Quando si parla di integrazione, io sono d'accordo col Prof Sartori (non mi capita sempre, anzi) che denuncia la grande demagogia , e conseguente retorica parolaia, che accompagna questo problema.
Che non ci si debba rassegnare al mondo qual è, è giusto, ma nemmeno si può ignorarlo. E quindi, nell'adottare norme utili a favorire la convivenza tra gruppi etnici diversi, con usi, norme sociali e religiose diverse, bisogna non perdere mai di vista una saggia gradualità, rassegnandosi anche al fatto che ci sono paesi che sono partiti molto prima di noi (anche per storia coloniale) e dove la vera integrazione è lontana dall'essere realizzata.
Questo in occidente. Negli altri paesi del mondo - che sono i 4/5, che noialtri della bella Europa ci dimentichiamo che siamo assoluta minoranza sul pianeta - il problema invece non si pone minimamente, perché è il concetto proprio che manca .
E veniamo al caso di cronaca recente che stupisce e indigna (come potrebbe non essere così ? da noi basta molto meno, almeno a parole...) . Nella splendida Dubai, città fumetto inventata dai ricchisismi emiri arabi, una ragazza norvegese ha avuto la pessima idea di denunciare uno stupro subito. Per i giudici del posto, pare, la cosa si è tradotta in un rapporto sessuale FUORI dal matrimonio e quindi illegale, e così la giovane è stata condannata a 16 mesi (e da quelle parti la sospensione condizionale della pena temo non ci sia, o non è consueta come da noi ) . Ora, non conoscendo niente della Shaaria, non ho capito se viene condannato COMUNQUE l'atto sessuale, ancorché non consenziente, o non le hanno creduto (magari la giovane pensava di essere in Europa dove la parola della donna, in questi casi specialmente, tende ad essere considerata attendibile, almeno fino a prova contraria ) , in assenza di persone che confermassero la sua versione dei fatti.
Ah, naturalmente la ragazza è stata anche licenziata. Al momento, si troverebbe rifugiata in una chiesa norvegese (a Dubai ci sono chiese norvegesi ??) , senza passaporto e quindi senza possibilità di andarsene dal suo incubo.
Non è consolante vedere che in questi casi anche i paesi che reputiamo più civili ed efficienti del nostro, balbettino di fronte alla prepotenza di uno stato estero nei confronti dei propri cittadini. E' di tutta evidenza che la condotta della ragazza, quand'anche restasse indimostrata la denuncia di stupro, non solo non costituisce reato in Norvegia, ma anzi, è un comportamento del tutto lecito a approvato dalla società nordica. E quindi è vieppiù difficile mandar giù che un proprio connazionale rischi la prigione per un fatto percepito come normale, consueto. Temono di aggravare la situazione, e confidano nell'appello...
Mi ricordano qualcosa...
Ecco comunque la notizia come proposta dal Corriere.it
sentenza del tribunale di dubai
Denuncia uno stupro, viene condannata a 16 mesi per «relazione fuori dal matrimonio»
Marte Dalelv, 24enne norvegese, in viaggio per lavoro. L'aggressore sarebbe stato condannato a 13 mesi. Appello a settembre
Sporge denuncia per violenza sessuale e viene condannata a 16 mesi di prigione. Secondo il tribunale di Dubai la «colpa» di Marte Dalelv, norvegese di 24 anni, è stata quella di aver avuto una relazione sessuale fuori dal matrimonio. Anche se non si trattava di una rapporto consensuale ma di una violenza subita.
LA DENUNCIA E L'ACCUSA - L'episodio risale al 6 marzo, quando la giovane era uscita con dei colleghi durante un viaggio di lavoro. Il giorno dopo la Dalelv ha sporto denuncia ma, secondo quanto riporta la BBC, i poliziotti le avrebbero confiscato passaporto e portafogli. Qualche giorno dopo la ragazza era stata accusata di aver contratto una relazione sessuale fuori dal matrimonio e anche di aver consumato dell'alcool. Finendo per essere immediatamente licenziata dalla filiale di Dubai della società per la quale lavorava, stando a quanto scrive la testata francese Rue89.
IN ATTESA DELL'APPELLO - La condanna, invece, è arrivata il 17 luglio: 16 mesi di prigione. Mentre il suo aggressore, secondo quanto racconta la giovane, sarebbe invece stato condannato a 13 mesi. In attesa del processo d'appello, che dovrebbe tenersi a settembre, la Dalelv si è rifugiata in una Chiesa norvegese nella città. Ma il suo caso, intanto, sta facendo discutere in Norvegia: il ministro degli Esteri Espen Barth Eide ha dichiarato che «è strano che una persona che denuncia uno stupro sia condannata per delle azioni che da noi non sono nemmeno dei reati». Per il momento, però, il Paese preferisce aspettare: «Rischieremo di aggravare la situazione di Marte Dalelv prima del processo di appello», ha spiegato la responsabile giuridica del ministero, Karhtine Raadim.
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