lunedì 1 aprile 2013

"L'ITALIANO MEDIO, MORTO DALLE RISATE"


Noi italiani da tempo ci siamo intristiti....e anche incattiviti. Gli storici contestano che il detto "italiani brava gente" avesse un fondamento autentico, ricordando come anche noi, avendone  l'occasione , abbiamo scritto le nostre pagine nere...E citano episodi delle guerre coloniali, rappresaglie condotte durante la seconda guerra mondiale in Jugoslavia ( i titini giustificarono così le vendette poi perpetrate con le foibe, come se un orrore ne possa giustificare un altro ). Non so...non credo sia del tutto giusto. Le generalizzazioni, proprio in quanto tali, trovano facilmente eccezioni, anche importanti. Ma se nascono, in genere un motivo c'è...
Credo alla frase "i pregi sono l'ombra dei difetti" , e quindi al suo contrario. Ora, che l'Italia sia un paese da tantissimo tempo poco "eroico" (Mussolini si disperava di non riuscire a trasformarci nuovamente in "guerrieri" , come erano stati i Romani antichi ) mi pare evidente, così come tendiamo ad essere un po' infingardi, insofferenti alla disciplina e alle regole...Però questo ci rende(va ? ) anche refrattari all'intolleranza tipica degli ideologizzati, dei fanatici...E' vero, abbiamo partorito il fascismo, ma da noi campi di sterminio, gulag....non ce ne sono stati. Nanni Moretti ci urlava che ce lo meritavamo Alberto Sordi, voglio sperare riferendosi non al grandissimo attore, cui lui non potrebbe allacciare le scarpe ( bravo invece come regista, ancorché non tutti lo apprezzino ), ma alla fedele rappresentazione che Albertone seppe fare dell'italiano medio. Del borghese "piccolo piccolo ". Sarà contento l'uomo di cultura comunista nel vedere che gli italiani descritti da Sordi stanno scomparendo, quelli un po' imbroglioni ma non cattivi.
Adesso invece abbiamo quelli che curano le proprie cose, e chissene frega di tutti gli altri, e i Savonarola...
Non è un gran cambio...
E spesso, ed è il massimo,  le due anime convivono nella stessa persona : impegnata e indignata nel pensiero, egoista e ipocrita nel fare.
Ne parla in questo bell'articolo Luca Mastrantonio , intitolato significativamente "l'italiano medio morto dalle risate "
Buona Lettura


L'AUTORITRATTO DI MEDIO MAN DEL REGISTA E DI MACCIO, VOLTO NUOVO DELLA COMICITA' ITALIANA

Da Verdone a Capatonda,
l’italiano medio è morto dalle risate

L’italiano medio lo vede allo specchio tutte le mattine: «Sono un perfetto italiano medio di oggi, bipolare e contento»

