mercoledì 28 agosto 2013

SEI PARERI DI SUPER CATTEDRATICI A FAVORE DELLA INCOSTITUZIONALITà DELLA SEVERINO. E LA RETE E' IN RIVOLTA


Adesso vanno di moda i cosiddetti pareri "pro veritate". Che nelle aule di tribunale contano direi pochino, che i giudici si sentono molto più preparati dei cattedratici (sicuramente sono gli unici il cui parere alla fine VALE). 
Sulla questione, in questi giorni dibattuta anche nei bar, con il barista improvvisamente conoscitore di norme penali, amministrative e ovviamente costituzionali, della regolarità  della legge Severino rispetto alla Carta, non credo che ci sia stato professore, accademico, ricercatore, borsista (compresi i porta borse dei baroni), avvocato, praticante, usciere di palazzo di giustizia che non abbia detto la sua.
Bellissimo questa passione per una complessa questione di Diritto !
Che dite? Non è proprio così ? E' solo che anche stavolta c'è di mezzo il Berlusca ? Peccato, per un attimo...
Dunque, la notizia ultima è questa : ben sei illustri cattedratici, il cui pedigree fa una certa impresisone, su incarico del Cavaliere, pronunciano il loro dotto parere "pro veritate" che viene depositato alla Giunta che dovrà esprimere il suo parere sulle calde questioni della decadenza da Senatore a seguito della nota sentenza mediaset. 
Tutti, ovviamente, che se no la difesa di Berlusconi mica li depositava, si esprimono per la  sospetta incostituzionalità. 
Chi vuole criticare, magari prima si prende anche la briga di leggerli, che il Corriere della Sera ha avuto cura di pubblicarli (!!). 
Dubito che i commentari del quotidiano di via Solferino, che si sono detti "indignati" per l'85% alla notizia apparsa sull'edizione on line, ne abbiano guardato anche solo uno.
Non gli serve. La verità già ce l'hanno.
Uno, più precisamente, ha scritto così :

La legge Severino è stata già applicata a 34 tra consiglieri comunali, provinciali e regionali, arrivati a Berlusconi diventa incostituzionale? Ma la legge è stata fatta proprio in attuazione di un articolo della Costituzione, Inoltre un organo che ha deliberato la legge e ha votato per la sua costituzionalità si rivolge all'alta corte per farla esaminare?? Violante, e penso anche gli esimi professori berlusconiani , avranno espresso il parere che la giunta sia un organo giuridiszionale e come tale può sollevare il quesito. Ora la costituzione impone che la legge sia uguale per tutti, ora tutti si possono rivolgere alla giunta come organo giuridiszionale? Ricordiamoci che la costituzione vieta tribunali speciali. O la giunta può funzionare come 4/5/6* grado di giudizio o è chiamata a fare eseguire la sentenza?? Che Violante e gli esimi belusconiani rispondano.

Non sono Violante, nemmeno il suo portavoce, e tantomeno esimio (berlusconiano poi...).
Però per educazione ho voluto rispondere lo stesso :

1) Tutte le leggi vengono promulgate nella convinzione che siano costituzionali. Quando vi è un dubbio il presidente le rinvia alle camere. Non per questo in 50 anni di Consulta non ci sono state pronunce di incostituzionalità. Da ultimo, l'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, che è legge del 1970
2) Tutti ovviamente possono essere dei venduti a Berlusconi, che paga pure bene, compreso Violante, ancorché militi sulla sponda opposta. Però un dubbio? Almeno un dubbio ? In questi giorni, a parte questi sei soggetti non precisamente privi di titoli, tanti altri si sono espressi con analoghi pareri. Alcuni con convinzione assoluta, altri con varie e spiegate perplessità, che può essere comunque sufficiente per portare la questione davanti alla Corte delle Leggi
3) Se il Parlamento dovesse semplicemente ratificare le conseguenze di una sentenza, non esisterebbe l'articolo 66 della Costituzione , dove si usa la parola "giudica".
4) Basta leggere le prerogative degli eletti e del Presidente della Repubblica per vedere che il principio generale di uguaglianza davanti alla legge, trova poi dei distinguo. E l'articolo 68, nella sua precedente stesura, era ancora più "privilegiante" in questo senso.  Retaggio monarchico ? No, tutela dei rappresentanti del popolo da cosette come quelle che capita di vedere.
Ciò risposto, sembra come fossimo a Natale dove rimandare l'apertura dei regali viene vissuta come una ingiustizia. O si ha paura che anche la Corte sarà prezzolata ? Finora sconti non ne ha fatti, anzi.  

