domenica 26 maggio 2013

LA TRAGICA MORTE DI CAROLINA E IL DOVERE DI CAPIRE, PRIMA DI CONDANNARE.

File:Sotto accusa.png
 Sono molto disorientato dalla vicenda tragica di Carolina, la ragazza di Novara,  14enne, che il 5 gennaio scorso si è gettata dal balcone di casa, incapace di sopportare le ingiurie, le irrisioni, la vergogna per un video postato sulla rete dove c'è lei non in sé per l'alcol bevuto che scambia effusioni con dei coetanei.
Non ho ben capito se consenziente, per quanto alterata dal bere, o obbligata dai compagni, favoriti da una non resistenza della ragazza.
Intanto, i compagni, giovanissimi, tutti sotto i 16 anni, sono stati denunciati per reati gravissimi.
Così la Stampa riporta la notizia :

Carolina suicida a 14 anni. Sono sei i ragazzini indagati dalla Procura di Torino

Davanti al muro dedicato a «Caro». Gli amici della giovane che si è tolta la vita per l’umiliazione ieri pomeriggio si sono trovati a Novara, nel luogo che frequentava anche Carolina
Gli amici della studentessa chiedono giustizia: “Chi ha sbagliato paghi”

Gli amici lanciano un messaggio forte: «Hanno sbagliato, adesso devono pagare». E la Procura dei minorenni di Torino ha raccolto questo appello: sono sei gli avvisi di garanzia che gli investigatori hanno notificato ad altrettanti ragazzi novaresi fra i 13 e i 15 anni nell’inchiesta nata dopo il suicidio di Carolina Picchio, la studentessa morta il 5 gennaio dopo un tragico volo dalla finestra della camera da letto.

E’ lo sviluppo clamoroso di un caso che sconvolse non solo Novara. I reati ipotizzati sono molto gravi: violenza sessuale di gruppo, detenzione di materiale pedopornografico (e, per uno di loro, la diffusione), istigazione alla morte, reato ipotizzato a carico di un compagno di scuola.  
I parenti non vogliono commentare: «Siamo sconcertati», dice uno zio. «Ci costituiremo sicuramente parte civile: questa ragazzina che amava la vita è stata indotta alla morte», dice il legale della madre Cristina, l’avvocato Andrea Fanelli.

Intervistata dal Corriere della Sera, l'amica del cuore di Carolina fornisce una versione dei fatti che non coincide esattamente con le imputazioni  per le quali si indaga. 

Ecco le sue parole :

L'amica del cuore: «Carolina
non ce la faceva più»

I minorenni accusati di violenza sessuale. «Dovevano aiutarla, l'hanno derisa. Senza di lei ora vivo tremando»

Carolina e la sua amica del cuoreCarolina e la sua amica del cuore
NOVARA - La festa, la birra, lo sballo. E quei cinque amici si trasformano in un «branco di lupi», affamati e minacciosi, per usare l'immagine di un loro difensore. Che poi è il pensiero di A., l'amica del cuore di Carolina: «Tutto è cambiato da quel giorno. Lei diceva di non meritare un trattamento del genere. Diceva "non potete giudicarmi" per una serata. Diceva che non ce la faceva più, che le facevano male le persone, i messaggi, il filmato del bagno, le oscenità mentre stava male...». Qualcuno aveva infatti pigiato un tasto e aveva postato il video, forse senza rendersi conto dell'effetto travolgente di quel semplice clic. «L., F., V.... non si erano mai comportati male con Carolina, anzi. Li conosceva bene. Uno era il suo compagno di classe, poi c'era il suo ex e anche gli altri erano della compagnia». Ora sono tutti indagati dalla procura per i minorenni di Torino che nei sei avvisi di garanzia ricorda la pesantezza delle accuse: articolo 609 octies del codice penale, cioè violenza sessuale di gruppo, tranne che per l'ex fidanzatino che invece dovrà rispondere delle ingiurie nei confronti di Carolina. «L'aveva lasciato da un paio di settimane ma si era pentita perché era innamorata. Mi chiedeva di aiutarla a riavvicinarlo, voleva tornarci insieme. Lui no e aveva iniziato a insultarla, a scriverle "non ti vergogni", soprattutto dopo il video». Il ragazzo non poteva prevedere il gesto estremo, dice il suo avvocato, Celestino Corica: «E come poteva? Quanti di noi a quell'età hanno vissuto abbandoni, rotture, grandi delusioni, senza gesti estremi?». Ma qui, a differenza di un tempo, Carolina ha dovuto fare i conti con il mondo virtuale di Facebook, di Twitter e della Rete in genere che si è abbattuto su di lei realmente, con la forza di un ciclone. «Sembrava forte ma era tutta apparenza: Carol era fragile, era una foglia».

