domenica 16 giugno 2013

VALENTINO, COME SCHUMACHER NO ! PER FAVORE !

 
Credo si sia in molti ormai a pensarlo, specie ora che, finita l'affascinante ma disgraziatissima avventura in Ducati , è tornato alla yamaha e non vince più lo stesso : ma perché Valentino Rossi non smette ? E lo pensiamo da persone che sono sue tifose, che hanno gioito per i suoi numerosi successi e riso per le sue trovate, le sue battute. Un ragazzo che aveva tutto : talento successo e simpatia. Mica facile conciliare tutto insieme ! Il suo capolavoro, la sfida vinta, fu lasciare l'Honda , dove aveva vinto tutto (sette titoli iridati in tutte e quattro le specialità del professionismo della Moto GP ) per passare alla Yamaha. Lo fece per dimostrare che non era la moto a vincere - come in molti invidiosamente commentavano - ma LUI.
E così fu. L'apice della sua carriera, Smettere lì ? Non è facile smettere,abbandonare un mondo dove sei stato un DIO e come tale considerato e  venerato.però come Schumacher no Vale, per favore !
Di seguito, la nota di Aldo Grasso sul tema,
Buona lettura

Il mito ammaccato di Valentino,
il «re» che non sa ritirarsi

L'ideale per un campione è lasciare al massimo della fama





  Valentino Rossi oggi pomeriggio vince il Gran premio motociclistico di Catalunya, sul circuito di Montmeló, e stasera si ritira: una zampata da vecchio leone per ricordarci il suo immenso passato (ha conquistato nove titoli mondiali ed è l'unico pilota ad aver vinto il campionato in quattro classi differenti) e per inventarsi un futuro fuori dall'ordinario. Ma è solo un sogno.
Due settimane fa, sul circuito del Mugello, il Dottore è caduto al primo giro, davanti al suo pubblico: ci vuole niente per ammaccare un grande mito, per trascinarlo nella polvere. Rossi non solo ha vinto tantissimo, non solo ha reso popolare uno sport ristretto fino ad allora soprattutto agli appassionati, ma detiene il record del numero di Gp disputati consecutivamente. Eppure, sono ormai quasi tre anni che colleziona dispiaceri. Adesso c'è chi va più forte di lui, chi è più motivato, chi è più spericolato. Vincere è anche questione di testa.
Il momento più difficile nella carriera di un grande campione è quello del ritiro: l'ideale sarebbe lasciare quando si è all'acme del successo, però non succede mai, troppi gli interessi in gioco. Il primo ad aver reso in poesia questo momento così struggente e cruciale è stato Virgilio, nel canto V dell'Eneide, quando descrive un incontro tra due pugili: Darete è veloce, agile nei movimenti, nel pieno vigore della giovinezza; Entello ha un fisico possente, capace di sferrare colpi decisivi, ma l'età non lo aiuta e «pesante, pesantemente cadde a terra col gran peso». Umiliato dall'avversario più giovane, Entello sente vacillare il suo onore, con ira strappa l'ultima vittoria e chiude definitivamente la carriera.
In un'intervista, Valentino ha dichiarato che non riesce più a divertirsi: «In questi ultimi anni, questo sport è diventato troppo serio e anche i piloti si sono adeguati. In passato era solo il talento a fare la differenza, però ora tutto il mondo è più serio e più atletico». Senza vittorie non ci sono più le sue trovate per festeggiare le vittorie, meglio lasciar perdere, non fare la fine di Schumacher.
I successi ci esaltano, le sconfitte invece si vendicano, nascondendoci il traguardo della saggezza.

Nessun commento:

Posta un commento