Davide Giacalone torna sulla querelle grazia sì grazia no, e lo fa con una lodevole, analitica sintesi. Contesta alcune delle esternazioni del Colle, ma giustamente ne prende atto, che comunque quello è il pensiero del Presidente e non è pensabile che lo possa cambiare, specie dopo averlo reso pubblico (ci vorrebbe un atto di umiltà che da quelle parti non circola. il Capo dello Stato ha altri pregi, non questo). Piuttosto il bravo politologo mette l'accento sul vizio consueto di quelli del centrodestra di votare leggi fatte male per il timore dell'impopolarità, salvo poi trovarsi nei guai e a quel punto sfidare la gogna mediatica nell'evidente tentativo di escogitare vie di uscita nell'interesse del proprio leader. La legge Severino era, ab initio, una norma costituzionalmente discutibile per i limiti che poneva non solo al cittadino candidato ma anche ai diritti degli elettori, ed è un altro orrido strumento in mano a procure e gip che possono così interferire nella formazione stesse delle liste dei candidati. E' già successo, nelle recenti elezioni regionali in Friuli.
Il principio giacobino di avere in Parlamento i PURI, e con questo pretendendo che i parlamentari siano tutti come la moglie di Cesare (famosa per la sua virtù tanto da essere assunta a paradigma storico) stride come il gesso nuovo sulla lavagna col principio di non colpevolezza sancito all'art. 27 della nostra Costituzione (che prima o poi toglieranno, visto che serve solo a far polemica a noi garantisti rompiballe). Dovrebbero essere i cittadini, con la loro libertà di voto, a decidere se, pur sapendo che tizio è stato inquisito, processato e anche condannato, sia degno o no della propria scelta elettorale. Ma così anche Totò Riina potrebbe essere eletto...Paradossalmente sì. Se in Italia il livello di cultura democratica del nostro paese consentisse ad un capo mafioso di raccogliere il consenso popolare sufficiente, ebbé signori dovremmo, per assurdo, accettarlo. Il che non vorrebbe dire che quello esce di galera. Come al solito, si tratta di distinguere e bilanciare tra vari principi ed interessi : il diritto al voto, caposaldo di un sistema democratico, e l'osservanza della legge penale.
Siamo un popolo che si straccia le vesti per l'invidia verso altri paesi dove ogni tanto qualche politico, perché si è scoperto aver copiato la tesi di laurea, si dimette. Questo a parole. Che io, in mezzo secolo di vita, ancora devo conoscere UNA persona che è UNA che AVENDONE LA POSSIBILITA', non abbia fatto o cercato una raccomandazione, solo per dire una cosa banale, e poco morale. Senza contare, per inciso, che quei politici che si dimettono, lo fanno DOPO essere stati scoperti, mica perché da adulti hanno avuto una crisi di coscienza e hanno fatto outing. Forse pensano che tanto è inutile restare, che il loro elettorato non perdonerà e la carriera politica è finita. Benissimo, ma dunque non c'entra la legge ma la coscienza civica della popolazione. Ecco, da noi gli "etici" devono aver pensato che siccome da quel punto di vista la battaglia è persa (magari anche dentro casa loro) , meglio ricorrere alla coercizione legale.
Può andare bene, ma allora ci sono sistemi più adatti e più coerenti della democrazia.
Buona Lettura
Sgraziati
La discussione pubblica sulla grazia, ovviamente riferita al caso Berlusconi, sta diventando un colossale equivoco. Come tutte le cose che non esistono, e in un Paese a vocazione faziosa, alimenta la divisione in fronti contrapposti: da una parte si vuole che striscino pitoni e volino falchi, non sapendosi se dall’altra volteggino colombe o avvoltoi, sibilino bisce o cobra. Cercando d’agguantare l’ordine e la sintesi, procedo per punti.
1. L’idea della grazia, avanzata prima ancora che ci fosse la condanna, risponde non a un desiderio d’impunità, ma all’opportunità che una sentenza non sconvolga la vita pubblica. Posto che la condanna di un leader alla galera la sconvolge di sicuro (e non è la prima volta), la prudenza ispiratrice era corretta. Per tempo suggerii una strada diversa: la nomina a senatore a vita. Tesi previdente, con il seno di poi, ma disattesa.
2. La grazia può essere data senza che sia chiesta. Vero. Ci sono diversi precedenti. Ne aggiungo uno, per meglio comprendere i poteri del Colle: non solo non è necessario che sia richiesta, ma non è neanche un volere esclusivo del presidente, tanto che Francesco Cossiga intendeva darla a Renato Curcio e non ci riuscì per il diniego del governo (cui spetta la controfirma).
3. Posto ciò, però, è difficile non prendere atto che Giorgio Napolitano ha escluso questa via, esplicitamente chiedendo che ci sia una domanda da parte dell’interessato. Credete che possa tornare indietro? Lo escludo. Quindi la discussione passa non più a discettare se è bene darla o meno, ma se è saggio chiederla o meno.
4. Napolitano ha posto un altro vincolo: il sostegno al governo. Non so in quale parte della Costituzione abbia trovato sostegno a tale sua iniziativa, ma lo ha fatto. Ne deriva: a. se Berlusconi chiede la grazia deve non solo ammettere la colpevolezza e mostrare redenzione, ma anche accettare il vincolo politico; b. in tali condizioni la grazia non solo non risolve i suoi problemi giudiziari (ce ne sono altri), ma consegna gli elettori di centro destra quali ostaggi.
5. Ciò significa volerlo in galera, giubilare per il suo trasferirsi dietro le sbarre? Non ci andrà. Non solo per l’età, ma anche per il recente decreto governativo (detto: svuotacarceri). In ogni caso questo è l’effetto della condanna, non di una opinione. Si noti, semmai, che il Colle non s’è legato le mani sulla commutazione. Che mi pare l’ultima via accessibile, sebbene non maestra.
6. Il centro destra sembra orientato a dar battaglia sull’applicazione della legge Severino, circa la decadenza da parlamentare. Lo trovo assai poco saggio, perché quella legge l’hanno votata loro. Noi scrivevamo dei suoi guasti, ma parlando con il muro. Non va bene? Lo so, ma schiaccino la testa, oltre ai tasti. Non è retroattiva? Possibile, però è come sostenere che è giusta ma in questo caso non vale. Vi pare sostenibile? Questi tuonanti a vuoto trovino gli attributi per dire una cosa scontata: va ripristinata l’immunità parlamentare.
7. Quando tutto questo sarà alle spalle arriverà l’interdizione dai pubblici uffici. Anche qui: deve significare che il condannato non può diventare pubblico ufficiale, non che non può candidarsi. Votarlo, se lo vogliono, è un diritto degli altri. Dei cittadini. Ma deve valere per tutti, non per uno.
8. Tutto questo sembra fatto apposta per dire: il governo Letta va bene, ma può entrare in crisi per ragioni miserabili. Invece è il governo che non va bene. Se a qualcuno torna la voglia di parlare di politica, quella vera, può darsi che ad altri torni la voglia di ascoltare. Questa gnagnera inutile serve solo a guardare il dito che indica la luna e trovarselo nell’occhio.
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