Belpietro sul suo giornale replica alle critiche che gli sono piovute dai colleghi in ordine alla notizia - durissimamente smentita dal Quirinale - che il Presidente della Repubblica starebbe valutando, confrontandosi con pochi, fidati interlocutori, tra cui il Premier in carica, Enrico Letta, la possibilità di concedere la grazia a Berlusconi nel caso il 30 luglio lo stesso venisse condannato definitivamente dalla Cassazione alla pena di 4 anni di carcere e 5 di interdizione dai pubblici uffici.
SUl tema il Camerlengo aveva già proposto le varie posizioni ed un suo commento. Chi vuole può leggere il post : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/07/e-il-quirinale-si-arrabbia-sentendo.html
Nello scorrere oggi la replica dl Direttore di Libero mi sembra di poter evidenziare due cose : 1) insiste nell'affermare che la sua è una notizia, vale a dire che Napolitano effettivamente, nonostante le smentite, avesse preso un considerazione la cosa 2) che la diffusione della stessa è nociva in primo luogo per Berlusconi (come mi pare peraltro evidentissimo).
A quest'ultimo riguardo Belpietro rivendica che lui non è un velinaro e se ha in mano una notizia la pubblica, ancorché la cosa possa nuocere al Cavaliere, notoriamente a lui caro.
Prendiamo atto, però allora la cosa valga per tutti, che poi non è che se lo fanno gli altri - come a suo tempo il Corsera che rivelò in anteprima mondiale l'avviso di garanzia a Berlusconi appena eletto premier - è un'azione criticabile perché mina il prestigio italiano nel mondo (nell'occasione Berlusconi ricevette l'atto mentre presiedeva il G8 a Napoli ).
I giornali fanno il loro mestiere, che a volte è deleterio.
Ecco comunque la "difesa-accusa" di Libero
Notizie al posto di veline
Belpietro e la grazia al Cav: peggio di certi politici solo certi giornalisti
La grazia, il Colle e i colleghi: l'editoriale del direttoreotizie al posto di veline
Belpietro e la grazia al Cav: peggio di certi politici solo certi giornalisti
La grazia, il Colle e i colleghi: l'editoriale del direttore
Peggio dei nostri politici, ci sono solo i nostri colleghi, nel senso di giornalisti. I quali se si trovano davanti a una notizia fanno di tutto per scansarla, temendo che il pubblicarla possa arrecare fastidio a qualcuno. Nel nostro caso, il fastidio lo avrebbero dato a Giorgio Napolitano, il quale da giorni stava rimuginando sulla possibilità di concedere la grazia a Silvio Berlusconi. Qualora il 30 luglio la Cassazione confermasse la condanna a quattro anni di reclusione e a cinque di interdizione dai pubblici uffici, un provvedimento di clemenza sarebbe la sola via d’uscita in grado di impedire che un terzo degli italiani venga privato della rappresentanza politica con l’incarcerazione del proprio leader. L’ipotesi era stata discussa con alcuni esponenti della maggioranza e anche con il presidente del consiglio, perché dalla permanenza a piede libero del Cavaliere possono dipendere le sorti del governo. E noi di Libero ne avevamo dato ampiamente conto, senza curarci che la notizia desse fastidio a qualcuno, che si trattasse di Silvio Berlusconi (che ha tutto l’interesse a non parlare di questa possibilità) o di Giorgio Napolitano (che aveva preteso segretezza sul suo piano).
Come è ovvio avevamo messo in conto l’irritazione del capo dello Stato, il quale giunto al suo secondo mandato si sente una specie di monarca e quando viene disturbato reagisce di conseguenza. Per contro non avevamo calcolato la sollevazione dei suoi trombettieri, i quali, dal Corriere della Sera a Repubblica, hanno replicato all’unisono, riuscendo a negare perfino l’evidenza. Sui suddetti giornali a proposito della grazia a Berlusconi si è dunque parlato di menzogna e addirittura di un ricatto nei confronti del Quirinale. Si fosse trattato di un falso inventato di sana pianta, al presidente della Repubblica non sarebbe saltata la mosca al naso. E fosse stato un ricatto vorrebbe dire che il capo dello Stato può essere condizionato da pressioni esterne, cosa che solo gli allocchi possono credere. Ma, soprattutto, fosse stata un’invenzione, nel corso della giornata di ieri noi di Libero non avremmo ricevuto tante sollecitazioni a mettere il silenziatore al caso, perché l’eccesso di pubblicità attorno all’ipotesi di un provvedimento di clemenza avrebbe messo Napolitano nell’impossibilità di concedere in futuro una grazia che gli fosse stata suggerita da Libero.
Del resto, da chi ha passato la vita a riportare le veline del Colle senza capirle non c’era da aspettarsi che stavolta riuscisse a leggere un comunicato comprendendo ciò che sottintendeva. O che per una volta riportasse una notizia.
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