Questo comunque la notizia come postata on line





DOPO IL PROCESSO MEDIASET

Berlusconi, i sei pareri pro veritate
dei giuristi: decida la Corte Costituzionale

Nania, Pansini, Spangher, Zanon, Marandola e Guzzetta depositano le loro richieste alla Giunta

 
La parola passi alla Corte Costituzionale. È in sostanza la richiesta formulata nei pareri pro veritate - «in nome della verità» - depositati in Giunta per le elezioni sulla questione della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi dopo la condanna definitiva nel processo Mediaset.
I SEI GIURISTI - A chiederlo sono sei giuristi, a partire da Domenico Nania, per il quale la giunta di Palazzo Madama può sollevare la questione della legittimità davanti alla Consulta sulla legge Severino. Della legittimazione di rivolgersi alla Corte è convinto anche il parere pro veritate del professor Gustavo Pansini che si unisce a quello di Giorgio Spangher, ordinario di procedura penale e della professoressa Antonella Marandola che punta anche sulla non retroattività della norma. A questi si uniscono ancora il parere di Nicolò Zanon che motiva l'opportunità che la giunta esamini i dubbi di costituzionalità delle norme su decadenza e ineleggibilità sollevati e quello di Giovanni Guzzetta che in 37 pagine sottolinea ancora dubbi di costituzionalità e possibile elusione delle norme della Corte europea dei diritti dell'uomo.
- Questo il parere pro veritate di Domenico Nania, avvocato ed ex vicepresidente del Senato
- Il parere di Gustavo Pansini, professore emerito in Diritto processuale penale all'Università di Roma Tor Vergata
- Il parere di Giorgio Spangher, docente di Procedura penale all'Università Sapienza di Roma e membro del comitato scientifico del Consiglio Superiore della Magistratura
- Il parere di Antonella Marandola, professore straordinario di Diritto processuale penale presso la Libera Università del Mediterraneo Jean Monnet
- Il parere di Nicolò Zanon, ordinario di diritto costituzionale all'Università Statale di Milano e membro laico del Consiglio superiore della magistratura
- Il parere di Giovanni Guzzetta, docente ordinario di Diritto pubblico all'Università di Roma Tor Vergata

1 commento:

  1. Il Successore Di Berlusconi.
    Nessuno ancora può prevedere chi sarà il successore del Cavaliere. Ma chiunque sarà, nel caso voglia seguire la sua stessa linea politica, i soliti magistrati, complici del regime, sono già pronti a formulare delle nuove accuse al fine di screditarlo.
    Poi, come al solito, ci sarà sempre qualcuno che dirà: La Legge E' Uguale Per Tutti, dimenticando però che non tutti vengono considerati uguali per la Legge.
    A quelli che falsamente rimproverano Berlusconi di non aver fatto niente nei suoi 20 anni di politica, mi sento di ricordare che l'ostacolo alle sue riforme è sempre stato il regime di nuovo pelo, ma di vecchio vizio, che gli ha impedito di cambiare la costituzione, di riformare la giustizia, di eliminare quegli enti inutili, le cooperative rosse, quei sindacalisti che, non avendo mai lavorato, pretendono di difendere i diritti dei lavoratori, le tante lobby e quegli stipendi e pensioni d'oro di certi funzionari dell'apparato burocratico che hanno ridotto il popolo italiano all'agonia.
    Ad alcuni verrà subito in mente le leggi “ad personam”. Consiglio a costoro di andarlo a dire a quei tanti detenuti, i quali, incarcerati senza prove, sono ancora in attesa che si chiarisca se sono innocenti o colpevoli.
    Voglio anche ricordare che il Cavaliere, al contrario dei suoi avversari, non vive di politica, ma coi redditi delle sue aziende, al quale bisogna inoltre riconoscere un grande merito, anche se difficile da capire da chi non lo ha vissuto, quello di aver impedito finora l'insediamento nel Bel Paese di un feroce regime come quello che imperava nell' Unione Sovietica. Dico “finora” perché non si sa come andrà a finire.
    - da CocoMind.com - La voce del dissenso

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