L'ultima lettera della quattordicenne di Novara, morta suicida il 5 gennaio scorsoL'ultima lettera della quattordicenne di Novara, morta suicida il 5 gennaio scorso
Sempre insieme, loro due, e per questa ragione A. è stata sentita a lungo dagli inquirenti che indagano sul caso della quattordicenne di Novara, morta suicida il 5 gennaio di quest'anno. «Due sorelle di sangue diverso, due spose, diceva lei». Si confidavano e si volevano un gran bene. Al punto che l'ultima lettera è stata per lei e lei la custodisce come il più bel regalo della sua vita: «Ciao cara, sei la migliore amica che abbia mai avuto, per me ci sei sempre, in ogni caso, in ogni situazione ed è per questo che ti dico grazie di cuore, giuro che per te ci sarò fino alla morte, finché morte non ci separi... nessuno di porterà mai via da me. Né la peggior litigata né un ragazzo né nient'altro perché per me sei una parte del mio cuore. Ti voglio bene». Gli occhi si fanno lucidi e l'amica del cuore respira a fondo: «Sono arrabbiata con Carolina, perché quando se n'è andata non ha pensato a me». L'ha scritto anche nel suo diario: «Potevi starmi accanto». Dice che le manca tutto di lei: «Le incazzature, le gelosie, le sue mani, erano grandissime e sembravano le mani di una donna, sapevano di cioccolato. Mi mancano le sue battute e ora mi mancheranno le sue estati: ore 14.30, fuori tutto il giorno».
Scuote la testa per quella maledetta sera, per il maledetto video e per il compagno di classe diventato un lupo. E la violenza? «Ma a me francamente non ha mai parlato di violenza. Diceva che c'era stato qualche bacetto, che aveva fatto delle cose ma niente di che». Anche il rapporto con sua madre e suo padre non le sembrava difficile. «Aveva superato la separazione dei suoi genitori e voleva a entrambi un gran bene. Non è vero che lui l'ha presa a sberle la sera della festa. Gli ha fatto un po' così, per svegliarla, visto che era ubriaca».
Prima del suicidio Valentina era andata in vacanza in Slovenia con le sorelle. «Era tornata il 3 gennaio e mi ha subito chiamato: vediamoci a fare i compiti, mi manchi troppo. Ma suo padre le ha detto di no perché doveva concentrarsi di più sulla scuola...stava andando male».
Il giorno dopo Carolina si è affacciata al balcone e si è lanciata nel vuoto. Il diario di A. si chiude con un brivido: «Da quando non ci sei più vivo tremando». 

A volte, mi è stato spiegato, i capi di imputazione vengono gonfiati per consentire tempi di indagine superiori (in certi casi anche l'adozione di particolari misure, quali le intercettazioni ambientali e/o le misure cautelari). 
Nel caso di specie, la violenza sessuale non la trovo nelle parole dell'amica, che riferisce quelle della vittima. Ragazzi che appaiono chiaramente sballati dal bere che vanno un po' oltre, ma Carolina fa parte del gruppo. E' forse consenziente, nei limiti di una  coscienza alterata dall'alcol . Nel lamentarsi e soffrire dell'episodio, Carolina sembra posare l'accento NON su quanto accaduto, ma sull'averlo pubblicizzato, facendola passare per una cattiva ragazza.
Insomma, non siamo di fronte al drammatico e bellissimo film con Jodie Foster "Sotto Accusa" .
Qui parliamo di giovanissimi, veramente agli albori dell'adolescenza.
E' una vicenda dove vorrei  vederci più chiaro. Sicuramente c'è una vittima e dei responsabili. E su questa tragedia è bene riflettere, per parlare coi propri figli, fargli capire come da gesti considerati di poco momento, "bravate", possono poi scaturire drammi come questo.
Quindi nessuna sottovalutazione o ridimensionamento.
Ma ho sempre la sensazione, da un po' di tempo a questa parte, di un ipertrofismo del Codice Penale e dei suoi servitori.
E per non parlare sempre male dei PM, non mi piace quel collega che già affila le armi ( e la parcella) all'idea di costituirsi parte civile....

Nessun commento:

Posta un commento