Ho sempre avuto grande simpatia per Gino Bartali, per quel suo carattere toscano, burbero, aperto, sanguigno e leale. Le cose le diceva fuori dai denti. Nel dualismo con Coppi, mi ricorda un po' Ettore, l'eroe "umano", laddove l'altro era figlio di una dea.
Non sapevo però di questo lato eroico della sua vita, che aveva già trovato un primo riconoscimento dalla Repubblica con una medaglia d'oro per la sua condotta al tempo della guerra. Adesso viene iscritto il suo nome nel Sacrario della Memoria a Gerusalemme, come "Giusto delle Nazioni".
Mi fa molto piacere. Meno leggere l'opportunismo politico di chi si appropria dell'eroismo altrui, come leggo nell'articolo de LA Stampa che posto e che riporta la notizia.
Gino Bartali «Giusto tra le Nazioni»
“In guerra salvò la vita a 800 ebrei”
Gino Bartali trionfatore al Tour de France del 1948
Trasportava di nascosto nel tubo della bicicletta documenti per falsificare i passaporti. Il figlio:
«Ha rischiato la fucilazione»
«Ha rischiato la fucilazione»
La vita di 800 ebrei, salvata nascondendo sotto il sellino
della sua bici documenti falsi: Gino Bartali, toscanaccio burbero e
schivo dal grande cuore, è stato un campione non solo sulla strada, ma
forse ancor di più nella vita. Il suo nome - dopo la medaglia d’oro
assegnatagli dal presidente Azeglio Ciampi nel 2006 per la sua attività
durante la guerra - da oggi è iscritto fra i “Giusti delle Nazioni” allo
Yad Vashem, il Sacrario della Memoria a Gerusalemme, insieme con altri
italiani (oltre 500) - tutti non ebrei - che ebbero il coraggio di dire
di no alla barbarie nazista. Persone che hanno riscattato in parte
l’onore dell’Italia fascista alleata dei tedeschi, segnata dalle Leggi
Razziste e dalle persecuzioni.
“Ginettaccio” aveva ragione nel suo modo di dire “gli è tutto da rifare”: perché lui, quel che poteva fare, già lo aveva fatto. Rischiando la vita durante l’occupazione tedesca come staffetta in bicicletta tra Firenze i molti luoghi dove si nascondevano gli ebrei braccati. Macinando chilometri e, sotto il naso dei nazisti, trasportando i documenti falsi preparati sotto la regia della Curia di Firenze, diretta dall’arcivescovo Elia Angelo Dalla Costa (anche lui “Giusto tra le Nazioni”), in stretto collegamento con il rabbino capo della città Nathan Cassuto, altro eroe italiano ucciso dai nazisti in una “Marcia della Morte” nel 1945.
«È una cosa magnifica», ha commentato il figlio di Bartali, Andrea, che si trovava con sua madre, vedova del campione, quando ha saputo dall’ANSA la notizia. «L’aspettavamo - ha aggiunto - già da qualche tempo, soprattutto dopo che un mese fa hanno fatto Giusto tra le nazioni il cardinale Dalla Costa».
Il sindaco Matteo Renzi ha definito a sua volta quella di Yad Vashem «una scelta che commuove Firenze. È l più bel regalo alla città ed il modo più serio di dare un senso ai Mondiali di ciclismo». Di «onore» per l’Italia ha parlato anche il ministro per gli Affari regionali, le autonomie e lo sport, Graziano Delrio. «I mondiali di ciclismo a Firenze, proprio nella sua terra - ha aggiunto - sono il miglior modo per ricordare un campione di sport e di vita come Gino Bartali»,
C’è voluto un lungo percorso per arrivare alla decisione di oggi, perché in questo caso mancavano testimoni diretti e Yad Vashem valuta molto attentamente le cose: alla ricostruzione della vicenda ha contribuito pure la figlia del rabbino Cassuto, Susanna. Lei e il fratello David (ex vicesindaco di Gerusalemme) - scampati in Italia alle persecuzioni e venuti in Israele - hanno parlato di Bartali come «un grande eroe italiano».
Alla fine Yad Vashem ha deciso: «un cattolico devoto - questa la motivazione - che nel corso dell’occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio» ebraico-cristiana capace di salvare «centinaia» di ebrei italiani e di altri, rifugiatisi «dai territori prima sotto controllo italiano, principalmente in Francia e Jugoslavia».
