Ritengo che sia più grave, da nn punto di vista economico, leggere che in Italia nell'ultimo anno hanno chiuso migliaia di imprese (una su tre !) causa il mancato pagamento dei crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione che non che la prima settimana di saldi abbia registrato un decremento del 15% o che circa 8 milioni di connazionali non andranno in vacanza. Secondo la CGIA di Mestre i debiti della PA ammontano ad una cifra superiore a quella già impressionante di 90 miliardi indicata dalla Banca d'Italia. Secondo Bertolussi, il segretario della stimata associazione i cui studi sono ormai punto di riferimento di molte analisi, quella somma va portata ad almeno 120 miliardi (non perché lo studio della Banca d'Italia sia condotto con poco scrupolo, ma per sua stessa ammissione non tiene conto di alcuni parametri e settori che inevitabilmente fanno lievitare il computo finale). Per intenderci sul livello di disonestà dello Stato nei confronti dei propri cittadini, 120 miliardi equivalgono all'intero ammontare dell'evasione fiscale, nella quale ci sono dentro anche i soldi non versati dalla criminalità organizzata, per dire (e senza contare che molte piccole attività, che pure producono lavoro, occupazione e reddito, sparirebbero del tutto non riuscendo a tenere dietro a tutti i balzelli fiscali ).
Ciò posto, ovviamente non sono buone notizie nemmeno quelle relative all'estate 2013 sia per il settore commercio che per quello del turismo.
Riporto in proposito l'articolo trovato su BLOGO, il quotidiano on line diretto da Piroso, il bravo giornalista già direttore del TG di La 7 prima dell'avvento di Mentana.
Effetto crisi. Saldi giù del 15%. E otto milioni di italiani non andranno in vacanza.
Gli effetti della crisi in Italia si sentono anche in questa estate. Con effetti sui saldi e sulle vacanze. Le vendite di fine stagione, infatti, hanno subito un ribasso del 15 per cento. Mentre sono 8 milioni gli italiano che rimarranno a casa, senza concedersi nemmeno una settimana di vacanza.
Come previsto, la crisi ha fatto sentire i suoi effetti anche sulle vendite di fine stagione in questa estate 2013, modificando, secondo i dati raccolti da un sondaggio condotto da Fismo-Confesercenti su un campione di commercianti di alcune importanti città italiane, anche le abitudini degli italiani, che, per anni, sono stati disposti a ore di attesa e a immense resse pur di accaparrarsi l'affare migliore. La prima settimana si saldi si chiude con un pesante segno negativo: -15% della spesa rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Le uniche città in controtendenza sono Milano e Torino. Nel capoluogo lombardo le vendite vanno bene nel quadrilatero della moda, grazie soprattutto all'apporto di turisti comunitari ed extra-comunitari, in particolare arabi, che acquistano made in Italy e ai buoni sconti sui prodotti 'firmati', le cui vendite risultano stabili. Non vale lo stesso discorso per i negozi delle strade periferiche e semi-centrali, tradizionalmente legati alla clientela residente. In generale, i clienti milanesi acquistano volentieri scarpe e i capi fondamentali per il rinnovo del guardaroba, approfittando degli alti sconti di partenza.
Anche a Torino i saldi estivi 2013 rimangono sui livelli dello
scorso anno: come nel 2012, si registra una partenza tiepida, anche per
le troppe promozioni precedenti ai saldi, che hanno 'annacquato'
l'effetto sorpresa. I clienti cercano soprattutto camiceria e pantaloni,
meno calzature e accessori. I commercianti torinesi sono comunque
improntati ad un cauto ottimismo, e sperano di migliorare i risultati
nel corso dei prossimi giorni.
Passando alle vacanze, quest’anno la crisi costringe 7,8
milioni di italiani a rinunciare alle vacanze estive e condiziona le
ferie di altri 23,3 milioni di nostri connazionali. Ma anche
chi si metterà in viaggio porterà in valigia gli effetti delle
difficoltà economiche. È quanto rileva Confartigianato che ha misurato
quanto pesa la crisi sull’estate degli italiani e sulle attività
turistiche.Il 55% dei vacanzieri nostrani ha scelto di trascorre la villeggiatura in località italiane, mentre i Paesi europei sono la meta indicata dal 22% dei nostri connazionali, e l’11% preferisce località extra-Ue. Il mare si conferma la destinazione privilegiata dal 49,3% degli italiani. Seguono le vacanze in montagna, scelte dal 12,6%, e quelle nelle città di interesse storico e artistico (10,7%).
Ma chi si mette in viaggio deve fare i conti con il caro-vacanze. Tra il 2009 e il 2013 l’indice dei prezzi dei servizi per le vacanze è aumentato del 15,1%, e quello dei trasporti addirittura del 21,8%. Più contenuti i rincari dei pacchetti vacanze (+8,7%) e di alberghi e ristoranti (+6%). L’impatto dell’inflazione sulle ferie degli italiani si fa sentire soprattutto per i carburanti che in Italia costano l’11,9% in più rispetto alla media dell’Eurozona. In particolare, il nostro Paese ha il record negativo per il prezzo della benzina verde, superiore dell’8,5% rispetto alla media Ue, e per quello del gasolio auto, superiore del 15,6% rispetto alla media europea.
La crisi ha influenzato pesantemente i flussi turistici in Italia. Confartigianato rileva che tra aprile 2012 e marzo 2013 il numero dei clienti, italiani e stranieri, di strutture ricettive e quello dei pernottamenti sono calati rispettivamente del 5,7% e del 6,3%. E rispetto ai 12 mesi precedenti, le presenze turistiche nel nostro Paese sono diminuite del 6%. E, così, l’Italia, nel 2012, si è classificata soltanto al terzo posto, dopo Francia e Spagna, nella classifica dei Paesi europei con il maggior numero di presenze turistiche.
Un dato davvero negativo. Su cui il governo dovrà ragionare molto. Perché il turismo dovrebbe essere il punto di forza del nostra Paese.
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