giovedì 25 aprile 2013

BEFERA TIRA IL FRENO. FISCO MENO SPIETATO. SARA' VERO ?


Gianluigi Paragone, ex scudiero della stampa leghista, oggi conduttore della trasmissione Rai "L'Ultima Parola", scrive un articolo nel quale segnala soddisfatto il diverso atteggiamento del Direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, dovuto alla diversa aria politica che si respira sull'argomento Fisco.
Sicuramente, lo stesso Monti, passando dal ruolo di Presidente del Consiglio a quello di candidato politico, aveva cambiato tono. Essere Premier per decisione dall'alto è ben diverso che passando per le urne. E diventare Presidente del Consiglio invocando la guerra santa contro l'evasione e la cultura della tassazione....beh ricorda la parabola di Gesù, con ricchi, cammelli e crune dell'ago da oltrepassare...
Si è visto col redditometro, strumento di cui Befera era tanto orgoglioso, e che è stato violentemente attaccato anche da giornalisti istituzionali come il Prof. Panebianco del Corriere della Sera, senza che qualcuno alzasse la voce per difenderlo. ANZI. Il redditometro non ha più padri certi ! Come l'IMU del resto...
Il paese è strangolato dalle tasse, e Befera e i suoi appaiono per quello che realmente sono : rastrellatori di denaro dei contribuenti ben noti, per alimentare le fauci pubbliche,  incapaci viceversa di toccare l'evasione importante.
Io , come tutti voi, sentiamo da anni che l'evasione fiscale è di 120 miliardi di euro. Non si sa bene come fanno a calcolarla (non è che siano bravissimi i burocrati  in aritmetica, pensate ai debiti con le imprese...qualcuno ha capito a quanto ammontano ?? 80 ? 100? 120 ? Nessuno lo sa....Eppure esiste una Ragioneria di Stato ) però questo dicono.
Due domande : 1) come mai, visto che da qualche tempo, affermano orgogliosi, la lotta all'evasione porta al recupero di svariati miliardi, nell'ordine della decina ogni anno, anche qualcosa di più, questa cifra (120) non scende mai ? 2) In ogni caso, 10 miliardi in sé sono tanti, ma su 120 sono meno del 10%,  vi sembra un successone ?
Sicuramente, il clima di favore che il governo Monti accese per la guerra contro l'evasione , euforizzò Befera che per un certo periodo rimbalzava da una tv all'altra, spiegando come una certa sana paura fosse utile...
Poi arrivarono i primi suicidi,  aumentarono le cronache di violenza contro le sedi di equitalia e/o i singoli esecutori, uscirono le cifre sui tassi usurai applicati da Equitalia per la riscossione, le percentuali delle sconfitte dell'Agenzia nel contenzioso tributario (oltre il 40%!!!).
Soprattutto, anche personaggi autorevoli, come Draghi, iniziarono a dire che l'Italia,e cioè  imprese, lavoratori e famiglie, fosse ormai strangolata dalle tasse e se i contribuenti non pagavano magari non era perché evasori, ma perché non ce la facevano...
Ora Paragone sostiene  che anche all'Agenzia questo pensiero sia arrivato...
Speriamolo.
Io, francamente, mi fido poco.
Ecco comunque l'articolo su Libero




LA SVOLTA?

Basta sceriffi e terrorismo fiscale Befera alla fine depone le armi

Dopo i suicidi e le proteste, il presidente di Equitalia allenta le maglie della riscossione: sulle tasse tira un'aria nuova. Ora attendiamo che si scusi



