mercoledì 24 aprile 2013

ESCE IL LIBRO DI AMANDA KNOX, CHE LA RENDERA' PIù "COLPEVOLE". MA ANCHE MILIONARIA


La stragrande maggioranza degli italiani è convinta che Amanda Knox sia colpevole. In effetti ha molte colpe ai nostri occhi : è bella, è antipatica, è americana. A queste aggiungiamoci condotte discutibili, come il sesso facile e l'uso abituale di droghe(marijuana), cui aggiungere il comportamento della ragazza USA dopo la scoperta della morte della povera Meredith. In particolare, la gravissima accusa rivolta ad un innocente, per scagionarsi, Patrick Lumumba, che costituisce un reato, per il quale Amanda è stata giustamente condannata.
Anche quanto si legge dalle anticipazioni del suo libro lascia francamente interdetti : lei che, durante i rilievi della polizia sul luogo del delitto, accenna dei passi di danza, "per calmarmi" spiega...
Infine, per non farci mancare niente, ma proprio niente, anche la straordinaria somma che le è stata elargita per questa sua circoscritta autobiografia : 4 milioni di dollari !
Obiettivamente, per un italiano è troppo !!
E quindi DEVE essere colpevole !
Personalmente, ho sempre detto che non ho nessuna idea valida in merito all'innocenza o meno di questa ragazza e del suo boy friend di allora , Raffaele Sollecito.
Ritengo solo che la mia condizione di ignoranza sia estensibile a tutti i miei concittadini che del processo sanno nulla, perché certo non è dalla cronaca dei giornali che puoi decidere sulla colpevolezza o meno, in un processo oltretutto indiziario, dove cioè mancano le prove regine : confessione, prove obiettive (arma, tracce sulla stessa degli imputati), testimonianze oculari che reggano al contraddittorio difensivo. Nel caso di Amanda, non c'è neppure il movente. Molti avvocati anglosassoni, non solo americani, anche inglesi (quindi del paese di Meredith) si domandarono ai tempi COME la pubblica accusa italiana avesse potuto mettere  su un processo avendo elementi non cogenti. Uno stupore che si comprende, venendo da esponenti di paesi per i quali la dimostrazione della colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio non è solo una parola.
In fondo è tutto qui : se non sei più che ragionevolmente certo, se restano dei dubbi, DEVI assolvere.
Per noi questo è abnorme : c'è una vittima, quindi deve esserci una condanna.
Se è del vero colpevole, meglio. Se no, pazienza. Ma qualcuno deve pagare.
Ecco l'articolo sulla notizia del libro in uscita della Knox pubblicato sul Corriere.it





IL LIBRO DELLA KNOX ELOGIATO DAL POTENTE CRITICO LETTERARIO DEL NEW YORK TIMES

«Cantai nella stanza di Mez
durante i rilievi della polizia»

Amanda: «Accennai un balletto, lo feci per calmarmi»

