venerdì 12 luglio 2013

CHI DEVE FARE I GIORNALI ? IL BUSILLIS DI FILIPPO FACCI


Oggi è una giornata calma all'apparenza. Dopo l'uragano provocato dalla prospettiva che il 30 luglio scoppi il finimondo, cada il governo e chissà cos'altro, c'è bonaccia...Vedremo quanto durerà, però è la calma  giusta per dare spazio ad una riflessione di Filippo Facci che riproponeva un problema noto : i giornali (ma da tempo le tv) anticipano o seguono i lettori (spettatori) ? Probabilmente accadono entrambe le cose : per farsi leggere e guardare, si propongono articoli e trasmissioni gradite al pubblico, e intanto si fa anche Altro, nella speranza che almeno una parte degli acquirenti il giornale ci dia un'occhiata.
In un convegno recente, realizzato sul tema MEDIA e PROCESSO, il giornalista Sandrelli , già direttore della pagina fiorentina di Repubblica, ricordava come le TRE S , e cioè Sesso, Sangue e Soldi, nel giornalismo funzionano sempre, aggiungendoci naturalmente la quarta, Sport (specie calcio ovviamente).
Solo da relativamente poco tempo (indovinate da quanto, e per chi ?) la politica , proprio perché diventata spesso associabile a processi, scandali e gossip anche sessuali, riesce, a volte, ad occupare l'attenzione del grande pubblico. 
Nella piccola storia del Camerlengo, due anni e duecentomila contatti (wow !! ) , sul podio degli articoli più letti , al primo posto c'è il gossip su Casini (propalato da Feltri) cacciato di casa dalla moglie Azzurra causa corna domestiche e al terzo la storia di cronaca di due rimasti incastrati sessualmente mentre facevano roba in macchina, al punto di aver dovuto chiamare l'autoambulanza... Primo e Terzo posto su oltre 2000 articoli pubblicati....Ma questo è, anche se non vi pare.




Chi fa i giornali

Questa rubrica nasce libera ma, ovviamente, si ossequia a qualche fruttuoso suggerimento della redazione di Libero. Ieri, circa l’argomento da trattare, ho ricevuto tra altri questo sms: «Casaleggio? Bersani? Il Pd e la gnocca? Monti contro il Corriere? La Melandri nel container? Brunetta contro Busi per le mutande della Ravetto?». E, confesso, sono andato in crisi. Davvero non c’erano altri argomenti? Ho sbirciato in giro ed ecco, tra quelle commentabili, alcune tra le notizie più diffuse: cecchini egiziani che sparano sui manifestanti dai tetti, bambini tarantini colpiti da un fulmine in spiaggia, la benzina mai così cara, un orso ucciso a fucilate in Molise, l’inesperienza del pilota che ha schiantato un Boeing. Tutti temi perlopiù tristi e drammatici e magari anche importanti, sì, ma che voi – dovete saperlo, egregi lettori – statisticamente leggerete e cliccherete meno delle notizie sulla gnocca o sulle mutande della Ravetto. Riecco una microscopica e quotidiana riproposizione, in sostanza, del dilemma che ogni giorno ci arrovella: bisogna privilegiare ciò che il pubblico deve leggere o ciò che il pubblico vuole leggere? Quanta informazione e quanto infotainment? Sbagliare la risposta a questa domanda, oltretutto, può far chiudere un giornale. Quindi non sorbitevi dei dibattiti troppo complessi sull’informazione, in futuro: uno dei nodi principali rimane questo. Se i giornali dobbiamo farli noi oppure voi.

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