sabato 23 marzo 2013

SE POLITICAMENTE NO, VINCERE PER DECRETO LEGGE ?


Scalfari e quelli di Repubblica polemizzano da sempre con i colleghi e rivali del Corriere della Sera ai quali rimproverano il cd. "terzismo". Vale a dire il non schierarsi apertamente da un parte (possibilmente la propria ), rivendicando orgogliosamente che NON è questo il ruolo di un giornale che vuole "informare", dare notizie ai suoi lettori e fornendo anche possibili interpretazioni, commenti, ma senza diventare un organo di propaganda politica. Il giornale - partito che di fatto è Repubblica, ma anche altri giornali come Il Fatto, Libero e Il Giornale.
Tra i giornalisti del Corriere più "detestati" e criticati per questa terzietà,   c'è Pierluigi Battista. Non che gli altri siano amati (Panebianco, Polito, Galli della Loggia) e sicuramente molti si sentono orfani di Mucchetti, traslocato al senato della Repubblica in quota PD.
Però il già vicedirettore del più prestigioso quotidiano italiano è proprio l'emblema di questo detestato terzismo. Travaglio lo "odia" quasi più di Facci, il che è tutto dire, ma sono molti tra gli stessi elettori "progressisti" del Corrierone a non sopportarlo.
Come chiaramente è testimoniato dai commenti faziosi e livorosi che seguono il fondo odierno del bravissimo giornalista. Battista commenta e critica l'ennesima iniziativa di certo popolo sinistrorso, animato da 20 anni da una sindrome nevrotica assai grave : l'ossessione berlusconiana.
Per questa gente il Cavaliere è il MALE, e tutte le cose che in Italia non vanno sono attribuibili a lui.
Proprio vero che la secolarizzazione non ha risolto l'atavico bisogno umano di avere un Demonio a cui attribuire le colpe e scagionare se stessi.
Sappiamo da tempo, perché ci si sono messi anche gli europei a dircelo, nonché i mercati, che minacciano di non rinnovarci più 2000 miliardi di prestiti, quali sono i mali incancreniti dell'Italia : enorme debito pubblico, welfare inefficiente, troppo costoso e sprecone, tassazione soffocante a cui fa da contraltare una enorme evasione fiscale, vetustà del mondo del lavoro e di tutto l'apparato amministrativo. All'epoca della famosa lettera dell'agosto 2011, quando venimmo formalmente ammoniti, molte di queste cose erano nell'elenco delle cose da fare (in realtà tutte...solo dell'evasione fiscale non si parlò...).
Bene, chi in buona fede può attribuire al SOLO Berlusconi la responsabilità di questi mali italici ?
Senza contare, come ripetono in tanti ma inutilmente, che anche volendo prendere in considerazione solo gli ultimi 20 anni, quelli della Seconda Repubblica, e quindi dell'era Berlusconi (perché obiettivamente così sarà rammentata nei libri di storia ) ,  la Sinistra, coi suoi alleati, ha governato LO STESSO TEMPO del centro destra. Lo abbiamo scritto più volte, ma lo ripetiamo per quelli che non sanno fare di conto : dal 1996 al 2001, e dal 2006 al 2008 , quindi sette anni, a Palazzo Chigi è stato seduto un rappresentante del centro sinistra. Dalla fine del 1994 al 1996 il governo Dini era appoggiato dalle formazioni di centro sinistra. Berlusconi ha governato pochi mesi nel 1994, e poi nei periodi 2001-2006 e 2008-2011. Poco meno di 9 anni, esattamente quanto gli altri. In questi anni l'unica riforma costituzionale fatta è stata quella SCIAGURATA , oggi a detta di tutti,   del Titolo Quinto, con il trasferimento di determinati poteri alle Regioni SENZA federalismo fiscale. Una genialata di Prodi che, tra i vari orrori,  ha fatto esplodere i conti della Sanità Pubblica. Altra cosa STRUTTURALE da ricordare, sempre a demerito di Prodi, è il ritardo della riforma previdenziale, a cui poi ha dovuto mettere drasticamente mano Monti.
Non parliamo delle riforme scolastiche...cosucce tipo la laurea breve, l'eliminazione degli esami di ripetizione con l'invenzione dei debiti formativi (poi si è tornati indietro...). Il Cavaliere ha fatto una serie di leggi ad personam di cui in molti si sono giovati ( De Benedetti e il Gruppo Espresso tra questi, per esempio ) , e NON Ha fatto nessuna delle riforme liberali promesse. Colpa grave, indubbiamente, ma per NOI di centro destra. Quelli di sinistra dovrebbero essere contenti di essere riusciti nel loro intento di impedire quel tipo di nuove norme. Insomma, il paese è immobile da 20 anni, e questo ha portato al ristagno economico prima e alla recessione oggi, anche per l'incapacità, in questa situazione, di rispondere con elasticità e prontezza al mondo economico che cambiava con la globalizzazione. Per gli ossessionati Berlusconi è il colpevole di tutto.
E siccome non c'è modo di farlo fuori politicamente, perché l'uomo ha scarse capacità governative ma un particolare talento elettorale, per cui quando non vince, mutila la vittoria avversaria (2006 e anche stavolta ), ecco che tornano comodi i PM investiti di questa missione e i giudici che gli vanno dietro.
Ogni tanto si fanno manifestazioni popolari, tirando fuori qualche norma utile al caso. Stavolta Flores D'Arcais, che è uno dei più toccati dalla patologia descritta, ha pescato una legge del 1957  che disciplinerebbe la materia televisiva e dell'informazione in una materia dove la stessa legge Gasparri, che è del 2004, sembra preistoria.
Battista parla di tutte queste cose, ottenendo condivisioni ma anche, come detto, commenti pieni di livore con tanto di inviti ad andare a scrivere per Sallusti o Belpietro.
Il "nostro" per fortuna ha schiena dritta e navigata esperienza per preoccuparsi di costoro.
Buona Lettura



