stato sono invece apparse troppo blande. Vorrebbero che dal Quirinale partisse un anatema definitivo per il capo di una coalizione che ha totalizzato solo 140 mila voti in meno rispetto a quella vincente di centrosinistra. Ma Napolitano si è sottratto a questo gioco al massacro. Non ha assecondato la tentazione di affidare impropriamente alla magistratura la speranza politica di espellere dal centro del quadro politico chi due settimane fa ha dimostrato di avere ancora un seguito elettorale non trascurabile. Hanno accusato Napolitano addirittura di aver concesso udienza al leader del pdl Angelino Alfano. Come se il compito del capo dello Stato fosse quello di comminare un ostracismo perpetuo a una parte ancora essenziale dello schieramento politico. E non hanno apprezzato che Napolitano esortasse tutti, ma proprio tutti, i politici che si scagliano contro la magistratura ma anche quella parte della magistratura che oramai non prova nemmeno imbarazzo a rivendicare un ruolo di supplenza politica, inammissibile in un normale Stato di diritto.
Equidistanza? No, consapevolezza che, di fronte a una crisi verticale del sistema politico, e nell'assenza di un vero vincitore che si sia dimostrato capace di raccogliere i consensi elettorali sufficienti per governare il Paese, la tentazione della scorciatoia, la ricerca affannosa di una segreta alleanza con il potere giudiziario per affossare definitivamente l'avversario politico, sono la risposta peggiore e anche più avventurosa. Il gesto e le parole del capo dello Stato rimettono invece al centro dell'attenzione la necessità che non si imbocchi irresponsabilmente la strada dello strappo e del muro contro muro. C'è da vedere se esiste una maggioranza di governo, e il centrodestra non può essere pregiudizialmente escluso come se i suoi elettori non contassero più niente. Ci sono gli appuntamenti istituzionali che sono inderogabili: l'elezione dei presidenti delle due Camere e la scelta del presidente della Repubblica in un momento caotico e convulso della vita nazionale. È impensabile che si abbia la pretesa di fare tutto «da soli», pronunciando scomuniche su una parte ancora così importante dell'opinione pubblica. Ed è ancora più irresponsabile la grottesca invocazione di inesistenti provvedimenti di arresto nei confronti di Berlusconi, come a implorare la magistratura di procedere con gesti traumatici, anche se è la stessa magistratura a negarne l'urgenza. Di fronte a questo clima, del tutto inadeguato rispetto alla gravità drammatica della situazione politica, Napolitano, con la sua severa esortazione alla serietà delle forze politiche, dimostra di incarnare un momento di ragionevolezza indispensabile in passaggi tanto delicati: la voce della responsabilità istituzionale."


Il sagace Bordin, a sua volta, sottolineava il consueto strabismo di sinistra : la manifestazione dei parlamentari PDL è eversiva, quella che venerdì quelli di Libertà e Giustizia stanno organizzando per invocare condanne e arresti per Berlusconi è democratica....
Così va il mondo
Buona Lettura





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L'INTERVENTO

Napolitano: nessuno scudo per Berlusconi

Il Capo dello Stato: «È falso che mi siano stati chiesti "provvedimenti punitivi contro la magistratura"»

Giorgio Napolitano (Ansa)Giorgio Napolitano (Ansa)
Nessuno «scudo verso procedimenti giudiziari per Silvio Berlusconi». In una lettera aRepubblica Giorgio Napolitano replica ad un articolo di Massimo Giannini in cui criticava l'operato del Presidente e le sue parole dopo gli incontri con il Pdl e il Csm di lunedì. «È falso che mi siano stati chiesti "provvedimenti punitivi contro la magistratura", nessuna richiesta di impropri interventi nei confronti del potere giudiziario mi è stata rivolta». «Né la delegazione del Pdl mi ha "annunciato" o prospettato alcun "Aventino della destra».
LA LETTERA - «L'incontro - prosegue il Capo dello Stato - mi era stato richiesto dall'onorevole Alfano la domenica sera nell'annunciarmi l'annullamento della manifestazione al palazzo di giustizia di Milano (poi svoltasi la mattina seguente senza preavviso, da me valutata "senza precedenti" per la sua gravità). L'incontro in Quirinale con i rappresentanti della coalizione cui è andato il favore del 29% degli elettori, era stato confermato dopo mie vibrate reazioni espresse direttamente ai principali esponenti del Pdl per la loro presa di posizione».
IL RAMMARICO - Napolitano prosegue la ricostruzione dei fatti spiegando che «quel rammarico, ovvero deplorazione, è stato da me rinnovato, insieme con un richiamo severo a principi, regole e interessi generali del Paese che, solo con tendenziosità tale da fare il gioco di quanti egli intende colpire, Giannini ha potuto presentare come riconoscimento al Cavaliere di un legittimo impedimento automatico o di un lodo Alfano provvisorio». Nell'incontro con il Csm, poi, «è risultato ben chiaro che nessuno "scudo" è stato offerto a chi è imputato in procedimenti penali da cui non può sentirsi 'esonerato in virtù dell'investitura popolare ricevuta».

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