domenica 26 maggio 2013

L'ETICA E' UNA COSA TROPPO SERIA PER LASCIARLA IN PASTO AI MORALISTI. VERO SEN. ZANDA ??


Di Zanda, il capogruppo al Senato del PD , una delle varie scempiaggini dell'età Bersaniana (un saluto a Pierluigi...scomparso nel nulla in modo crudele. Auguro a tutti quelli che devono tutto all'ex segretario e ora l'hanno abbandonato, di subire la stessa sorte del capo tradito. Per non far nomi, Alessandra Moretti in testa ), abbiamo già detto in vari post.
Come Gotor e altri che ci hanno messo un po' (troppo) a capire che le elezioni reali NON erano andate come quelle immaginate per mesi (forse un anno! ) , commette varie corbellerie e fa fatica a rientrare nell'ombra che da sempre è il suo posto.
Dovrebbe ringraziare il cielo con la faccia per terra , nonché le valide ascendenze parentali, per avere occupato, senza particolari qualità personali, posti di seconda fila sì, ma pur sempre rilevanti.
E invece no, lo stordimento da occasione sciupata hanno agito anche su di lui, che pure non viene certo da un passato movimentista, sempre in quota Margherita prima del PD.
Adesso invece si è scoperto, ad un'età oltretutto decisamente non più verde, passati i settanta, una vena esibizionista che era meglio non si rivelasse mai.
Prima l'ineleggibilità di Berlusconi, che qualcuno non doveva averlo avvertito che ci avevano appena fatto un' alleanza di governo. Poi, insieme alla Finocchiaro, la genialata contro i Movimenti politici, subito abortita. Infine l'attacco avverso Alemanno colpevole di un vizio in politica purtroppo diffuso : parentopoli.
Be'. detto da lui...raccomandato per tutta la vita...Ma non solo, si scopre che oltre a fruirne, il "nostro" ne ha anche fatte ! Il Corriere lo scopre e la pubblica.
La Maglie gliene dice di tutti i colori su Libero, ma non è certo tenero oggi Aldo Grasso sul giornale di via Solferino.
Io a Zanda consiglierei di tornare nella penombra a cui era aduso. Molto più adeguata al suo profilo.
Buona Lettura

Padiglione Italia

La parabola del senatore Zanda
Intransigente (non con se stesso)

Si scopre che anche lui aveva il suo raccomandato


Luigi ZandaLuigi Zanda
A più di settant'anni, quando per tutta la vita hai corso come numero due, è difficile fare il numero uno. Luigi Zanda (Cagliari, 1942) figlio di Efisio Zanda Loy, capo della polizia di Stato dal 1973 al 1975, è sempre stato in seconda fila. Con compiti istituzionali di rilievo, con incarichi prestigiosi, ma sempre un passo indietro. Prima dietro a Cossiga, poi dietro a Rutelli, poi a Franceschini. Da non molto è presidente dei senatori pd, scelto direttamente da Bersani (un numero due diventato per poco uno).
Ha una faccia antica, da comprimario western, un taglio di capelli che un tempo si sarebbe detto «all'umberta». In pubblico non si conosceva la sua intransigenza, il suo radicalismo e molti ne sono rimasti stupiti. Sta di fatto che, appena varato un faticoso governo di «larghe intese» benedetto dal Colle, Zanda se ne esce con la storia della ineleggibilità di Berlusconi. In un'intervista all'Avvenire, Zanda tuona contro i pubblici vizi e le private virtù del Cavaliere: è ineleggibile. Applausi dai grillini. A tanta severità (come un Casson qualsiasi), segue una frettolosa marcia indietro, visto che il suo partito, per ragioni politiche, non vuol fare saltare le intese. Non contento, Zanda presenta un disegno di legge che vieterebbe al Movimento Cinque Stelle di partecipare alle elezioni. Ira dei grillini. Retromarcia: «Non volevo punire nessuno, ma se questa è l'interpretazione non ho alcun interesse a mantenere il provvedimento».
Tanto va l'intransigente al lardo che... Dopo aver tuonato contro il sindaco Alemanno per aver fatto assumere suoi protetti, si scopre che anche Zanda aveva raccomandato un tizio a Giovanni Hermanin, presidente dell'Ama di Roma. Zanda confessava anche di «non conoscere personalmente il dottor B., ma mi vengono garantite le sue capacità professionali e la sua correttezza istituzionale. Ti sarò molto grato se vorrai farmi avere notizie sulle fasi istruttorie attraverso le quali l'istanza verrà esaminata. Con viva cordialità...».
Con viva cordialità, Nietzsche sosteneva che per ridare etica alla politica bisognava impiccare i moralisti. Forse esagerava, però, da numero due, i costumi è più facile assecondarli che correggerli.

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