Befera, lo sceriffo del fisco
costretto a deporre le armi



Diciamo che gli basterebbe andare in tivù e chiedere scusa. A volte questi piccoli gesti di umiltà servono. Non so se però Attilio Befera accetterà il consiglio; se un po’ ho capito il suo carattere persevererà nel sostenere che la colpa non è mai stata sua  ma delle leggi sbagliate.
La verità invece è un’altra: il vento sui metodi di Equitalia è cambiato e soprattutto le macerie di quel modus operandi sono sotto gli occhi di tutti. In momenti di grave crisi sociale ed industriale atteggiarsi da sceriffo è quanto mai deleterio. L’aria è cambiata, dicevamo. Non solo Berlusconi, la Lega e Grillo hanno da tempo puntato l’indice contro i guasti prodotti dalla strategia di Equitalia, ma pure dalle parti del centrosinistra si sono fatti la stessa opinione. Non si tratta di un atteggiamento di mero calcolo elettorale (che pure ha la sua importanza). A smuovere le acque è stata la rivolta spontanea partita da moltissimi cittadini rimasti impigliati nei provvedimenti, talvolta estremi, degli agenti riscossori.
Questa protesta, sfociata anche in gesti di violenza, è arrivata finalmente sul tavolo di Befera che ha innestato la retromarcia: dopo il blocco dei pignoramenti sui conti correnti dove sono accreditati pensioni e stipendi dei dipendenti pubblici in debito col fisco, ecco il disgelo sulle procedure di riscossione in capo alle aziende. È bastata una direttiva (per ora solo annunciata) firmata da Attilio Befera e finalizzata alla semplificazione dei controlli sui rimborsi dell’Iva. Non solo, anche le imprese che hanno commesso errori di calcolo dell’imposta sostitutiva sui salari di produttività non saranno soggette al pagamento delle sanzioni, se entro la fine dell’anno hanno restituito gli importi dovuti.
Una boccata d’ossigeno che poteva essere autorizzata anche prima se soltanto la lotta all’evasione (sempre sacrosanta) non avesse portato a trattare il moroso come un evasore. Questo bastava. Invece l’ubriacatura e il fanatismo dell’anno montiano hanno scardinato un sistema già in ginocchio per colpa della crisi. Su questo punto, Libero da tempo evidenziava le storture del sistema, contestando al legislatore - ma anche allo stesso numero uno di Equitalia - una severità eccessiva. Una severità che tra l’altro a quasi nulla è servita nella lotta verso i grandi evasori.
Molto ancora c’è da fare perché l’altro punto assai dolente della questione fiscale riguarderà il pagamento dell’Imu e soprattutto le procedure. Infatti le «ganasce fiscali» scatteranno ugualmente sotto i mille euro di debito inevaso se il pagamento non avviene entro 120 giorni, così come l’ipoteca sulla casa (prima o seconda è uguale) può essere ordinata sopra i 20mila euro. Complicazioni enormi, poi, restano sul fronte della procedura in quanto chi è in debito col fisco e ha ricevuto un primo avviso di pagamento, ove mai chiedesse il pagamento a rate ma non ottenesse una risposta, si trova iscritto ugualmente nell’elenco dei «cattivi», con l’aggravio di una multa pari al 28 per cento. Il cane che si morde la coda.
Da questa situazione di eccessiva severità è difficile uscire. Il governo Monti e l’atteggiamento (spero ormai superato, ma ripeto: occorrerebbe un gesto pubblico di umiltà) di Attilio Befera non hanno aiutato a stemperare il clima di ostilità, sulla cui scia si sono innestati episodi di ribellione autentica oltre a un crescente disagio sociale. La durezza e la severità infatti non hanno disteso il già difficile rapporto dei cittadini col fisco italiano.
Si potevano allentare prima queste ganasce punitive? Certo che sì, bastava volerlo. Le leggi sbagliate o si cambiano oppure, se si è in disaccordo, si contestano, magari anche col gesto delle dimissioni. Invece niente. Per quasi due anni si è preferito il muro contro muro e i blitz assai spettacolari. Ora, però, il vento politico è cambiato, non nel senso di un abbassamento della lotta all’evasione (quella vera, quella che non deve dare respiro ai grandi evasori e ai grandi furbetti ha da proseguire con durezza), ma nel senso di una maggiore comprensione verso le istanze di chi per colpa della crisi economica si trova a non poter far fronte agli obblighi o è in ritardo.
Troppe aziende e troppe famiglie sono saltate per aria per colpa dello sceriffismo: evitiamo di proseguire su questa pericolosa strada. 

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