domenica 28 luglio 2013

GRILLO DA' L'ALLARME SU COSTITUZONE E BANCA DELLE MARCHE

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Un mio caro amico , grillino ante marcia, vale a dire di quelli che non si sono aggregati al carro di moda, e che segue il popolare tribuno genovese da lustri, mi ha esortato a leggere sul blog del leader del M5Stelle due articoli concernenti la difesa della Costituzione e la criticissima situazione della Banca Marche.
L'ho fatto e francamente non ho tratto motivo di particolare illuminazione.
Vediamo meglio.
Il primo post s'intitola "la fine del Parlamento e della Costituzione". Leggendo, Grillo racconta come il Parlamento italiano sia esautorato dalla pratica dei decreti legge, emessi dall'esecutivo e che i parlamentari sono chiamati a votare senza praticamente discussione. Ovviamente, chi è all'opposizione vota contro, ma resta che in questo modo non c'è nessuno spazio per cercare di correggere e migliorare, del caso, il provvedimento : il governo lo vara, la maggioranza che lo sostiene lo vota, gli altri votano contro, fine.
In effetti va così. Da diversi decenni, e a turno tutti i presidenti della repubblica hanno vanamente esortato i vari premier , alternativamente Berlusconi e  Prodi, ma anche Monti ad un certo punto ha ricevuto un blando richiamo, a limitare l'ipertrofia decretizia. Il problema però ha un'altra origine, ed è che il Parlamento italiano, così come concepito dalla nostra Costituzione, è del tutto inadeguato alle necessità operative di una Nazione moderna. Il bicameralismo perfetto, la lentezza delle commissioni parlamentari, la burocrazia dei calendari , per non parlare dei possibili ostruzionismi, sono del tutto incompatibili con i tempi di reazione ai problemi che la società odierna, per di più incalzata (vessata ? ) dalla globalizzazione, richiede. In mancanza di una seria riforma costituzionale in questo senso, che aumenti i poteri dell'esecutivo e snellisca l'azione del Parlamento, rendendola quindi efficace, il decreto diventa un male necessario. Per risolvere questa cosa, bisogna correggere la Costituzione. Questa esigenza è ormai  patrimonio della coscienza politica comune, tranne per Benigni , che però è un bravo e simpatico comico, e i suoi fan. Se fossimo dunque un Paese normale le riforme istituzionali, di cui si parla da 30 o 40 anni, sarebbero state già fatte. Invece siamo una Nazione dove ci si preoccupa più di poter BLOCCARE chi ha il potere per timore che venga usato contro la propria parte, piuttosto che garantire un governo che operi effettivamente (se poi lo fa male, lo si contrasta coi metodi democratici, tra cui, ultimo, le elezioni successive , confidando di vincerle ).
Guardate la vicenda del Porcellum. Legge elettorale che tutti a parole disprezzano (pure quelli che l'hanno varata), però in un anno e mezzo di governo Monti, e tre mesi abbondanti di Letta, sta ancora lì, nonostante il Presidente si sia sgolato e mandato numerosi warning in materia, e la Consulta abbia esplicitamente denunciato il sospetto di incostituzionalità dell'attuale premio di maggioranza, svincolato da qualunque minimo livello di consenso raggiunto. I risultati poco democratici si sono intravisti con le ultime elezioni. Il problema non è che la sinistra, con solo lo 0,3% dei voti abbia prevalso e si sia aggiudicato il premio, con una maggioranza bulgara alla Camera dei Deputati, quanto che questo sia andato ad una formazione che in tutto ha preso meno del 25% dei voti disponibili (il 30 risicato di quelli espressi). C'è TROPPA sproporzione tra i due valori : rappresentatività e governabilità. Poi il colpo stavolta non è riuscito per colpa di Grillo e del solito Berlusconi resuscitato e quindi al Senato non c'è la maggioranza spuntata, per  soli 100.000 voti ( su 30 milioni ! ) , alla Camera.
Bene, il Porcellum è e resta lì. Perché la speranza, per partiti in discesa, di supplire attraverso l'artificio del meccanismo del premio alla perdita di consenso è irirnunciabile...Il bene dell'Italia ? Nella migliore delle ipotesi si pensa che coincida con la propria fazione, e quindi se si vince anche barando un po', l'importante è che poi si faranno le cose giuste..Nella peggiore, chissene frega, quello che conta  è prevalere e farsi gli affari propri.
Concludendo, il problema che Grillo denuncia è reale, ma non è affatto una cosa inedita. Viceversa la tutela della Costituzione a prescindere non mi trova d'accordo. La Carta VA cambiata in diverse cose. Certo, dovrebbe avvenire con una larga condivisione, e in questo senso l'art. 138 stabilisce dei principi giusti, che però  vanno un attimo semplificati e velocizzati. Siccome non so quale sarebbe il progetto di riforma dell'articolo (che comunque sempre attraverso quella forma andrebbe poi modificato perché comunque di norma costituzionale si tratta !) , aspetto di conoscere prima di abbaiare alla luna.
Nel caso del post sulla Banca Marche invece siamo nel complottismo più caro a Grillo.
Dunque, l'Istituto di credito più importante della regione  dovrebbe reperire entro 6 giorni 80 milioni di euro che altrimenti dovrà essere commissariato...
Chi l'ha scoperta questa cosa ? I deputati grillini...nessun altro ne parla. Non è vero, ne scrisse il Corriere della sera il 19 luglio scorso (e anche ieri )  ribadendo la difficoltà non soltanto della Banca Popolare di Milano (risaputa) ma anche di Banca Carige e , appunto , la Banca delle Marche.  Secondo il Corriere la scadenza non è così immediata, ma spostata a fine settembre, in compenso la cifra occorrente non sarebbe di 80 milioni ma di 300. Aggiunge però il quotidiano di MIlano, a differenza di quello che dice il guru, che sia in Italia (Banca di Vicenza) che all'Estero la banca marchigiana fa gola, e c'è gente che sarebbe pronta a mettere i soldi che servono per rilevarla, magari con buoni sconti...
Insomma, non è che le cose le dice solo lui, è che quando lo fa  certi lettori finalmente leggono...
 Visitando il blog di Grillo, ho trovato confermata un'impressione che già avevo ascoltandolo in tv :  la tendenza - anche comprensibile - alla semplificazione se non all'approssimazione.  
L'avevo detto nel primo articolo, lo ripete in questo. E' facile osservare, e rassicurare anche l'amico che comunque ringrazio per avermi segnalato le esternazioni di Grillo, che NIENTE in Italia si fa con facilità, figuriamoci  modificare un articolo della Costituzione. Come detto, quella semplificazione, che il capo  pentastellare teme e io auspico, sempre per le modalità VIGENTI dell'art. 138 deve passare e quindi :
- due successive deliberazioni per ciascuna camera (una non basta ? )
- distanza di tre mesi l'una dall'altra delibera
- maggioranza assoluta in seconda votazione dei componenti (non dei presenti)
- referendum confermativo, che può essere chiesto, entro tre mesi dalla pubblicazione della legge di revisione, da un quinto dei membri di una camera o da 500.000 elettori (il referendum è escluso solo in caso di approvazione della revisione da parte di 2/3 di CIASCUNA Camera.
Insomma, tanta roba caro Grillo, parti per le vacanze sereno (almeno su questo).



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