INELEGGIBILITÀ

L'avversario politico cancellato per legge

Il leader Pdl Silvio BerlusconiIl leader Pdl Silvio Berlusconi
Reclamare oggi l'ineleggibilità di un cittadino di nome Silvio Berlusconi, già eletto nel Parlamento italiano per ben sei volte dal '94 ad oggi, può apparire un esercizio surreale. Il passato non può essere smontato a piacimento e la realtà non può essere piegata ai propri desideri. Oggi scenderanno in piazza per chiedere a una legge di controversa interpretazione di operare come fa la magia nei racconti per l'infanzia: far sparire d'incanto i cattivi, abolire la realtà dolorosa con appositi rituali.
In termini più adulti, cancellare d'imperio il nemico politico dichiarandolo inesistente. Una scorciatoia puerile, ma anche la premessa di un micidiale errore politico. Perché l'invocazione dell'ineleggibilità di Berlusconi non è solo riesumata da una frangia di oltranzisti dediti alla sistematica delegittimazione politica e persino etica di chi viene dipinto da decenni come l'incarnazione del Male. No, stavolta trova ascolto anche tra gli esponenti di un Pd ancora traumatizzato dalla travolgente avanzata grillina, e che tenta di ritrovare in un più pugnace intransigentismo antiberlusconiano la consolazione di un'identità antagonista oramai appannata. Berlusconi era dato per finito prima delle elezioni. Ma le cose sono andate diversamente, e allora si richiede la sua fine per via legale. Si dirà: sia pur tardiva, la riscoperta di una legge del '57 (quando la tv commerciale era ancora fantascienza) è pur sempre un doveroso atto di omaggio al principio di legalità e le leggi devono essere applicate.
Ma la sua applicabilità al caso di Berlusconi non è così incontrovertibile, come sostengono illustri giuristi e costituzionalisti certamente non sospettabili di debolezze filoberlusconiane, e come dimostrano ben tre voti parlamentari, due all'interno di legislature a maggioranza di centrodestra, ma una a maggioranza di centrosinistra. Del resto, la stessa recriminazione molto frequente nella sinistra di non aver saputo o potuto varare una legge sul conflitto di interessi dimostra che, da sola, quella norma del '57 non è così chiara. E allora, che senso ha riesumarla oggi? E quali pericoli può procurare alla politica italiana, la riscoperta di un provvedimento inevitabilmente destinato a scatenare la rivolta dell'elettorato di centrodestra?
Il perché è contenuto nell'eterna tentazione di imboccare la scorciatoia della legge per non dover ammettere i propri errori e le proprie clamorose manchevolezze. Spingere in modo compulsivo sul tasto dell'ineleggibilità rafforza l'impressione che le sconfitte politiche ed elettorali di questi ultimi vent'anni siano il frutto di un inganno e che il consenso incassato in modo così massiccio e reiterato da Berlusconi sia dovuto alla posizione dominante del leader di centrodestra nel possesso delle reti televisive. Sarebbe sciocco negare il peso della tv nell'orientamento delle scelte elettorali. Inoltre non si può negare che una democrazia liberale viva di contrappesi, di pluralità, di forze non smisuratamente diseguali in termini di potenza comunicativa e di ricchezza. Ma il possesso berlusconiano delle tv è anche stato il più potente alibi autoconsolatorio e autoassolutorio per le ripetute sconfitte della sinistra in ben sei tornate elettorali, lungo l'intero arco temporale della Seconda Repubblica. Berlusconi vince perché è il padrone dell'etere: ecco il grande autoinganno dei perdenti nel corso di vent'anni. Non ci sono meriti e demeriti, colpe e responsabilità. C'è solo l'autovittimizzazione, molto simile a quella dei tifosi di una squadra sconfitta che si sentono vittime di un sopruso arbitrale.
Ma la politica non è una partita di calcio giocata sugli «episodi», come si dice in gergo. E oggi ancora una volta la tentazione della scorciatoia legale e giudiziaria tradisce il desiderio di chiudere con il «berlusconismo» non per effetto di una chiara vittoria politica, ma per vie più sbrigative. Da qui anche una certa venefica impazienza che circola nelle file del Pd e che ha spinto un esponente del partito autorevole come Migliavacca a giocare nientemeno con l'ipotesi di un «arresto» di Berlusconi peraltro smentito dagli stessi inquirenti che hanno messo sulla graticola il leader del centrodestra. Ecco perché imboccare la via estremista della richiesta perentoria dell'«ineleggibilità» di Berlusconi, proprio alla vigilia di consultazioni delicatissime per la formazione del nuovo governo, sembra più un esorcismo che una razionale scelta politica. Un errore grave. E anche un sintomo di regressione culturale.

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