Verdone e Sordi in «Viaggio con Papà»Verdone e Sordi in «Viaggio con Papà»
L’italiano medio di ieri è scomparso negli anni Novanta, mentre stava crescendo l’italiano medio di oggi. È l’autoritratto a quattro mani che si ricava parlando con l’attore, regista e scrittore Carlo Verdone (classe 1950), erede della tradizione comica di Alberto Sordi, e Maccio Capatonda (classe 1978, il vero nome è Marcello Macchia), volto nuovo della comicità italiana, nato sul web e approdato a Mtv, dove mette in scena i personaggi di un disastroso tg (la trasmissione si chiama Mario).
Il coatto e il berlusconiano
«L’apice mio l’ho raggiunto con Viaggi di Nozze, penso a Ivano, e ad Armando Feroci di Gallo Cedrone», racconta Verdone alCorriere, ricordando i film del 1995 e del 1998. Ivano è un coatto estroso, romano arricchito che vuole godersi la vita con la moglie Jessica. Feroci è un campione fallito di telequiz che vince le elezioni nella Capitale promettendo di asfaltare il Tevere: «Classico uomo berlusconiano, la cui vera qualità è la mitomania — ricorda — un trasformista, un doppiofaccista che riesce a farsi eleggere con un programma assurdo. All’epoca chiunque poteva entrare in politica: servivano furbizia, l’appoggio giusto e tanta mitomania».
Vaffa… ante litteram 
Oggi l’italiano medio, per Verdone, non c’è più: «Manca la voglia di stupirsi e riconoscersi negli altri. Me lo disse Alberto Sordi nell’ultimo pranzo che abbiamo fatto: «Sto Paese non si stupisce più di nulla, se agli italiani racconti gli italiani non ridono più...». Aveva ragione: l’italiano medio era un’invenzione di Ugo Tognazzi, Nino Manfredi e soprattutto sua. Una maschera potente nel raccontare le nostre mediocrità e furbizie, penso al medico della mutua; alla fine erano gli italiani stessi a imitare Sordi. Simpatia che ho provato a portare avanti con alcuni dei miei personaggi». Tra questi, Pasquale Ametrano, il migrante che in Bianco, rosso e Verdone (1981) arriva al seggio di Matera, dalla Germania, dopo una piccola odissea. E fa una dichiarazione beppegrillesca ante litteram. «Andate a pijà tutti quanti ‘nder c...».
Tatuaggi e silicone
«Poraccio! — ricorda Verdone — a lui hanno rubato tutto, arriva esausto al seggio e prova a parlare, ma del monologo non si capisce nulla, solo il finale, quando sbotta mentre mette dentro la scheda elettorale». Chissà cosa ha votato, ride Verdone. Ma oggi qualcuno è disposto a riconoscersi in lui? «No. C’è povertà di spirito, non solo materiale; siamo schiavi di fragilità psicologiche, panico e depressione, paranoia, indifferenza e silenzio; nella coppia, tra educatori e figli... cose su cui è difficile ridere. Ma poi — e il tono si fa allibito, scandendo le sillabe — i ta-tu-ag-gi, mamma mia! Un diluvio di tatuaggi e silicone, persone che conosci e fai fatica a riconoscere perché sono tutte uguali tra loro e diverse da come erano realmente. Se non ti piaci — conclude — non ti puoi riconoscere in nessuno».
Bipolare e contento
Maccio Capatonda infatti lavora su se stesso. L’italiano medio lo vede allo specchio tutte le mattine e non finge di non conoscerlo:
«Sono un perfetto italiano medio di oggi, bipolare e contento. Lo dico seriamente», aggiunge. In un video del 2011, Italiano medio, interpretava un personaggio doppio: prima è ossessionato dallo spread, cerca di far fronte alla crisi, raccoglie firme contro la casta. Poi si rasserena, nel rinnovato culto della moviola, della bevuta facile, delle volgarità sessuali; e raccoglie le firme per salvare un concorrente di reality... Cos’è successo? Un amico gli ha dato una pastiglia che permette di non limitarsi all’utilizzo del solo 20 per cento del cervello, ma di scendere al 2 per cento. Decrescita cerebrale, istantanea e felice. «Il primo italiano medio è grillino — racconta Capatonda — uno che vuole cambiare le cose, pieno di fervore e malessere perché lotta contro mulini a vento; il secondo è berlusconiano, cresciuto a pane e tv commerciale. Il conflitto tra i due lo vivo sulla mia pelle, è di una generazione che di fronte al bunga-bunga dice "Che schifo!" e allo stesso tempo "Magari!". Indignarsi sempre o invidiare senza scrupoli sono eccessi, ci vorrebbe una via di mezzo, ma l’italiano medio oggi non ha questa virtù».
Boncompagni e Zemeckis
La folgorazione berlusconiana per Capatonda, adolescente, fu la trasmissione di Gianni Boncompagni, Non è la Rai(Mediaset dal 1991 al ’95): «Mi ha ispirato sogni di promiscuità: con la tv fai tanti soldi e avrai tante ragazze! Con gli amici andavo davanti agli studi del Palatino a vedere uscire le ragazze, la mia preferita era Ilaria Galassi». Sempre via tv, la folgorazione artistica: «I film di Robert Zemeckis mi hanno segnato, da Ritorno al futuro Chi ha incastrato Roger Rabbit, per l’ironia profonda, la leggerezza, il mix di linguaggi». I modelli italiani di comicità di Capatonda sono Verdone, «penso a Ruggero, l’hippie di Un sacco bello; poi Massimo Troisi di Credevo fosse amore invece era un calesse; e Corrado Guzzanti di Lorenzo, Vulvia, la presentatrice di documentari e il venditore di quadri tipo Telemarket. Le televendite e il televoto sono stati transfert tra gli italiani e la realtà, i consumi e la politica».
Mario, il tg micidiale
Oggi non vale più la giustificazione alla Jessica Rabbit: «Non sono cattiva, è che mi disegnano così». L’italiano medio oggi non accetta giustificazioni, non è comprensivo, mette in dubbio tutto: «Credo che il cambiamento sia avvenuto con la seconda vita di Internet — dice Capatonda — prima trovavi contro-informazione, oggi, sul web 2.0, trovi tanta disinformazione, complottismo senza freni; l’italiano medio vede le multinazionali ovunque». Capatonda fa un esempio che riguarda la trasmissione di Mtv Mario scritta con Sergio Spaccavento e Luigi Luciano, direttore esecutivo Enrico Venti, Shortcut productions, in onda il giovedì alle 22.50, canale 8 Dtt), parodia fantozziana di un mezzobusto schiavizzato dalla Micidial corporation che ha rilevato l’emittente: «Abbiamo fatto uno spot della Micidial corporation che, nella finzione, si occupa di scorie radioattive ed energia rinnovabile, produzione di sigarette e cura per il cancro... Qualcuno l’ha scambiato per una vera denuncia di una multinazionale. Mi ricorda i primi filmini che facevo da adolescente e ai miei amici facevano ridere, ma erano horror!». Forse l’italiano medio 2.0 sta morendo dal ridere.

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