Dal nostro corrispondente ALESSANDRA FARKAS 
Amanda Lnox (Ap)Amanda Lnox (Ap)
NEW YORK - «In cella ho incontrato tante detenute ma io non sarò mai come loro perché mi sono rialzata dal buco nero dov'ero caduta». «Cantai e ballai nella stanza di Mez durante i rilievi della polizia». «Dopo l'arresto la guardia mi guardò come se avessi preteso caviale e prosecco quando chiesi di fare una telefonata». Sono alcune delle rivelazioni contenute in Waiting to Be Heard , il memoir di Amanda Knox in Usa alla fine del mese, che è valso alla sua autrice un anticipo di ben quattro milioni di dollari.
Alla vigilia dell'atteso debutto, la temutissima critica letteraria del New York Times Michiko Kakutanipromuove in anteprima il libro, spiegando che «l'introspezione cui è stata costretta Amanda in carcere le ha dato una capacità di trasmettere le sue emozioni con un considerevole potere viscerale». «A dispetto dei tabloid che amavano riferirsi ad Amanda con l'appellativo di Foxy Knoxy, conferendo un'allusione erotica al nickname di quando giocava a calcio nella squadra della scuola», teorizza la Kakutani, «lei si descrive come "un topo impaurito nel gioco con il gatto"».
«Ero come una bimba afflitta e smarrita che a 20 anni ancora guardava le persone con innocenza infantile», scrive Amanda. Che fa tutto per demolire l'immagine di pericolosa seduttrice perpetrata dai media. «I flirt con uomini in Italia erano soltanto un modo per sentirmi più donna», assicura, «e a mio agio con l'idea del sesso occasionale praticato da ragazze e ragazzi della mia generazione». La sua spina nel fianco, l'aver cercato di incastrare un innocente, Patrick Lumumba? «Ero confusa, stanca e terrorizzata», ribatte, «dopo ore d'interrogatorio e schiaffi da parte di un agente». Il libro pesca a piene mani dal diario scritto in carcere. «Tra le due udienze una cosa cambiò: io stessa.
Nei 12 mesi dopo la condanna decisi che sentirsi vittima non mi avrebbe aiutato», prosegue, «In prigione, tante sono le donne che incolpano altri per le loro sventure, vivendo così esistenze passive piene di rancore. Io rifiutai di essere come loro. Sono uscita dal tunnel nefasto in cui ero precipitata e ho promesso a me stessa che avrei vissuto con dignità. Mi sarei amata e avrei goduto di ogni attimo dietro le sbarre». Una delle sue preoccupazioni è correggere i pregiudizi della polizia. «Non volevo che mi credesse una persona cattiva e desideravo far vedere chi ero: una ragazza che amava i genitori, che andava bene a scuola, che rispettava l'autorità e il cui unico problema con la legge era stata una multa al college per disturbo della quiete pubblica durante un party a Seattle».
Nel libro Amanda ritorna a quella terribile notte dell'omicidio: «Ero a casa con Raffaele a fumare marijuana che per noi era un'abitudine quotidiana. Per quasi un'ora suonai alla chitarra canzoni dei Beatles finché con Raffaele non decidemmo di andare a casa sua. Lì abbiamo guardato il film "Amelie" e fumato ancora marijuana. Poi ho letto ad alta voce un libro di Harry Potter in tedesco». Non mancano dettagli inediti. Rispondendo alle accuse di essersi comportata in maniera sospetta dopo la morte della coinquilina, la 25enne di Seattle ammette di aver tenuto un contegno bizzarro quando, con la polizia, si recò sulla scena del delitto. «Indossai guanti e calzini protettivi e mi misi a cantare, muovendo le braccia come nella conduzione di un musical», racconta, «un tentativo per allentare la tensione perché tutto era così surreale e terribile».


6 commenti:

  1. Giuseppe Ricagni

    Stefano, non so nulla sulla Knox e devo ammettere che non mi interessa un gran che. Mi incuriosisce peraltro il fatto che non ti ho mai visto sostenere la colpevolezza di nessuno. Che i reati si compiano a volte da soli?

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    1. Hai ragione Giuseppe. Essendo lontano da quelle aule, non seguendo i processi nel dibattimento VERO, ma leggendo qualcosa sui giornali, non riesco ad essere certo della colpevolezza di nessuno. Però, se sei attento, avrai notato che non ho mai nemmeno sostenuto la certezza del contrario. La mia polemica è : 1) con la custodia cautelare, che da eccezione viene usata come regola 2) con i giustizialisti da mercato o da TV. Ieri due amici, parlando della Knox, hanno definito una "vergogna" la sua libertà in america. Una fa l'impiegata alla Camera, l'altro è un brillantissimo fiscalista che di giustizia e di legge non sa un cazzo. E nemmeno del processo METZ. Però s'indignano. Ecco, la mia "battaglia" è contro amici così.

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  2. Paola Pasquinuzzi

    La verità processuale spesso configge con la verità sostanziale

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  3. GIUSEPPE RICAGNI

    La gente che parla senza cognizione di causa è diffusa in ogni dominio: alla gente piace parlare. Nell'ambito della giustizia, fino a relativamente poco tempo fa le esecuzioni in piazza erano l'unico vero spettacolo con il quale si intratteneva il popolo.
    Vuoi negate ogni piacere al genere umano ?

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    1. Hai ancora una volta ragione Basta solo che certe debolezze del popolo restino in piazza e non finiscano in aula. Perché a volte per farli contenti, quelli della piazza sempre, c'è gente cui viene rovinata la vita...

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  4. PAOLA

    Oggi i processi si fanno da Vespa e da Salvo Sottile ed é li che il "popolo" si intrattiene e si fa il giudizio distorto attraverso la voce di persone che spesso non sanno neppure di cosa si parla...
    Almeno Stasi si é fatto il processo da libero...Amanda è Raffaele sono stati quattro anni dentro. Ciò che é sbagliato é pagare in anticipo rispetto ad un giudizio definitivo.

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