Bartali agì «come corriere della rete, nascondendo falsi documenti e carte nella sua bicicletta e trasportandoli attraverso le città, tutto con la scusa che si stava allenando. Pur a conoscenza dei rischi che la sua vita correva per aiutare gli ebrei, Bartali trasferì falsi documenti a vari contatti e tra questi il rabbino Cassuto». Un uomo semplice - ha chiosato il presidente di Yad Vashem, Avner Shalev - che ha «fatto cose straordinarie»: la sua attività si staglia «in contrasto netto con la vasta maggioranza degli altri». `Ginettaccio´ - fosse stato ancora vivo oggi - forse si sarebbe fatto ancora più schivo di fronte ai complimenti, sinceri, che arrivano ora da ogni parte d’Italia. Ma almeno alla sua memoria è comunque il tempo degli onori: gli onori a un uomo che nella sua bici - ha osservato l’attuale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori - celo’ «le carte della libertà per gli ebrei perseguitati».
“Ginettaccio” aveva ragione nel suo modo di dire “gli è tutto da rifare”: perché lui, quel che poteva fare, già lo aveva fatto. Rischiando la vita durante l’occupazione tedesca come staffetta in bicicletta tra Firenze i molti luoghi dove si nascondevano gli ebrei braccati. Macinando chilometri e, sotto il naso dei nazisti, trasportando i documenti falsi preparati sotto la regia della Curia di Firenze, diretta dall’arcivescovo Elia Angelo Dalla Costa (anche lui “Giusto tra le Nazioni”), in stretto collegamento con il rabbino capo della città Nathan Cassuto, altro eroe italiano ucciso dai nazisti in una “Marcia della Morte” nel 1945.
«È una cosa magnifica», ha commentato il figlio di Bartali, Andrea, che si trovava con sua madre, vedova del campione, quando ha saputo dall’ANSA la notizia. «L’aspettavamo - ha aggiunto - già da qualche tempo, soprattutto dopo che un mese fa hanno fatto Giusto tra le nazioni il cardinale Dalla Costa».
Il sindaco Matteo Renzi ha definito a sua volta quella di Yad Vashem «una scelta che commuove Firenze. È l più bel regalo alla città ed il modo più serio di dare un senso ai Mondiali di ciclismo». Di «onore» per l’Italia ha parlato anche il ministro per gli Affari regionali, le autonomie e lo sport, Graziano Delrio. «I mondiali di ciclismo a Firenze, proprio nella sua terra - ha aggiunto - sono il miglior modo per ricordare un campione di sport e di vita come Gino Bartali»,
C’è voluto un lungo percorso per arrivare alla decisione di oggi, perché in questo caso mancavano testimoni diretti e Yad Vashem valuta molto attentamente le cose: alla ricostruzione della vicenda ha contribuito pure la figlia del rabbino Cassuto, Susanna. Lei e il fratello David (ex vicesindaco di Gerusalemme) - scampati in Italia alle persecuzioni e venuti in Israele - hanno parlato di Bartali come «un grande eroe italiano».
Alla fine Yad Vashem ha deciso: «un cattolico devoto - questa la motivazione - che nel corso dell’occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio» ebraico-cristiana capace di salvare «centinaia» di ebrei italiani e di altri, rifugiatisi «dai territori prima sotto controllo italiano, principalmente in Francia e Jugoslavia».
Bartali agì «come corriere della rete, nascondendo falsi documenti e carte nella sua bicicletta e trasportandoli attraverso le città, tutto con la scusa che si stava allenando. Pur a conoscenza dei rischi che la sua vita correva per aiutare gli ebrei, Bartali trasferì falsi documenti a vari contatti e tra questi il rabbino Cassuto». Un uomo semplice - ha chiosato il presidente di Yad Vashem, Avner Shalev - che ha «fatto cose straordinarie»: la sua attività si staglia «in contrasto netto con la vasta maggioranza degli altri». `Ginettaccio´ - fosse stato ancora vivo oggi - forse si sarebbe fatto ancora più schivo di fronte ai complimenti, sinceri, che arrivano ora da ogni parte d’Italia. Ma almeno alla sua memoria è comunque il tempo degli onori: gli onori a un uomo che nella sua bici - ha osservato l’attuale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori - celo’ «le carte della libertà per gli ebrei perseguitati».
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