sabato 20 luglio 2013

L'APPUNTO DI FACCI E LA FAVOLA DELLA CERTEZZA DEL DIRITTO


L'unica cosa che mi ha colpito della sentenza del Tribunale di Milano nel cosiddetto processo Ruby 2 è scoprire che in quella città ci sono solo giudici donne. Due sezioni si sono occupate della vicenda, ora con imputato Berlusconi, ora i suoi procacciatori di donne, e neanche uno straccio d'uomo tra i componenti della Corte. Se non vado errato anche il collegio del processo Mills era formato da donne. Sicuramente lo era il presidente.  Ma sarà che tra un po' in certe professioni dovremo introdurre le quote azzurre ?
Da qualche parte un tempo lessi che se ci fossero state più donne in politica, ai vertici dei paesi, ci sarebbero state meno guerre. Immagino che fosse un adagio fondato sul senso materno femminile e quindi alla maggiore importanza data dalle donne alla vita umana. Non so se sia vero, qualche dubbio mi viene.
DI una cosa invece sono certo, intuita da ragazzo, cresciuta durante gli studi di diritto e confermata definitivamente in 27 anni di professione : la certezza del diritto è una fola vera e propria. 
E se questa utopia in passato era almeno rincorribile, adesso, con una giurisprudenza fuori controllo, non è nemmeno più una nobile chimera, ma doloso inganno.
Nei massimari della Cassazione, che pure è la Corte della Legge,  si trova tutto e il contrario di tutto. Col tempo cambiano gli indirizzi giurisprudenziali (perché mai, se la legge è la stessa ? ), oppure sezioni diverse partoriscono principi diversi (e ad un certo punto si cerca di fare ordine affidando la questione alle sezioni unite). Da ultimo ci si è messa di mezzo anche la giurisprudenza creativa, e qualche pericoloso dottrinario ha cominciato a dire che il carattere normativo (in senso di "legislativo"...) della giurisprudenza è il futuro prossimo venturo. Risultato : giudice che vai, sentenza che trovi.
E' sconcertante, però è la realtà. Del resto i giudici sono uomini, non macchine. Però in passato una maggiore uniformità c'era, se non altro perché si avvertiva con disagio questo eccesso di varietà, con conseguente "incertezza del diritto".  Adesso meno, e forse il crescente protagonismo di molti giudici così come una diversa - sbagliata - idea della funzione giurisdizionale, c'entrano molto in questo peggioramento.
Facci, dedicando il suo appunto alla condanna di Fede, Mora e Minetti, parla di come quello che è induzione e/o favoreggiamento della prostituzione per MIlano, non lo è probabilmente per Torino, e a Roma dicono un'altra cosa ancora.
E non è nemmeno questione di malafede. E' proprio una procedere per ordine sparso.

Il"favoreggiamento" alla prostituzione è una boiata pazzesca: ecco perché

Se apri un chiosco di preservativi in una via di prostitute, per esempio, il reato non c'è


Facci: perché il favoreggiamento alla prostituzione è una boiata...

Una persona normale, però, potrebbe chiedersi come possa esistere il reato di favoreggiamento della prostituzione visto che la prostituzione non è un reato: e avrebbe ragione, perché anche la giurisprudenza ci sbatte il cranio regolarmente. Già distinguere tra «favoreggiamento» e «induzione» è da pazzi, ma spulciando la Cassazione trovi comunque di tutto. Se apri un chiosco di preservativi in una via di prostitute, per esempio, il reato non c’è. Se affitti una casa o una camera d’albergo a ore - per attività che sono chiare a tutti - nessuno ti condannerà. Se allestisci un locale dove prostitute e clienti s’incontrino, ebbene, commetti un illecito a seconda delle sentenze: a Milano, per esempio, tendono a condannarti. Se ospiti annunci di prostitute sul tuo sito, ancora, è un dedalo: sono stati assolti dei promotori pubblicitari che procacciavano gli annunci delle prostitute, in un caso, ma sono stati condannati i gestori del sito che li ospitava; come se condannassero i direttori dei quotidiani che accolgono annunci erotici. Se convivi con una prostituta, e l’assisti, collabori con lei, persino se dividi i soldi con lei, ebbene, il più delle volte non c’è reato perché la tua attenzione non è rivolta alla prostituta, ma «alla persona». Questo per far capire che c’è da poco da attendersi (anche nel caso di Fede, Mora e Minetti) dalle sempre invocate motivazioni della sentenza: non è un caso se prima si decide e solo dopo si motiva.  

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