domenica 12 maggio 2013

SISTEMA GIUSTIZIA IN ITALIA : VI FIDERESTE DI UN SISTEMA CHE MOSTRA DI SBAGLIARE 9 VOLTE SU 10 ?


Ieri a Brescia Berlusconi ha radunato i suoi per ricordare che lui è uomo voluto dal popolo ( in calo i suoi consensi, ma sempre 8 milioni di elettori, tolti quelli della Lega, li ha avuti ...dopo 20 anni non certo ricchi di successi governativi non sono pochi...) e che i giudici devono rispettare questa cosa.
Ovviamente si dirà che essere eletti non rende qualcuno immune dalla legge, cosa banale nella sua incontestabilità, però il problema è che la Legge è amministrata da UOMINI.
E ultimamente, in realtà parliamo di almeno una quarantina d'anni, quindi ancora prima che ci fosse l'"avvento" del Cavaliere, gli uomini della Magistratura hanno iniziato a non essere spesso adeguati al delicatissimo ruolo loro attribuito. Non c'è bisogno di scomodare l'Uomo Ragno per ricordare che a grandi poteri conseguono grandi responsabilità ! E quello dei giudici è un potere veramente grande : ciascuno di loro, nell'arco della vita professionale, deciderà, decine e decine di volte (oltre alla migliaia in cui le loro scelte non saranno così decisive ) , sulla VITA di altre persone.
In una società divenuta così complessa come la nostra, il vecchio concorso di Magistratura non è  più adeguato da un pezzo. Alla maggiore difficoltà sociale, si è aggiunta, diventando esiziale, la vocazione politica di una frangia assai numerosa dei magistrati che hanno costituito una vera e propria area  in questo senso : Magistratura Democratica. Giudici convinti che il loro compito non sia SOLO applicare la Legge (cosa già bella impegnativa in realtà..si potevano "accontentare" ) ma anche guidare, attraverso l'interpretazione ( definita anche "creativa"....)    delle norme e  anche la loro disattesa più o meno ostentata, l'indirizzo della società, condizionando e/o contrastando il potere legislativo.
Con ciò facendo, loro così gelosi della autonomia e dell'indipendenza del loro potere istituzionale, invadono quello altrui.
Va avanti, come detto, da moltissimo tempo, e 20 anni fa, con Mani Pulite, vennero decisamente allo scoperto. Oggi non c'è NESSUNO dei protagonisti di quella stagione, e quindi Borrelli, D'Ambrosio, Colombo, Davigo  per non parlare di Di Pietro, che neghi il progetto moralizzatore e politico di quell'azione. La lotta al finanziamento illecito dei partiti, evidente reato di serie B, fu il modo per annientare una intera generazione politica e i partiti della prima Repubblica, tranne il PCI, appena diventato PDS, con il quale si riteneva di poter dialogare per la costruzione congiunta della "nuova Italia".
Berlusconi , con la sua vittoria del 1994 e soprattutto con il suo rassemblement dell'elettorato moderato e anti comunista, scompaginò questo piano, e i generali di quella guerra (vittoriosa sicuramente nel suo obiettivo tattico, non per fortuna in quello strategico ) oggi sono tutti pensionati e ininfluenti. Di recente anche DI Pietro è in pensione...
Ma i loro figliocci e nipoti continuano la "lotta".
Ecco perché , da lustri, la fiducia nella Giustizia è enormemente diminuita, al di là delle dichiarazioni di stile che si fanno ai giornali o a tavola. Io la penso come Sofri : "Non c'è frase che suoni più falsa, nei tanti che la pronunciano, e oggettivamente più azzardata, di quella: "Ho fiducia nella magistratura". Io non ho fiducia nella magistratura, e nemmeno sfiducia, benché un po' di più. Mi riservo di vedere di volta in volta."  

