Una vicenda piuttosto impressionante questa riportata dal Corriere della Sera. In Gran Bretagna un giudice ha sentenziato la sterilizzazione di un disabile mentale per evitare che mettesse al mondo dei figli. In realtà era già accaduto, con la sua fidanzata, una disabile mentale come lui. Non ho idea di che sorte abbia avuto questa prima creatura, ma certo un provvedimento del genere lascia sconcertati. Tra i lettori c'è chi lo ha definito il male minore, in una situazione umanamente drammatica, mentre altri hanno ricordato Hitler e la soppressione delle persone malate di mente, proprio al fine di evitare che questi potessero procreare esseri simili a loro.
Ritengo che manchino troppi particolari per poter farsi un'idea più adeguata. Il grado di disabilità della persona, per esempio. Nel riportare la notizia, si tende a sottolineare, che non è che il Giudice abbia sentenziato "contro" il disabile, obbligandolo alla sterilizzazione, ma andando incontro ad una sua richiesta, in sostanza autorizzando un intervento che l'uomo desiderava ma che per il suo stato non poteva decidere autonomamente.
Questa storia mi ha fatto tornare in mente un dolcissimo film, con protagonisti Sean Penn e Michelle Pfeiffer : IL MIO NOME E' SAM.
Lui è appunto un disabile mentale che ha concepito una figlia del tutto normale. Il padre è attaccatissimo alla figlia, ma a sette anni circa i due hanno pressochè la stessa maturità, e viene instaurato un processo teso a stabilire se il padre potrà tenere con sè la piccola (la madre nel film non compare, li aveva abbandonati) , sia pure con il controllo e l'aiuto di un tutore, oppure la bambina debba essere affidata a dei genitori adottivi. La Pfifer è l'avvocato di lui.
Ovviamente il film è una tenera commedia e finisce bene, però il problema che pone è serio. Il New York Times pubblicò questo commento :
"Epilogo commovente e profondamente dignitoso ma che, specie per le reazioni sociali, esprime una speranza piuttosto che una realtà."
Nel caso di cronaca citato viene decisa la menomazione più drammatica per un uomo. E questo è sicuramente un fatto. Altro fatto è la disabiità mentale di lui e quindi la verosimile incapacità di prendersi cura di un figlio (a parte la probabilità di generarne uno simile, con lo stesso grave handicap).
Tra questi due fatti , la scelta.
Se voi foste stati il giudice ?
DISABILITA' E PATERNITA'
Gran Bretagna, un giudice dispone
la sterilizzazione di un disabile mentale
La decisione della Corte per impedire una seconda paternità a un 36enne affetto da ritardo cognitivo
«La vasectomia è nei migliori interessi di questa persona». Non ha dubbi Eleanor King, che con la sentenza con la quale dispone la sterilizzazione “per conto” di un trentaseienne disabile mentale, già divenuto padre in passato, fa scuola nella giurisprudenza e fa anche molto discutere. «Non sarebbe in grado di reggere un’altra paternità né è in grado di utilizzare sistemi contraccettivi», ha spiegato molto bene King, sottolineando anche gli ipotetici danni che recherebbe a un figlio e che già potrebbe aver creato.IL TRAUMA DELLA PATERNITA' - Inoltre per una persona psicologicamente fragile e con un deficit di apprendimento così evidente la paternità sarebbe un ulteriore trauma, troppo difficile da gestire. Come spiega la BBC, D.E, che vive nella regione delle Midlands, non può optare autonomamente per la vasectomia e dunque la resezione dei dotti deferenti è stata disposta dal giudice, non «contro la volontà dell’uomo ma per conto suo».
LA STORIA DI D.E. - D.E. ha avuto un figlio tre anni fa e ha dichiarato di non volerne altri, perché gli potrebbero causare danni psicologici. L’uomo ha una relazione da ben dieci anni con P.Q., e incontra la sua fidanzata (anch’essa disabile mentale e mamma del primo figlio) solo in presenza di altre persone, proprio per prevenire un’ulteriore gravidanza che la coppia non sarebbe in grado di evitare autonomamente con sistemi contraccettivi.
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