Berlusconi è un perseguitato ? Ad occhio e croce direi di sì...visto le decine e decine di procedimenti che lo hanno colpito in questi 20 anni e dai quali finora è molto più spesso uscito indenne.
Ora, è vero che basta anche una sola condanna per essere uno che ha violato la legge, però, riflettete, se potete :  che figura ci fa un sistema che persegue un individuo 100 volte e ha ragione , che so, 10 ??
Una Giustizia che sbaglia il 90% delle volte. Vi fidereste ?
Ecco perché condivido gran parte della riflessione di Piero Ostellino pubblicata ieri sul Corriere della Sera

 “Perché ho poca fiducia nella nostra Giustizia”
 
Eugenio Scalfari ha scritto: «Giulio Andreotti è stato il vero — e mai risolto — mistero della prima Repubblica (...) È stato lambito da una quantità di scandali senza che mai si venisse a capo di alcuno. L'elenco è lungo». (La leggenda di Belzebù, la Repubblica, 7 maggio). Ma la prosa del Fondatore non è una cruda descrizione di Andreotti, bensì il raffinato paradigma di un'Italia della quale c'è solo da vergognarsi. Ho il dubbio che Scalfari si sia arrovellato per trovare il participio passato giusto. «Processato» adombrava reato e presunta colpevolezza; «condannato» ne certificava un'esistenza mai appurata; «assolto» rendeva contraddittoria l'idea di un Belzebù riconosciuto innocente. Così ha scritto «lambito». Che, da un lato, col lessico tipico del magistrato della Santa Inquisizione, «condanna» Andreotti al dubbio perenne di una colpevolezza, peraltro, mai provata, ma sempre sospettabile; dall'altro, fotografa un Paese che confonde Etica e Politica, eleva il giudizio politico a sentenza giuridica e trasforma la diffamazione in prassi processuale e mediatica. Malgrado le prove molte contrarie, gli italiani dicono ancora di «avere fiducia nella Giustizia». Io non ne ho alcuna. Mi è bastato di averci avuto a che fare una sola volta per convincermene. Dopo aver dato ragione, in ben tre sentenze, a me e torto a chi mi aveva diffamato, il giudice della terza mi ha trasformato — traduco liberamente: «Ti do ancora ragione, ma ti frego lo stesso» (suppongo: perché politicamente antipatico?) — in un condannato. Dopo anni, avendo ridotto a meno di un terzo ciò che aveva fissato la seconda — che aveva già ridotto a un terzo l'indennizzo previsto dalla prima — sono obbligato a restituire non solo pressoché tutto ciò che avevo, nel frattempo, incassato, ma persino a pagare una frazione delle spese processuali di un ricorso che avevano fatto, e perso, i condannati... Ora, prego di non aver mai più a che fare con questa giustizia anche qualora avessi ragione...» A giudicare da come sono condotte certe inchieste — in un profluvio di intercettazioni inutili — e si perviene a sentenze poi smentite anni dopo, si tratta di gente che non sa semplicemente fare il proprio mestiere o lo fa con la (paranoide) presunzione di poter disporre della vita degli altri a proprio arbitrio. Il difetto sta, evidentemente, in un concorso inadeguato a individuare preparazione professionale e attitudini personali. Così, arrivano in tribunale persone animate o solo di un senso politico-palingenetico della propria funzione o di una idea di se stesse che rasenta, più che la presunzione, la paranoia. Caro Enrico (Letta), consentimi un altro consiglio: metti mano a questo aspetto del nostro sistema giudiziario se vuoi fare opera di civiltà. Troppi italiani finiscono, non di fronte alla Giustizia, ma nelle mani di magistrati così poco responsabili e affidabili, per dire che in Italia c'è ancora certezze del Diritto, c'è la Giustizia.

3 commenti:

  1. ANTONIO MAROTTA

    Un saluto ed un abbraccio a Stefano Turchetti , luce e ragione intrecciate.......

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    1. A volte, nel dedicare molto tempo a questo blog, mi domando se non esagero...POi arrivano certe parole, e il dubbio svanisce.
      Grazie Antonio

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    2. ANTONIO MAROTTA

      Non avere dubbi.....non esageri affatto.....io, te e tanti altri abbiamo la missione di educare parecchia gente al liberalismo.......che in Italia si è sempre conosciuto poco,ma che urge se ne sappia sempre di più..

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